Come risulta da una foto scattata subito dopo l'agguato delle “Brigate rosse”
Al sequestro di Moro partecipò anche un boss della 'ndrangheta confidente dei carabinieri
"Grazie alla collaborazione del Ris, possiamo affermare con ragionevole certezza che il 16 marzo del 1978 in via Fani c'era anche l'esponente della 'ndrangheta Antonio Nirta, nato a San Luca, in provincia di Reggio Calabria, l'8 luglio del '46".
È quanto ha reso noto lo scorso 13 luglio il presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Moro, Giuseppe Fioroni.
La rivelazione del presidente della Commissione parlamentare si basa fra l'altro su una foto scattata subito dopo il sequestro e ritrovata nell'archivio storico del “Il Messaggero”. L'istantanea ritrae il boss Nitra che in piedi su un muretto in via Fani mentre fuma una sigaretta e con aria quasi disinteressata osserva tutta la scena in cui è avvenuto l'agguato delle “Brigate rosse” contro il leader democristiano e la sua scorta.
I legami fra il boss Nitra, confidente del generale Francesco Delfino a sua volta implicato nelle stragi fasciste a cominciare da Piazza della Loggia a Brescia, e i brigatisti erano già venuti fuori durante la celebrazione del processo “Moro quater” negli anni '90. Ne parlò per la prima volta al Pubblico ministero (Pm) Nobili il pentito della 'ndrangheta Saverio Morabito, collaboratore altamente attendibile e secondo il quale Nirta, detto “l'esaurito” o “due nasi” è stato non solo confidente del generale Delfino ma anche uno degli esecutori materiali del sequestro di Aldo Moro.
A raccontare alla stessa Commissione parlamentare d'inchiesta dei rapporti tra “Brigate rosse” e clan calabresi era stato nei mesi scorsi anche il boss della camorra Raffaele Cutolo a proposito del sequestro dell'assessore regionale all'Urbanistica della Regione Campania, il democristiano Ciro Cirillo, avvenuto il 27 aprile del 1981 sempre ad opera delle “Brigate Rosse” a Torre del Greco.
Fioroni ha precisato: "Il comandante Luigi Ripani, che ringrazio per la collaborazione, ha inviato in questi giorni l'esito degli accertamenti svolti su una foto di quel giorno, ritrovata nell'archivio del quotidiano romano il Messaggero lo scorso gennaio - spuntata da un altro procedimento penale: quello sull’omicidio del giornalista Mino Pecorelli avvenuto il 20 marzo 1979 -, nella quale compariva, sul muretto di via Fani, una persona molto somigliante al boss Nirta. Comparando quella foto con una del boss - aggiunge - gli esperti sostengono che la statura, la comparazione dei piani dei volti e le caratteristiche singole del volto mostrano una analogia sufficiente per far dire, in termini tecnici, che c'è 'assenza di elementi di netta dissomiglianza'".
Fioroni ha aggiunto che "è in corso una analoga perizia sul volto di un altro personaggio legato alla malavita e che comparve tra le foto segnaletiche dei possibili terroristi il giorno dopo il 16 marzo: si tratta di Antonio De Vuono, killer spietato, morto nel 1993 in un carcere italiano... Le informazioni che abbiamo fin qui acquisito – ha concluso Fioroni - ci consentono di dire che la relazione di fine anno sulla nostra attività sarà di grande interesse per tutti coloro che chiedono di conoscere la verità sul delitto di via Fani".
11 gennaio 2017