Secondo il rapporto dell'Agenzia europea per l'ambiente
I morti per smog sono 91 mila all'anno
Le città soffocano nell’indifferenza delle Istituzioni
Stando al rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente (Aea), in Italia si contano 91mila morti premature ogni anno, 467mila in Europa. I decessi sono stati 20mila solo a Roma nel periodo 2006-2015. Nel primo mese di quest’anno, a causa della scarsità delle piogge nelle regioni del nord (-98% in Piemonte, -89% in Lombardia e -62% in Emilia Romagna), l’aria che si respira in Italia è la peggiore dal 2012 in poi. Nei primi 25 giorni di gennaio nove città hanno superato per più di 15 giorni il limite previsto dalla legge, posto a 50 mg/mc, e discutibile soglia di soffocamento stabilita “a termini di legge”. In Lombardia, da sempre una delle aree più inquinate d’Europa, si registrano regolarmente livelli di Pm10 tre volte sopra i limiti in tutte le province ed a Bergamo, Lecco e Varese la settimana scorsa si sono registrati i picchi più alti dal 2002. A Cremona, in un solo mese, si sono sforati i limiti venti volte, il 60% delle giornate di sforamento consentite in un anno, così come nelle città di Torino e Frosinone, seguite da Treviso, Padova, Vicenza e Reggio Emilia. Dovrebbe allarmare un recente studio dell’Università di Milano, secondo il quale ad ogni aumento di 10 microgrammi di PM10, si registra una crescita della mortalità dello 0,25% su base nazionale e dello 0,30% in Lombardia. Nonostante ciò non sono state intraprese azioni per fermare questa potenziale sciagura ambientale e sanitaria; possibile che le istituzioni, dirette responsabili della salute pubblica a partire dai sindaci, si accontentino di ridurre le emissioni solo per mezzo della pioggia? Legambiente parla di “silenzio assordante” della Regione Lombardia e sottolinea che in Svizzera, il Canton Ticino ha imposto il blocco dei diesel euro 3, il limite degli 80 km/h in autostrada e, soprattutto, ha offerto in questo periodo mezzi di trasporto pubblici gratuiti. Un ulteriore studio condotto a Barcellona sugli alunni delle elementari che vivono dove l’inquinamento da traffico è maggiore, ha rilevato una maggiore difficoltà cognitiva e disordini comportamentali; un altro studio svedese mostra che sui bambini che vivono nelle zone più inquinate si è registrata una maggiore prescrizione di farmaci per disturbi mentali ed è confermata la notizia secondo la quale anche a livelli bassi di inquinamento si verificano ritardi nello sviluppo fetale quali in particolare minor peso e minor circonferenza cranica. Forse questa ecatombe silenziosa diventerà notizia quando la Commissione europea avvierà la procedura, già aperta, di sanzione all’Italia per violazione delle norme sulla qualità dell’aria. Comunque sia, per paradosso, altri centinaia di milioni di euro di multa sono “poco o nulla” rispetto alle spese già sostenute dal sistema sanitario per curare le patologie direttamente collegate all’inquinamento atmosferico che aumentano di anno in anno. La concentrazione delle polveri sottili nelle città è questione strutturale poiché i centri maggiori come Milano, Roma e Napoli sono circondati da anelli autostradali con conseguente concentrazione di polveri sottili e nanopolveri; non va tanto meglio alle altre città toccate in gran parte da vie autostradali come Firenze ad esempio, e questo fenomeno si riproporrà fino a quando il tema dei trasporti non sarà affrontato in maniera radicale. A poco servono, anche se sono auspicabili in totale assenza di ulteriori provvedimenti, isolati blocchi del traffico, totali o parziali che siano, poiché non risolvono il nocciolo del problema. Ormai è chiaro che la mobilità in generale, ed in particolare quella cittadina, deve avere risposte collettive e pubbliche e non private e individuali. A fianco alla questione trasporti, è presente la poca consistenza degli incentivi per l’efficentazione dei riscaldamenti domestici e degli altri miglioramenti residenziali, che fino ad oggi hanno avvantaggiato in maniera massiccia i palazzinari sulle nuove costruzioni e poco più nell’ambito delle ristrutturazioni, lasciando intatte per fare un esempio concreto, le problematiche energetiche insite nei condomini che rappresentano a livello nazionale circa il 50% della forma residenziale. Sul versante della mobilità poi rimane da aggiungere che, nonostante a livello europeo siamo di fronte ad un piccolo “boom” della mobilità elettrica, l’Italia pare non prendere in considerazione questa opportunità, nonostante i proclami per l’installazione di nuove colonnine di ricarica nei principali centri cittadini.
8 febbraio 2017