Al vertice di Bruxelles
La Ue conferma le sue politiche anti migranti
Sospese le sanzioni alla Russia

 
La questione migranti e dei rapporti con la Russia sono stati due fra i temi principali dell'ultimo vertice europeo tenuto il 15 dicembre a Bruxelles. Il primo a cui Paolo Gentiloni partecipava non da ministro degli Esteri ma da capo del governo, di un governo appena insediato che voleva dimostrare di essere immediatamente operativo, saltando tra le altre la procedura che vedeva l'esecutivo informare e discutere in parlamento sulle posizioni che avrebbe portato al vertice europeo; una procedura certamente solo formale ma questa volta neppure seguita esautorando il parlamento. Se il buongiorno si vede dal mattino, Gentiloni ha agito ancor peggio di Renzi.
Il tema migranti per l'Unione europea imperialista resta quello di costruire muri per tentare di fermare i flussi migratori; muri fisici come le barriere costruite lungo la rotta balcanica o costruiti con politiche che blocchino i disperati nei paesi di origine, seguendo la proposta italiana chiamata del Migration compact.
L'Ue ha istituito tra le altre un'agenzia di coordinamento della polizia di frontiera che dal 7 dicembre dispone di una riserva di reazione rapida formata da 1.500 agenti che gli Stati membri dell'Ue e i paesi associati Schengen si sono impegnati a inviare e che può essere dispiegata entro cinque giorni in una situazione di crisi.
“L'Ue si sta lentamente orientando ad assumere nella sua agenda le priorità migratorie ma purtroppo i problemi sono molto più veloci delle soluzioni e continua ad esserci ancora un fortissimo ritardo, anche laddove, nel recepire la proposta italiana del Migration compact, c'è una consapevolezza che si debbano fare dei passi in avanti” sono le parole del premier Paolo Gentiloni nella conferenza stampa al termine del vertice.
La lentezza a muoversi della Ue, cui si riferiva Gentiloni, era certamente in merito alla annunciata riforma del regolamento di Dublino, cioé del sistema di asilo europeo che penalizza Italia e Grecia perché prevede che i migranti restino nei Paesi nei quali avviene la loro prima identificazione; una decisione sulle modifiche era rimandata alla presidenza di turno maltese, con scadenza entro il 30 giugno 2017. Ma altri passaggi della politica comunitaria anti migranti vanno comunque avanti.
Il primo punto del documento finale del vertice richiama l'applicazione completa del vergognoso patto Ue-Turchia che ha chiuso la rotta balcanica a profughi e migranti e che paga il fascista Erdogan per riprendersi quelli bloccati nei campi in Grecia. Al secondo punto del comunicato i 28 sottolineano come “il nuovo quadro di partenariato per la cooperazione costituisce un importante strumento con cui affrontare la migrazione illegale e le relative cause profonde, in particolare per quanto riguarda la rotta del Mediterraneo centrale. Il Consiglio europeo si compiace dei progressi compiuti nell'attuazione dei patti conclusi con cinque paesi africani di origine o di transito e del crescente senso di titolarità nei paesi partner. Alla luce di questa esperienza, si potrebbero prendere in considerazione patti aggiuntivi o altre forme di cooperazione, tenendo conto delle risorse disponibili”. Detto con altre parole significa che l'intervento imperialista in Libia per “addestrare” la guardia costiera di quel paese comincia a funzionare, come pure i patti anti migranti stipulati dai singoli paesi della Ue con l'Etiopia, il Niger, la Nigeria e il Senegal e il primo accordo comunitario definito con il Mali; paesi che alimentano il flusso dei migranti lungo la rotta libica del Mediterraneo centrale.
Quello che interessa alla Ue imperialista è che i migranti non partano dai paesi di origine e paga i governi per impedire le partenze o affinché si riprendano quelli già arrivati in Europa. Come nel caso del Niger cui la Ue regala 610 milioni di euro di nuovi aiuti definendo “eccellente la sua cooperazione in materia di lotta alla migrazione irregolare e la sua determinazione ad agire contro le organizzazioni criminali dei trafficanti e contro la corruzione”. Il “merito” del governo del Niger non è certo quello di aver migliorato il livello di vita della popolazione ma solo di aver ridotto il flusso di migranti che risale dall'Africa sub-sahariana verso la Libia del 98% tra maggio e novembre. Se costruisci un muro anti migranti la Ue imperialista ti premia, questo il principio del Migration compact italiano adottato dai partner europei.
Una politica condannata tra gli altri dal Centro Astalli perché chiama “cooperazione internazionale” quelli che sono respingimenti e rimpatri di migranti “in aperta violazione di trattati e convenzioni internazionali sull’asilo e sui diritti umani”. Padre Camillo Ripamonti, responsabile del Centro, denunciava che “davanti a crisi umanitarie senza precedenti in Medio Oriente e in Africa l’Europa vuole solo chiudere le frontiere e bloccare gli accessi dei migranti, senza distinzione alcuna a prescindere dalla tipologia di flussi e considerando tutte le migrazioni illegali”. “La strategia che continuano a mettere in atto, comunicandola paradossalmente come buona prassi, ripropone modalità e finalità del vergognoso accordo con la Turchia che ha come unico obiettivo di bloccare i siriani in fuga dalla guerra anche a scapito della loro incolumità”.
In merito a varie questioni di politica estera il vertice si è occupato della crisi siriana e in particolare della battaglia per il controllo di Aleppo. Il Consiglio europeo ha “condannato energicamente il continuo assalto contro Aleppo da parte del regime siriano e dei suoi alleati, segnatamente la Russia e l'Iran, compresi gli attacchi deliberati a danno di civili e ospedali”. Per non irritare Mosca, il vertice europeo non andava oltre e teneva un basso profilo anche sull'altro argomento delicato nei rapporti con la Russia, la questione Ucraina.
Il Consiglio europeo ribadiva “il suo impegno nei confronti del diritto internazionale e dell'integrità territoriale dell'Ucraina, nonché della conclusione dell'accordo di associazione UE-Ucraina, ivi compresa l'istituzione di una zona di libero scambio globale e approfondita” e teneva a precisare che tale accordo “non conferisce all'Ucraina lo status di paese candidato all'adesione all'Unione, né costituisce un impegno a conferirle tale status in futuro”. L'Ue imperialista sembra rallentare il passo sull'inglobamento dell'Ucraina e ha modificato l'atteggiamento verso Mosca non rinnovando le sanzioni contro la Russia, accusata di essersi annessa la Crimea e di destabilizzare la regione ucraina del Donbass, varate a suo tempo su pressione dell'imperialismo americano; con la svolta nei rapporti con Putin annunciata dalla presidenza Trump anche la Ue imperialista può tornare a pensare principalmente ai propri affari.

21 dicembre 2016