Importante manifestazione oscurata dai media del regime. Capitale blindata. Imposto un percorso periferico e poco illuminato
50 mila NO e contro Renzi in corteo a Roma
In maggioranza i giovani provenienti da tutta Italia. Folte delegazioni dei movimenti e dei centri sociali. Intervento demagogico di De Magistris nel tentativo di tenere gli antirenziani all'interno del capitalismo e delle sue istituzioni. Un gruppo “ultrasinistro” di Padova cerca di estromettere la Delegazione del PMLI dal corteo
La delegazione del PMLI diretta da Cammilli esalta l'unità antifascista per il NO e contro il nuovo duce Renzi
Dal nostro inviato speciale
Una grande e combattiva manifestazione ha invaso le vie di Roma domenica 27 novembre. Un'altra giornata di lotta che si collega con le manifestazioni precedenti come quelle dello sciopero generale indetto dall'USB e altre sigle sindacali il 21 ottobre e quella del giorno successivo, il NO Renzi day, a cui possiamo aggiungere le manifestazioni studentesche dei mesi di ottobre e novembre. Tutte mobilitazioni che hanno un comune denominatore: l'opposizione alle politiche del governo e al disegno di controriforma piduista e fascista della Costituzione voluto dal nuovo duce Renzi.
Le due cose sono indissolubilmente legate tra loro nonostante Renzi affermi che non si vota sull'operato del governo, per poi smentirsi da solo annunciando, cambiando nuovamente versione, che se vince il No si dimetterà. Un Renzi sempre più nervoso, che ha subito contestazioni ovunque: a Napoli, a Benevento, in Sicilia, a Savona, a Firenze. Il suo tour referendario è blindatissimo, nella città toscana durante la sua Leopolda con un atto fascista il 5 novembre è stato perfino vietato di manifestare, e meno male che fino a poco tempo fa annunciava che non avrebbe avuto bisogno di protezioni perché “la mia scorta sarà la gente”.
Un clima oppressivo, antidemocratico e di regime che si respira sempre di più in tutto il Paese, destinato a peggiorare se vincesse il Sì. Clima che si è palesato anche in occasione di questa importante manifestazione. Un migliaio di poliziotti e carabinieri a presidiare la città, militari dell'esercito con armi da guerra nella metropolitana, fermi e controlli sistematici dei pullman all'uscita dall'autostrada, percorso che ha tenuto il corteo al di fuori del centro città ad eccezione del concentramento e della conclusione, oscuramento mediatico. Un blackout sempre più asfissiante, mentre sui media dilaga solo e soltanto Renzi tanto che alcuni attivisti romani nei giorni scorsi erano andati a protestare davanti dalla sede del PD al Nazareno, subito spintonati e allontanati dalla polizia.
Ma tutto questo non ha fermato gli anticapitalisti e gli antifascisti che sono giunti a Roma con cento autobus da tutta Italia per confluire al concentramento in piazza Repubblica. Hanno aderito all'appello “C'è chi dice NO” decine di comitati per il NO al referendum, a partire da quello romano, e decine di movimenti di altre città e regioni che si battono per la salvaguarda dei loro territori e contro faraonici progetti voluti dal grande capitale e dannosi per la collettività: NO Tav, No Mous, No Trivelle, No dal Molin, Stop Biocidio, No Grandi navi, organizzazioni come Attac, Rete della Conoscenza, Unione degli Studenti, collettivi studenteschi, comitati di disoccupati e precari, centri sociali, Cobas e alcuni partiti politici, tra cui il PMLI.
Dopo la partenza il corteo ha dovuto fare un percorso fuori mano imposto dal prefetto, lungo via Muro Torto, in zona defilata e poco illuminata, con la palese intenzione, con la scusa dell'ordine pubblico, di togliere visibilità alla manifestazione. Gli organizzatori dal palco hanno denunciato i numerosi tentativi di mettere i bastoni tra le ruote alla riuscita dell'iniziativa, compresa la richiesta di 6mila euro per la pulizia di Piazza del Popolo. Ma niente è riuscito ad affievolire la combattività dei tantissimi giovani che componevano la stragrande maggioranza del corteo aperto dallo striscione “Abbiamo subìto per troppo tempo, ora c'è chi dice no”.
Tanti gli slogan per il NO al referendum, per respingere la controriforma voluta dai padroni, dalle banche, appoggiata dai governanti reazionari come la Merkel e dall'Unione Europea imperialista. Tanti striscioni e cartelli contro Renzi: “Stop Renzi”, “Cacciamo Renzi”, cantate a più riprese “Bella Ciao” e “Fischia il Vento”, fumogeni colorati hanno animato un corteo vivo e combattivo, espressione di un movimento popolare composto da lavoratori, studenti e precari in primis, che ha messo nel mirino il governo ben al di là del referendum e che vuole sfruttare l'occasione del 4 dicembre, non solo per respingere lo stravolgimento in senso fascista della Costituzione, ma anche, com'era scritto in molti cartelli, per dare una spallata decisiva al governo e che serva per mandare a casa Renzi. Lungo il corteo dai megafoni sono stati rilanciati interventi contro il Jobs Act, la “Buona scuola”, i voucher.
