Ultranazionalismo di Renzi
Ostentazione di nazionalismo mussoliniano: come definire altrimenti l'apparizione in video di Renzi sulla sua pagina Facebook, nel #Matteorisponde
del 9 novembre, ripreso in diretta nel suo studio di Palazzo Chigi (quindi un sito istituzionale e non privato), con alle spalle una selva di bandiere tricolore, addirittura sei, e senza neanche la presenza delle consuete bandiere dell'Unione europea? La vicenda ha fatto scalpore soprattutto per la voluta mancanza di quest'ultima, interpretata come uno sgarbo intenzionale alla Ue, in un momento di tensione tra il governo italiano e la Commissione europea per il disaccordo sulla legge di Bilancio, e c'è sicuramente del vero.
Altri l'hanno interpretata come un furbesco tentativo di strizzare l'occhio all'elettorato di destra per far salire le quotazioni del sì nei sondaggi, sfruttando l'ondata “populista” provocata dall'elezione di Trump, visto tra l'altro che era appena avvenuta il giorno prima. E anche questo è senz'altro vero. Tanto che via Twitter ha ricevuto subito i complimenti di un portavoce del Front National della fascista Marine Le Pen.
Nessuno però ha puntato il dito sul vero significato politico della sortita di Renzi, che è quello di resuscitare il nazionalismo fascista di stampo mussoliniano, e di intestarsene l'eredità sull'esempio di Craxi e di Berlusconi, che l'avevano già fatto in varie occasioni in passato. Mai però in modo così sfacciato, con un muro di tricolori che occupava tutto lo schermo e che parlavano da soli, suggerendo un'ispirazione diretta alla coreografia delle parate trionfali del regime fascista.
E che non si tratti quindi solo di una ripicca del nuovo duce nei confronti delle critiche della Ue o di una tattica elettoralistica, ma faccia parte di una concezione ben radicata nella sua mentalità che viene da lontano, lo dimostra anche il fatto che già il 15 ottobre scorso, nella conferenza stampa di presentazione delle misure della legge di Bilancio tenuta insieme al ministro Padoan, Renzi aveva fatto mettere sullo sfondo ben 8 bandiere italiane e solo 4 europee, peraltro ai lati e quindi tagliate nella maggior parte delle inquadrature.
C'è quindi una precisa strategia nazionalista del nuovo duce, che anche con questi apparentemente piccoli e casuali segnali vuole suggerire le ambizioni di grande potenza dell'Italia, che non accetta più di essere solo uno tra i 27 Paesi dell'Ue imperialista, ma aspira a far parte del gruppo di testa insieme a Francia e Germania, senza complessi di inferiorità per le sue precarie condizioni economiche. E anche se dopo le critiche e le polemiche suscitate dal suo gesto Renzi ha rimesso le bandiere blu europee accanto al tricolore, c'è da scommettere che lo rifarà ancora appena se ne ripresenterà l'occasione adatta, ora che ha rotto il tabù sdoganando e facendo proprio l'ultranazionalismo patriottardo finora patrimonio esclusivo della destra fascista.
14 dicembre 2016