L'accordo permetterà ai paesi della Ue di respingere e rimpatriare i migranti
Il Mali dopo la Turchia per fermare i migranti
Il Consiglio europeo del 12 dicembre sottolineava “i progressi compiuti nell'attuazione dei patti conclusi con cinque paesi africani di origine o di transito” dei migranti per tentare di chiudere le tre vie percorse da migranti e profughi sul continente africano che alimentano il flusso fino alla rotta libica del Mediterraneo centrale. I cinque paesi sono Etiopia, Niger, Nigeria, Senegal e Mali visitati nei mesi scorsi da numerose delegazioni europee, da quella tedesca in ottobre guidata dalla cancelliera Angela Merkel a quella italiana a novembre guidata dall'allora ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Sono infatti Italia e Germania le due potenze imperialiste della Ue maggiormente impegnate nella ricerca di accordi con le ex-colonie francesi, in particolare con il Mali e il Niger, per fermare l’immigrazione “clandestina” verso l’Europa.
Un risultato di questa attività diplomatica è stato certamente l'accordo che il 12 dicembre nella capitale del Mali, Bamako, ha firmato il ministro degli Esteri olandese Bert Koenders per conto di Federica Mogherini, l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri, per rimpatriare i migranti “irregolari” provenienti dal Paese.
Nella primavera scorsa Koendeers, sotto la presidenza di turno olandese della Ue, aveva avviato i negoziati in Mali, Ghana e Costa d'Avorio. Quello col Mali è il primo degli accordi firmato dalla Ue con l'obiettivo di fermare i migranti alla partenza e di poterli respingere e rimpatriare. Sulla falsariga dell'ignobile accordo modello siglato con la Turchia.
L'accordo prevede una spesa da parte della Ue pari a 145 milioni di euro per rafforzare le capacità dei servizi di sicurezza del Mali, per pagare “operatori” del paese africano che avranno il compito di identificare sul suolo europeo i loro connazionali per poi avviare le pratiche di rimpatrio.
“Soltanto attraverso questo tipo di cooperazione possiamo affrontare il problema alla radice” ha sostenuto Koenders tentando di camuffare sotto la voce della “cooperazione internazionale” attività come quelle dei respingimenti e dei rimpatri di migranti che anzitutto sono pratiche di violazione di trattati e convenzioni internazionali sull’asilo. Una cooperazione a delinquere che dovrebbe diventare “legale” con semplici accordi bilaterali con governi locali compiacenti.
4 gennaio 2017