Alla manifestazione ha partecipato una Delegazione nazionale del PMLI che si distingueva e spiccava grazie al rosso delle bandiere del Partito, i corpetti e i cartelli contro la “riforma” costituzionale che Renzi vuole realizzare attraverso il referendum. Purtroppo la maggior parte dei nostri compagni ha dovuto saltare il concentramento giungendo in ritardo a causa di un pessimo piano organizzativo, i pullman provenienti da Firenze sono arrivati quando il corteo era già partito. I compagni non si sono comunque risparmiati lanciando i loro slogan, cantando canzoni antifasciste dando il loro contributo per mantenere alto lo spirito antigovernativo, anticapitalista e antifascista della manifestazione, qualcuno ci ha applaudito e in molti ci hanno fotografato, specie il cartello che riproponeva Renzi in veste di Mussolini e quello con la scritta “Cacciamolo” che, seppur con una diversa grafica, era ripreso da molti cartelli artigianali portati dai manifestanti.
Con rammarico non possiamo fare a meno di denunciare una grave provocazione. A circa metà percorso un gruppo di “ultrasinistri” veneti, almeno il doppio dei nostri compagni, si è parato davanti a loro per estrometterli dal corteo, tirando in ballo pretestuosamente e fuori contesto la posizione del PMLI sull'Isis. I marxisti-leninisti con determinazione e dialettica hanno fatto valere le loro ragioni ma alla fine, per forza maggiore, hanno dovuto cambiare collocazione di alcune decine di metri. Quando un nostro compagno ha chiesto di sapere chi fossero un tizio, con auricolare tipo poliziotto, ha risposto “centri sociali del nord-est”. Non sarebbe la prima volta che una parte di quell'area si rende settaria e aggressiva nei confronti di altri settori di manifestanti.
Riposizionati dietro uno spezzone dei Cobas e rilanciando lo slogan “Tutti uniti contro il capitalismo, tutti uniti contro l'imperialismo, tutti uniti per il socialismo” i nostri compagni hanno concluso la manifestazione senza problemi fino a Piazza del Popolo dove un paio di cartelli del PMLI campeggiavano proprio vicino al palco e subito dietro le bandiere del Partito. Nella piazza il compagno Andrea Cammilli, Responsabile della Delegazione del PMLI, ha rilasciato una breve intervista alla tv La7
, che non ci risulta sia poi andata in onda. Ai compagni che hanno partecipato alla manifestazione è giunta una mail di ringraziamento del Centro del PMLI che pubblichiamo a parte.
I discorsi conclusivi sono stati aperti dai giovani portavoce del movimento che hanno espresso la loro soddisfazione per la riuscita della manifestazione. Nonostante le difficoltà organizzative, le imposizioni di governo, comune e prefetto, l'insolita scelta domenicale dovuta alle numerose iniziative previste a Roma in quei giorni, si calcola che alla manifestazione hanno partecipato dai 30 mila all'inizio ai 50 mila alla fine. In ogni caso di più di quelli che erano presenti alle precedenti manifestazioni del PD con Renzi e del M5S con Grillo.
Abbiamo ascoltato interventi combattivi e “genuini”, a cui è seguito quello di Nicoletta Dosio, storica esponente NOTAV agli arresti domiciliari per la sua lotta in difesa della Val Susa.
Meno disinteressato è apparso invece l'intervento demagogico del sindaco di Napoli De Magistris. Per una sera si è finto un nuovo Masaniello, un capo popolo che si erge a difesa dei più deboli, quando nella sua città non ha smosso di una virgola la pesante situazione economica e sociale, non ha torto un capello alla camorra, non è riuscito a dare lavoro ai disoccupati e a risanare le periferie, ha tolto il controllo dell'Acqua ai Comitati, ha disilluso, e in certi casi ha fatto manganellare, disoccupati e precari. Ha usato le parole “rivoluzione” e “antimperialismo” ma è un falso “rivoluzionario”, il suo è apparso più un abbraccio “peloso” interessato ad intascare il sostegno dei giovani e delle masse di sinistra nel tentativo di ottenere una futura investitura a loro leader, e così tenerli nel capitalismo e nelle sue istituzioni.
Dopo gli interventi in molti sono rimasti in piazza ad ascoltare il concerto che ne è seguito. I nostri compagni ne hanno approfittato per diffondere i volantini che a causa del ritardo iniziale erano rimasti negli zaini.
Quella del 27 novembre è stata una manifestazione con una forte carica anticapitalista, antifascista e antimperialista, caratterizzata da una fortissima partecipazione di giovani. Com'era prevedibile, i mezzi d'informazione di regime gli hanno dato pochissimo spazio, mentre erano pronti a vomitare veleno e a propinarci ore di video e commenti in caso si fosse verificato qualche incidente. Ma con questa forza, in gran parte sana e vitale, dovrà fare i conti il nuovo duce Renzi e quelli che gli succederanno alla guida del governo della borghesia.
30 novembre 2016