Dopo l'annuncio del segretario di Stato Usa Tillerson che è possibile un blocco navale nel Mar cinese meridionale
La Cina: “Il conflitto con l'America adesso è più concreto. La guerra non è soltanto uno slogan”

 
Per ora tra Usa e Cina siamo solo alle parole ma sono parole pesanti e danno comunque il senso di come crescano velocemente i pericoli di guerra tra potenze imperialiste.
Il confronto era stato aperto dal nuovo segretario di Stato Usa Rex Tillerson che non ancora insediato ma soltanto nominato, aveva ai primi di gennaio annunciato che gli Stati Uniti erano pronti a organizzare anche un blocco navale per impedire l'accesso alle isole artificiali fortificate che la Cina sta costruendo nel Mare Meridionale, diverse delle quali situate negli atolli e nelle isole la cui sovranità è contesa coi paesi vicini. Tillerson definiva le costruzioni delle basi militari cinesi su queste isole assimilabili a quella della “Russia che ha occupato la Crimea“.
Il ministero degli Esteri di Pechino replicava a tambur battente appellandosi “a mutuo rispetto e cooperazione” e a relazioni basate sul “non scontro, non conflitto e mutuo beneficio” pur ammonendo che gli americani “devono fare attenzione a quello che dicono e fanno” per non mettere a rischio “la pace e la stabilità di tutta la regione”. Commenti secchi del tipo di quelli che già avevano espresso il malcontento di Pechino quando il neopresidente Trump aveva telefonato per primo al governo di Taiwan.
A metà gennaio l'avvertimento per Donald Trump era affidato alle colonne di importanti media ufficiali quali Global Times e China Daily . Su un editoriale di Global Times, nato da una costola del Quotidiano del Popolo, l'organo ufficiale del Partito comunista revisionista, si affermava che “Tillerson farebbe bene ad approfondire le strategie sulle potenze nucleari se vuole costringere una potenza nucleare a cancellare il suo territorio”. E si garantiva che la Cina ha “sufficiente forza e determinazione e per assicurare che il suo agitatore non riesca nei suoi intenti. A meno che Washington non pianifichi una guerra su larga scala nel mar Cinese meridionale, altri approcci per prevenire l’accesso cinese alle isole sarebbero stupidi”. Qualora le affermazioni diventino reali a seguito dell’insediamento del tycoon alla Casa Bianca, rilanciava China Daily , “ci sarebbe il viatico per un devastante confronto tra Cina e Stati Uniti e le due parti farebbero bene a prepararsi a uno scontro militare”.
Chiudeva il giro dei commenti il rapporto a fine gennaio di un ufficiale dell'Esercito popolare di liberazione alla Commissione militare centrale nel quale si affermava che le probabilità di un conflitto con l'America di Donald Trump adesso sono “più concrete. La guerra non è soltanto uno slogan”.
 
 
 
 

8 febbraio 2017