Per reati commessi quando era sindaco di Reggio Calabria
Condannato a 5 anni di reclusione l'ex governatore della Regione Calabria Scopelliti
Giuseppe Scopelliti, il fascista mal-ripulito ex governatore della Regione Calabria è stato condannato in appello a 5 anni di reclusione per il caso “Fallara”, per falso in atto pubblico e abuso d'ufficio, per irregolarità dei bilanci del comune di Reggio Calabria ai tempi in cui era sindaco (che portarono al tracollo finanziario la città dello stretto) e per le autoliquidazioni della dirigente dell'ufficio ragioneria del comune, Orsola Fallara, morta “misteriosamente” suicida dopo aver ingerito acido muriatico.
L'ex sindaco secondo i magistrati della corte d'appello, avrebbe utilizzato le finanze del comune per costruire consenso intorno a sé e ai suoi sodali nel tentativo, poi riuscito, di scalare la Regione, con l'appoggio elettorale anche della 'ndrina dei De Stefano-Tegano di Archi (come ha svelato l'inchiesta “Mammasantissima” che coinvolge anche lui e i suoi uomini).
Ruolo chiave in questo quadro quello della Fallara la quale, si legge nella sentenza di primo grado “era una perfetta esecutrice di direttive precise che provenivano dal sindaco Scopelliti, che, tramite lei, ha creato un sistema accentrato su se stesso esautorando di fatto tutti coloro che avrebbero potuto ostacolarlo (cioè i dirigenti non asserviti al suo dominio e gli assessori che eventualmente avessero voluto svolgere le loro funzioni correttamente)”.
Condannati anche a 2 anni e 4 mesi i revisori dei conti del Comune Carmelo Stracuzzi, Domenico D’Amico e Ruggero Ettore De Medici, interdetti dai pubblici uffici per 5 anni.
Ma le tegole per l'ex delfino calabrese di Fini non finiscono qui. Pochi giorni prima della sentenza la Guardia di finanza gli ha notificato un avviso di garanzia per riciclaggio, nel quale è coinvolta anche la moglie Barbara Varchetta, per i fatti riguardanti l'acquisto per 2 milioni e mezzo di euro da parte del comune di Reggio dell'area ex Italcitrus, con la scusa di trasformarlo in una sede Rai, cosa mai avvenuta, quando in realtà il valore dell'area di proprietà dell'imprenditore Emidio Francesco Falcone era intorno al 20% della cifra versata.
Condannato dalla Corte dei Conti a risarcire il comune per centinaia di migliaia di euro e obbligato a non prelevare soldi dai suoi conti per non apparire fintamente non in grado di mettere riparo almeno in parte al danno fatto alle tasche dei reggini, Scopelliti ha invece effettuato bonifici per almeno 80mila euro alla moglie, prosciugando i suoi conti in banca, con l'evidente obiettivo di sottrarsi al pagamento nei confronti del comune. Rischiano ora entrambi dai 4 ai 12 anni di carcere.
Scopelliti e compari sognano comunque un ritorno in politica, al peggio sembra non esserci mai fine in Calabria, gravitando oggi, dopo l'abbandono di Forza Italia e l'ennesimo cambio di casacca, nell'orbita di Azione Nazionale di Gianfranco Fini (la cui moglie Elisabetta Tulliani è sotto inchiesta anch'essa per riciclaggio per le note vicende della casa di Montecarlo) e l'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno.
18 gennaio 2017