De Luca indagato per “istigazione al voto di scambio”
Chiuso il primo fascicolo aperto il 24 novembre senza ipotesi di reato, il 13 dicembre la Procura di Napoli ne ha aperto un altro a carico del governatore piddino della Campania Vincenzo De Luca accusato di “istigazione al voto di scambio e violazione delle norme elettorali” in riferimento a quanto intimato da De Luca nel corso di un incontro con circa 300 amministratori locali ai quali chiedeva di darsi da fare per far votare Sì al referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre.
"Mandatemi fax con numeri realistici dei voti per il Sì. Fate il porta a porta e non pensate ad altro", aveva detto De Luca alla platea di 300 sindaci riuniti all'hotel Ramada il 15 novembre scorso, alla vigilia del referendum sulla riforma costituzionale. Un monologo di 25 minuti, condito dalla ormai celebre frase sulla "clientela organizzata, scientifica, razionale come Cristo comanda" attribuita al sindaco di Agropoli Franco Alfieri invitato a portare alle urne la metà dei suoi concittadini: "vedi tu come Madonna devi fare, offri una frittura di pesce, portali sulle barche, sugli yacht, fai come cazzo vuoi tu, ma non venire qui con un voto in meno di quelli che hai promesso".
Il Pubblico ministero (Pm) Stefania Buda ha iscritto il fascicolo a modello 21 che, dopo una prima fase in cui si procedeva per "fatti non costituenti notizie di reato", consente agli inquirenti di avviare accertamenti più approfonditi.
L'obiettivo è verificare se all'ombra dell'incontro dell'hotel Ramada possa essere configurata una violazione delle normative a tutela del voto. E questo non tanto o non solo per quella esortazione rivolta ad Alfieri, ma soprattutto per quel riferimento ai "fax con numeri realistici" chiesti ai sindaci presenti in platea.
Nel file audio, pubblicato in esclusiva su ilfattoquotidiano.it.
e acquisito agli atti dalla Guardia di Finanza il 24 novembre, si sente De Luca, già condannato per abuso d'ufficio, che incita i sindaci a darsi da fare per votare e far votare Sì al referendum costituzionale perché il premier Matteo Renzi “manda fiumi di soldi” in Campania. Si sente De Luca indicare come esempio il sindaco di Agropoli, Franco Alfieri, il campione “delle clientele scientifiche, che bella cosa”, spronandolo a raccogliere almeno 4000 voti e sollecitando agli altri sindaci presenti a fare come lui.
Il Pm Buda ha già sentito il portavoce del governatore Paolo Russo, il giornalista della redazione di Salerno de “Il Mattino” indicato da De Luca come destinatario dei “fax da inviare” con il numero delle persone incontrate in campagna elettorale e una indicazione più o meno precisa del numero dei voti che si prevedeva di raccogliere. Nei prossimi giorni toccherà ai responsabili del comitato referendario campano per il Sì: Piero De Luca, figlio del presidente, e Francesco Nicodemo, ex consigliere comunale di Napoli e fino a pochi giorni fa capo della comunicazione social del premier Renzi.
Ai primi di gennaio anche alcuni sindaci che presero parte all'incontro sono stati interrogati in procura come persone informate dei fatti.
Al vaglio degli inquirenti ci sarebbe anche un altro aspetto dell'inchiesta inerente le minacce di morte rivolte da De Luca al presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi “un’infame, da ammazzare“.
18 gennaio 2017