Spagna
I socialisti danno il governo ai democristiani
Col giuramento dell’esecutivo davanti al re di Spagna Felipe VI lo scorso 4 novembre è entrato ufficialmente in carica il nuovo governo spagnolo diretto dal primo ministro Mariano Rajoy, che occupa la poltrona dal 2011.
Il 29 ottobre la Camera dei deputati aveva eletto Rajoy con 170 voti a favore, 111 contrari e 68 astensioni, varando un nuovo esecutivo dopo ben dieci mesi di tempo e due tornate elettorali finite con nessun vincitore assoluto. Sia le elezioni politiche del 26 giugno sia quelle precedenti del 20 dicembre 2015 registravano una situazione di stallo con l'equilibrio fra le quattro principali formazioni in lizza, quelle di destra dei democristiani del Partito Popolare (Pp) del premier Mariano Rajoy e di Ciudadanos (CS) e quelle della “sinistra” borghese del Partito socialista peraio spagnolo (Psoe) e la coalizione Unidos Podemos (Up) tra Podemos e Izquierda Unida. Il primo partito in assoluto era quello della diserzione delle urne che col 30,2% era quasi un terzo dei circa 36 milioni di elettori; con circa un terzo dei consensi sui voti validi risultava primo partito il Pp che però da solo non poteva governare.
Il 9 luglio Rajoy avviava le consultazioni con gli altri partiti e proponeva come prima opzione una Gran Coalicion con Psoe e CS; la proposta era respinta dall'allora segretario socialista Pedro Sanchez secondo il quale i socialisti “andranno all’opposizione”. Il Psoe era corteggiato anche dal leader di Podemos, Pablo Iglesias, che auspicava “prima o poi governeremo la Spagna” e dopo aver imbarcato i revisionisti di Izquierda Unida premeva per chiudere l'alleanza di governo col Psoe, il partito col quale governa in coalizione le grandi città, da Madrid a Bercellona.
Lo stallo che prospettava nuove elezioni politiche, le terze consecutive, il prossimo 18 dicembre era sbloccato dai vertici del Psoe che a fine ottobre defenestravano il segretario Sanchez e annunciavano la loro astensione in cambio di niente; un vergognoso appoggio gratuito che dava il via libera al nuovo esecutivo di minoranza presieduto dal democristiano Rajoy.
30 novembre 2016