Nonostante la sindaca Raggi l'abbia difesa fino in fondo
L'indagata Muraro costretta alle dimissioni
Fallisce miseramente quel “modello Roma” targato M5S

Dopo le dimissioni dell'ex assessore al Bilancio Marcello Minenna, del capo di gabinetto Carla Raineri, del dg Atac Marco Rettighieri, dell'amministratore unico Armando Brandolese e del neo presidente di Ama Spa (Azienda Municipale Ambiente) Alessandro Solidoro e le turbolenze dei giorni scorsi intorno all'assessorato all'urbanistica di Paolo Berdini; il 13 dicembre è toccato all'assessora Paola Muraro fare i conti con la procura capitolina che l'ha iscritta nel registro degli indagati contestandole ben cinque capi d'imputazione con riferimento all'epoca in cui era consulente di Ama in violazione dell'articolo 256 comma 4 legge 2006 (reati ambientali) in concorso, a seconda dei singoli casi, con altri quattro responsabili, all'epoca dei fatti, di singoli apparati degli impianti Tmb di Rocca Cencia e di via Salaria e con particolare riferimento ai suoi loschi rapporti col boss di Malagrotta Manlio Cerroni.
Nell'invito a comparire per l'interrogatorio del 21 dicembre prossimo, firmato dai procuratori aggiunti Michele Prestipino e Paolo Ielo, nonché dal Pubblico ministero (Pm) Alberto Galanti, si contesta alla Muraro di aver "operato una gestione dei rifiuti in violazione delle prescrizioni delle autorizzazioni riguardanti la gestione degli impianti stessi per quanto in particolare concerne le percentuali di trasformazione dei rifiuti in ingresso in CDR, FOS e Scarti di lavorazione per gli anni 2010-2015, distintamente per l'impianto Rocca Cencia e Salario". Le altre violazioni contestate alla Muraro riguardano la violazione delle prescrizioni legate allo stoccaggio dei rifiuti prodotti dal processo di trattamento meccanico e biologico dei rifiuti urbani indifferenziati.
L'annuncio delle dimissioni è arrivato nel cuore della notte ed è stato dato dalla stessa sindaca Virginia Raggi al termine di una lunga riunione di maggioranza.
"In nome della trasparenza comunichiamo tempestivamente la notifica ricevuta da Paola Muraro, rispettando pienamente quanto abbiamo sempre assicurato ai cittadini (sic!) – ha detto la Raggi - Attendiamo con fiducia che l'assessora chiarisca nel dettaglio la sua posizione e, nel frattempo, sarò io ad assumere le sue deleghe".
Muraro da parte sua ha spiegato che tramite il suo legale, la procura di Roma le "ha notificato un avviso di garanzia in riferimento all'articolo 256 del Testo unico sull'ambiente. Contestualmente sono stata informata che verrò ascoltata dalla Procura il prossimo 21 dicembre. Sono tranquilla e convinta di riuscire a dimostrare la mia totale estraneità ai fatti. Tuttavia, per senso di responsabilità istituzionale e per rispetto verso questa amministrazione, ho deciso di dimettermi in attesa di chiarire la mia posizione".
Che vergogna: a parole dicono di voler “far contare di più i cittadini” promettono “onestà e trasparenza” ma poi, al pari di tutte le altre cosche parlamentari, quando vengono beccati con la mani nel sacco, anche i vertici del M5S si nascondono dietro il “senso di responsabilità verso le istituzioni” parlamentari borghesi, tradiscono in pieno la fiducia dei propri elettori e ingannano i propri iscritti con slogan truffaldini.
Una verità che tra le lacrime, subito dopo aver rassegnato le dimissioni, ha ammesso la stesso Muraro: “Ho provato a cambiare il sistema da dentro ma non ce l'ho fatta”; e, aggiungiamo noi, adesso è finita lei stessa “dentro” il sistema politico, giudiziario e carcerario borghesi.
Iscritta nel registro degli indagati ad aprile scorso, l'assessore all'Ambiente era venuta a conoscenza della sua posizione giudiziaria, comunicandola alla sindaca e a tutto l'ex direttorio del M5S, a luglio. Cioè dopo le elezioni comunali che hanno decretato la vittoria della Raggi. Ma tutti i vertici del M5S avevano tenuto ben nascosta la notizia divulgandola solo ai primi di settembre in commissione eco-mafie suscitando la sacrosanta indignazione della base del Movimento che, ora più che mai, si sente presa in giro dai vertici del M5S.
Segno evidente che la furibonda guerra per bande che squassa il Movimento pentastellato continua senza esclusione di colpi.
Raggi, fino ad oggi, ha sempre difeso il suo assessore nonostante più di un mal di pancia all'interno allo stesso Movimento. "Appena avremo maggiori informazioni prenderemo provvedimenti", la posizione ribadita più volte dalla sindaca. Ma evidentemente la linea “garantista” sposata dal Campidoglio non ha retto alla notifica dell'avviso di garanzia (che prima la Muraro aveva sempre negato di aver ricevuto). Non a caso la Raggi oggi furbescamente sottolinea: "Non sono entrata nel merito dell'avviso, ho accettato le sue dimissioni e ho assunto le deleghe alla sostenibilità ambientale. Ritengo importante infatti dare continuità all'azione amministrativa sia nel risanamento di Ama che nel rilancio di tutto il settore ambientale".
Insomma il M5S affonda sempre più nel pantano della corruzione connaturata al sistema capitalista e alle istituzioni parlamentari borghese. Qelle stesse istituzioni che i pentastellati dichiarano di voler cambiare dall'interno e che invece hanno trasformato il M5S da partito degli “onesti” al partito degli inquisiti al pari di tutte le altre cosche parlamentari.
La vicenda Muraro, che si aggiunge allo stillicidio di dimissioni che ha coinvolto la giunta Raggi fin dal suo insediamento, e l'ultimissimo arresto di Marra, a suo tempo nominato vice con potere di firma dall'allora capo di gabinetto della Raggi Frongia, confermano la lineare vergognosa continuità della giunta M5S con le precedenti amministrazioni di “centro-sinistra” e di detra presiedute da Marino, Polverini, Alemanno. Ecco perché la Raggi se ne deve subito andare.
 

21 dicembre 2016