Gentiloni conferma il generale Del Sette inquisito
Mattarella firma il decreto nonostante che il comandante dei carabinieri sia indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento con Luca Lotti nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti Consip
Come primo atto del 2017 il governo di matrice renziana antipopolare, piduista e fascista guidato da Gentiloni ha confermato per un altro anno Tullio Del Sette alla carica di comandante generale dei Carabinieri, quantunque costui sia stato iscritto lo scorso 17 dicembre dalla procura di Roma sul registro degli indagati per favoreggiamento e rivelazione di segreto istruttorio nell’ambito dell'inchiesta sugli appalti truccati e soffiate alla Consip (la centrale unica degli acquisti della pubblica amministrazione controllata dal Tesoro) insieme al generale dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia, comandante della Legione Toscana. Nello stesso procedimento risulta imputato degli stessi reati il braccio destro di Renzi Luca Lotti, già sottosegretario alla Presidenza del consiglio, attuale ministro allo sport e aspirante alla delega sui servizi segreti con Gentiloni.
Il generale Del Sette, 66 anni a maggio, già capo di Gabinetto del ministro della Difesa Roberta Pinotti, era stato nominato da Renzi per due anni a dicembre del 2014. La proroga era già pronta il 22 dicembre scorso ma il suo contemporaneo coinvolgimento nell'inchiesta aveva momentaneamente costretto Gentiloni a rimandarla ma solo di qualche settimana.
Del Sette per la verità nei giorni scorsi aveva anche offerto le proprie dimissioni, ma il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro della guerra Roberta Pinotti e senza il minimo imbarazzo da parte del capo dello Stato Mattarella che ha subito controfirmato la nomina, ha prorogato il suo incarico insieme a quello del capo di Stato Maggiore della Difesa Claudio Graziano e del capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Danilo Errico.
L’inchiesta sugli appalti Consip che tra l'altro chiama in causa vari boss del cosiddetto “Giglio Magico” renziano tra cui anche il padre, Tiziano Renzi, che al momento non risulta indagato, ma il cui nome fa spesso capolino tra i vari fascicoli d'indagine.
Il paradosso è che adesso, per decisione del governo, i carabinieri sono chiamati a svolgere indagini e accertamenti sul loro comandante generale, calpestando il dettato Costituzionale e le leggi vigenti che regolano il reclutamento degli ufficiali nelle Forze armate e esigono che l’aspirante ufficiale deve “essere in possesso di qualità morali e di condotta incensurabili” e ovviamente libero da qualsiasi altro carico penale pendente.
1 febbraio 2017