Alla testa dei tangentisti l'ex colonnello dell'Esercito Gianpiero Piccotti
7 arresti per tangenti sulla ricostruzione dopo il terremoto dell'Abruzzo
Sette persone - tra pubblici ufficiali, tecnici progettisti ed imprenditori - sono finite agli arresti domiciliari lo scorso 13 ottobre su disposizione del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, con le gravissime accuse di associazione a delinquere, corruzione, concussione, turbativa d'asta e falso in atto pubblico relativamente a fatti che riguardano la ricostruzione in Abruzzo dopo il sisma del 2009.
Sono stati anche sequestrati 330.929,63 euro ritenuti, dalla stessa autorità giudiziaria, profitto del reato di corruzione.
Gli arrestati sono: l’ottantenne ex colonnello dell’esercito Gianpiero Piccotti di Perugia, ritenuto dagli inquirenti il capo dell’organizzazione criminale; il sessantunenne Angelo Melchiorre, responsabile tecnico del Comune di Bussi sul Tirino - in provincia di Pescara - dove attualmente vive, con l’incarico dal primo agosto 2011 di membro delle commissioni di gara del Comune di Bugnara, nonché dal 17 maggio 2013 responsabile coordinatore dell’ufficio territoriale per la ricostruzione dell’area omogenea numero 5; Antonio D’Angelo, 58 anni, nato e residente a Pratola Peligna (provincia dell'Aquila) finito nell’inchiesta in qualità di Responsabile Unico del Procedimento della gara per la progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori di ricostruzione della scuola elementare e materna ‘V. Clemente’ di Bugnara, in provincia dell’Aquila; l’imprenditore ed editore di Assisi Stefano Roscini, 49 anni; il geometra Angelo Riccardini, 55 anni, di Gubbio; Emilio Di Carlo, 54 anni, di Bussi sul Tirino, finito nell’inchiesta nella sua qualità di direttore dei lavori e progettista degli aggregati n. 43-45 del Comune di Bussi; e infine Marino Scancella, 65 anni, di Bussi sul Tirino, indagato in qualità di architetto incaricato dal comune di Bussi della progettazione dell’aggregato n. 30 nello stesso comune.
Le indagini della procura della Repubblica di Pescara hanno preso il via dalle dichiarazioni rese da un imprenditore umbro aggiudicatario di tre appalti per la ricostruzione degli aggregati edilizi del Comune di Bussi sul Tirino per un valore pari ad otto milioni di euro, a seguito della richiesta, da parte del direttore dei lavori, di una tangente del 12% del valore degli appalti - corrispondente a 960 mila euro - al fine di dividerla con altri tecnici coinvolti.
Le indagini hanno messo in luce un piano organico per gestire in modo unitario l’attività edilizia sugli edifici danneggiati dal sisma del 6 aprile 2009 a Bussi sul Tirino e Bugnara, e il sistema messo in piedi dall’organizzazione criminale si basava sulla preventiva assunzione dei numerosissimi incarichi di progettazione da parte dei professionisti per far assumere al gruppo una posizione di vero e proprio monopolio degli appalti per la ricostruzione, e le disinvolte modalità operative prevedevano la corruzione di pubblici ufficiali e l’imposizione alle ditte edili di condizioni contrattuali capestro tali da costringerle a versare grosse somme di denaro per accedere al mercato degli appalti della ricostruzione.
Secondo la ricostruzione della procura pescarese il buon esito dell’istruttoria per la richiesta del contributo pubblico sulla ricostruzione veniva garantito da Angelo Melchiorre che, ricordiamo, era responsabile dell’ufficio Tecnico numero 5 del cratere aquilano, il quale secondo l’accusa in cambio otteneva la promessa del versamento di tangenti sul valore complessivo degli appalti, che – considerando solo quelli gestiti dal gruppo degli indagati - superava i 29 milioni di euro.
Allo stesso funzionario inoltre venivano promessi indebiti benefici quali lavori edili gratuiti in un’abitazione di sua proprietà, la messa a disposizione di un auto e l’assunzione di un familiare in una delle ditte affidatarie dei lavori.
Lo stesso Melchiorre poi, hanno appurato le indagini, si era fatto distaccare presso l'ufficio tecnico del comune di Bugnara per tentare di turbare, con l’appoggio del Responsabile Unico del Procedimento Antonio D’Angelo, la gara pubblica per la progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori di ricostruzione della scuola elementare e materna ‘V. Clemente’, e questo sarebbe costato alle ditte appaltatrici complessivamente 10.000 euro in contante con la promessa di ulteriori 130.000.
Ma il ruolo principale nell’intera organizzazione a delinquere lo avrebbe avuto, sempre secondo il giudice per le indagini di Pescara che ha spedito il gruppetto agli arresti domiciliari, l’ex colonnello dell'esercito Piccotti: sarebbe infatti l’ufficiale in congedo ad aver elaborato l’intero piano finalizzato a gestire in modo unitario l'attività della ricostruzione degli edifici interessati dal sisma, il cosiddetto ‘Piano Abruzzo’, come emergerebbe chiaramente da un documento dattiloscritto rinvenuto nel computer a lui sequestrato durante una perquisizione, documento che reca la denominazione inequivocabile di 'nuovi accordi scelta soggetti attuatori progetti e imprese', creato il 13 ottobre 2010, inviato poi per posta elettronica all'imprenditore Stefano Roscini.
Nell’ordinanza del giudice per le indagini preliminari di Pescara si legge che nel documento "venivano indicati i progettisti delle opere, definiti 'soggetti attuatori progetti', che avrebbero dovuto essere contrattualizzati con Roscini ed in Consorzio Gescom (di Roscini), ente privato già costituito al momento dell'elaborazione del piano", con il chiaro obiettivo di esercitare un controllo pressoché totale nelle fasi della ricostruzione.
L'architetto Marino Scancella avrebbe successivamente avuto il ruolo di procacciatore di commesse per conto di Roscini e Piccotti, commesse alle quali ovviamente sarebbero state applicate le tangenti: "le ditte del consorzio Gescom - scrive infatti il gip nell'ordinanza - hanno ricevuto commesse di lavori per un totale di 29 aggregati pari a un valore in denaro di 29.504.164 euro sui 39 aggregati totali".
2 novembre 2016