Per conto di chi e perché spiavano i due fratelli hacker?
Giulio e Francesca Occhionero, arrestati: in sei anni di spionaggio avevano creato una banca dati di 18.327 profili, tra cui quelli di Renzi, Draghi e Monti
Oltre 18 mila account spiati nel corso di diversi anni, appartenenti a politici - tra cui Renzi, Draghi e Monti - ma anche a istituzioni, aziende, uomini d'affari, studi legali, e un'immensa mole di dati da 87 Gigabyte accumulati in forma criptata in due server negli Stati Uniti: questa l'impressionante attività di spionaggio messa in piedi da due fratelli, Giulio e Francesca Maria Occhionero, lui ingegnere nucleare ed esperto informatico, appartenente ad una loggia massonica, e lei chimica, sua socia nelle attività di famiglia ufficiali e con un passato di “security manager” in una società dell'Iri, arrestati il 10 gennaio su ordine della Procura di Roma con le accuse di “procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato; accesso abusivo a sistema informatico; intercettazione illecita di comunicazioni informatiche”.
L'inchiesta, denominata in codice “Eye Pyramid”, dal nome del programma “malware” di vecchia generazione e abbastanza noto, ma che Giulio Occhionero aveva riadattato personalmente per inviarlo con delle finte e-mail alle utenze prese di mira, in modo che una volta installatosi sui loro computer e smartphon poteva permettergli di carpire tutte le loro comunicazioni, era partita a marzo 2016, dopo la segnalazione alla polizia postale di una e-mail sospetta ricevuta da un dirigente dell'Enav. Il direttore della polizia postale, Roberto Di legami, che pure aveva condotto con successo le indagini, è stato ora rimosso e trasferito ad altro incarico dal capo della polizia Gabrielli, per non aver informato in tutti questi mesi, tramite catena di comando, i servizi segreti e i politici e gli alti dirigenti le cui comunicazioni informatiche erano sotto attacco.
Tra le 18.327 utenze spiate, per 1.793 delle quali i due fratelli erano riusciti anche a ottenere le password, c'era infatti anche lo smartphone dell'ex presidente del Consiglio Renzi, che come ben si sa lo usava disinvoltamente e a profusione tanto per le sue faccende private quanto per quelle di Stato; ma anche gli account e-mail dell'allora presidente della Banca d'Italia, Draghi, dell'ex premier Mario Monti e di altri personaggi politici, come l'ex ministro della Difesa La Russa, l'ex sindaco di Torino, Fassino, l'ex ministro Saccomanni e molti altri. C'erano alte cariche militari come Paolo Poletti, ex vicedirettore dell'Aise (servizi segreti interni) e il comandante generale della guardia di finanza, Capolupo. C'era il cardinale Gianfranco Ravasi e c'erano ex presidenti e funzionari di Regione, esponenti di partito, e così via.
“Non è un'iniziativa isolata di due fratelli”
Non si sa a quante di queste utenze siano state carpite anche le password, e quali eventuali segreti di Stato siano stati scaricati sui due server usati dalla coppia, almeno finché i pm non siano riusciti ad ottenerli per rogatoria dalle autorità americane, che nel frattempo li hanno messi sotto custodia dell'Fbi. Da parte sua Giulio Occhionero respinge ogni addebito a suo carico, sostenendo che la sua era una semplice attività di raccolta informazioni per il suo lavoro di consulente finanziario su indirizzi e-mai noti e accessibili a tutti, e che i dati criptati trovati nei suoi pc potrebbero essere stati messi dagli stessi inquirenti durante l'indagine. Nega inoltre il consenso all'accesso ai dati sui server accampando il diritto alla privacy e si dice sicuro che anche le autorità americane faranno altrettanto.
Anche la sorella, che pure prima di essere arrestata aveva digitato diverse password sbagliate per bloccare l'accesso al suo pc, nega tutto dichiarando anzi di non avere dimestichezza coi computer. Ma i due fratelli non agivano proprio da soli, visto che anche la madre, Marisa Ferrari, docente della Sapienza, sembra stia per essere indagata per favoreggiamento, mentre nell'inchiesta sono finiti accusati di favoreggiamento anche un vicebrigadiere dei carabinieri, denunciato per aver commissionato ad un suo sottoposto una ricerca per scoprire l'esistenza di eventuali procedimenti a carico dei due fratelli, e un un poliziotto della stradale di Sala Consilina, Maurizio Mazzella, appartenente alla stessa loggia massonica di Occhionero, che aveva cercato per suo conto di sapere se e quali elementi avessero in mano gli inquirenti che stavano indagando sui tentativi di hackeraggio.
