Lo rileva l'Istat
4,6 milioni poveri assoluti in Italia. I minori sono 1,1 milioni
Gli 80 euro vanno ai più “ricchi”
Checché ne dicano il nuovo duce Renzi e i suoi tirapiedi all'Economia, Padoan, e al Lavoro, Poletti, i fatti confermano che la politica economica del governo attuata “per contrastare disoccupazione e povertà” è miseramente fallita ed è servita solo ai padroni per fare tabula rasa dei diritti e delle tutele sindacali.
A certificarlo è lo stesso presidente dell’Istituto nazionale di statistica Giorgio Alleva il quale nell'audizione alla 11a Commissione del Senato sui disegni di legge nn. 2494, 2241 e 2437 di “Contrasto alla povertà e riordino delle prestazioni sociali” dell'8 novembre scorso ha sottolineato fra l'altro che l'elemosina degli 80 euro, indicato da Renzi come un toccasana per le famiglie più disagiate, in realtà viene erogata a famiglie con redditi medi e medio-alti, mentre solo un terzo ha beneficiato i nuclei più poveri. Col risultato, evidenzia ancora l'Istat, che, mentre da un lato, aumentano i minori in povertà assoluta, dall’altro, gli strumenti di integrazione al reddito (come può essere considerato lo stesso bonus renziano) in molti casi sbagliano la mira e vengono anche cumulati con altri sussidi.
Secondo Alleva, nel 2015 "la quota di spesa pubblica destinata all’assistenza in Italia rappresenta circa il 10% (10,1%) del totale delle spesa in prestazioni di protezione sociale", ma "al netto del bonus 80 euro, l’incidenza della spesa pubblica assistenziale sarebbe dell’8,2%". "D’altra parte – spiega il presidente Istat – le misure previste dal sistema socio-assistenziale sono solo in parte finalizzate al contrasto della povertà e non si rivolgono esclusivamente a individui in condizioni di difficoltà economica, avendo anche altre finalità".
Ma non è tutto, perché, rileva ancora l'Istat, in Italia 4,6 milioni di persone nel 2015 vivono in condizioni di povertà assoluta, pari al 7,6% della popolazione. Nell’ultimo decennio il dato più basso risale al 2006, quando gli individui in difficoltà erano 1,8 milioni; confrontando i due numeri risulta un incremento del 177%.
Allarmante anche il dato relativo ai "minori in condizione di povertà assoluta". Sono, sempre stando ai dati del 2015, "1 milione 131 mila", "quasi l’11% di quelli residenti nel nostro Paese". "Il numero di minori poveri assoluti – spiega l’istituto di statistica – risulta oltre il doppio rispetto a quello stimato nel 2011 (523 mila; il 5% del totale) e triplo rispetto a quello del 2008 (375 mila; il 3,7%)". Rispetto a dieci anni fa (2006) il loro numero è triplicato, essendosi incrementato del 298,2%.
Una situazione a dir poco drammatica specie se si pensa che: "nonostante l’assegno per il nucleo familiare concesso dai Comuni alle famiglie con tre o più figli minori venga erogato a oltre 234 mila beneficiari, il 18,3% delle famiglie di questa tipologia (143 mila) continua a essere in povertà assoluta, per un totale di quasi 183 mila minori". Senza contare che le stesse risorse destinate dai Comuni alle spese sociali si sono ridotte costantemente a partire dal 2009, e con maggiore intensità dal 2011 in poi, a causa del famigerato “patto di stabilità” del governo.
L'Istat infine rileva: "Dal 2011 al 2013 la decrescita è compresa fra 1 e 2 punti percentuali ogni anno... Il fenomeno appare più diffuso nel Mezzogiorno, dove si stima essere in condizioni di povertà il 9,1% delle famiglie residenti nell’area (circa 744 mila famiglie). In queste famiglie vivono oltre 2 milioni di individui poveri: più del 45% del totale dei poveri assoluti in Italia.
In Italia, livelli elevati di povertà assoluta si osservano anche per le famiglie con cinque o più componenti (17,2%), tra le coppie con tre o più figli (13,3%), e per le famiglie con membri aggregati (13,6%); l’incidenza sale a oltre il 18% se in famiglia ci sono almeno tre figli minori mentre scende sensibilmente nelle famiglie di e con anziani: la stima è del 3,4% tra le famiglie con almeno due anziani... Particolarmente vulnerabili sono le famiglie con stranieri, nelle quali la povertà assoluta risulta di gran lunga più diffusa rispetto a quelle composte solamente da italiani; per queste ultime l’incidenza è, infatti, pari al 4,4% (in leggero miglioramento rispetto al 5,1% del 2013), contro il 14,1% osservato per le famiglie miste e il 28,3% per quelle composte solamente da stranieri. Al Nord e al Centro la povertà tra le famiglie di soli stranieri è stimata essere di oltre 8 volte superiore a quella delle famiglie di italiani, nel Mezzogiorno risulta circa tripla... L’incidenza di povertà assoluta tra i minori è più elevata nel Mezzogiorno e nel Nord (11,7 e 10,6%, contro il 9,7% nel Centro), e nelle aree metropolitane (10,5%, per un totale di 93 mila famiglie con minori), soprattutto per le famiglie del Nord (17,6%), e tra le famiglie di stranieri. Oltre un terzo di queste ultime è in povertà assoluta (il 44%, per un totale di 436 mila minori) e l’incidenza si mantiene elevata anche tra i minori che vivono in famiglie miste (circa il 18%, 60 mila minori). La quasi totalità dei minori in povertà assoluta ha genitori con un titolo di studio non elevato (in circa il 96% dei casi al più il diploma di scuola media superiore) e la maggioranza ha un solo genitore occupato (61,8%), per lo più con un basso profilo professionale.
L'incidenza di povertà assoluta fra i minori stranieri è oltre sei volte quella registrata fra i minori italiani (rispettivamente 43 % e 7,1%), con un divario più accentuato nel Nord (rispettivamente 45,6% e 4,6%). I minori stranieri in povertà assoluta sono il 41,5% del totale dei minori poveri presenti sul territorio; nel Nord essi rappresentano quasi i due terzi (il 63,3%) dei minori in povertà assoluta. Quasi il 60% dei minori italiani in povertà assoluta vive nel Mezzogiorno”.
16 novembre 2016