Lo stesso Gip Maria Paola Tomaselli, nell'ordinanza di custodia cautelare osserva che la vicenda non è “un'isolata iniziativa di due fratelli”, ma si colloca “in un più ampio contesto dove più soggetti operano nel settore della politica e della finanza”. Ci si chiede quindi quali siano questi soggetti, e a chi e a cosa servissero tutti questi dati carpiti dai due spioni, giacché, come anche gli stessi inquirenti suggeriscono, appare inverosimile che servissero solo per farne un uso personale, ossia per sfruttare informazioni riservate utili a speculare sul mercato finanziario, o per venderle a soggetti terzi miranti allo stesso scopo. Può esserci anche questo, ma deve esserci un giro occulto ancora più vasto, altrimenti non si capirebbe la necessità di tutta una frenetica attività di società messe in piedi in forma di scatole cinesi e di relazioni politiche e massoniche, anche internazionali, intessute dagli Occhionero (un nome un destino), ancor prima di iniziare il loro sistematico programma di spionaggio.
La pista massonica e i legami con gli Usa
Intanto, come sempre è accaduto in vicende simili in Italia, c'è una pista massonica: Giulio Occhionero risulta infatti membro della loggia “Paolo Ungari-Nicola Ricciotti Pensiero e Azione” di Roma, aderente al Grande Oriente d'Italia (Goi), di cui secondo le indagini stava tentando la scalata con l'ambizione di diventarne “Maestro venerabile”. E a questo scopo raccoglieva informazioni sui suoi membri, classificate tra le sue centinaia di cartelle elettroniche sotto la voce “Bros”, ossia “fratelli”.
In questa loggia ci sono diversi esponenti dell'alta burocrazia di Stato, tra cui un personaggio a cui Occhionero è molto legato: Ubaldo Livolsi, finanziere siciliano, una condanna per bancarotta, che per Berlusconi organizzò il salvataggio finanziario della Fininvest e quotò in Borsa il marchio Mediaset. Inoltre lo spione era affiliato anche ad una loggia massonica americana dell'Illinois, e avrebbe fatto da ponte per una sorta di gemellaggio massonico tra questa e il Goi, partecipando anche ad una cerimonia massonica negli Stati Uniti. Curiosamente, poi, uno degli username di comodo usati per indirizzare la posta rubata era lo stesso usato dal computer del piduista Luigi Bisignani, come risulta nell'inchiesta napoletana sulla cosiddetta P4 di cinque anni fa.
Ma i legami internazionali dei due spioni, in particolare con gli Usa, non si limitano alla massoneria. C'è per esempio la loro società di comodo, la Westlands securities srl limited, con sede a Malta, usata per offrire i loro servizi di “consulenza”, una scatola cinese controllata a sua volta da due società offshore, di cui una con sede nel Delaware. Proprio tramite quest'ultima gli Occhionero furono sponsorizzati dal governo americano di Bush interessato ad acquisire un'area nel porto di Taranto per creare una base d'appoggio per la sua marina militare svincolata dal comando Nato e rispondente direttamente al comando Usa di San Diego in California. Un progetto travestito da installazioni destinate ai container garantito dallo stanziamento di ben 800 milioni di dollari da parte della banca americana Bear Stearn, e dal deciso sostegno ai due fratelli dell'allora ambasciatrice Usa a Roma, Barbara Leaf. Le pressioni americane sortirono il loro effetto, visto che nel 2007 l'allora ministro delle Infrastrutture del governo Prodi, Antonio di Pietro, fece inserire un apposito comma nella Finanziaria per una deroga al piano regolatore di Taranto, anche se poi il progetto non andò avanti.
Vedremo a quali sviluppi porterà l'inchiesta e se si potrà capire meglio a chi servisse l'impressionante attività di spionaggio messa in piedi dagli arrestati. Quel che è certo è che anche questa vicenda conferma come poteri occulti e trame massoniche continuino a farla da padrone e a tirare i fili della politica nel nostro Paese, anche dall'estero e segnatamente dall'altra sponda dell'Atlantico. E come si incrocino sempre gli stessi ambienti e gli stessi personaggi che da decenni inquinano e ammorbano la scena pubblica italiana.
18 gennaio 2017