Lo denuncia Oxfam
Otto supermiliardari hanno la stessa ricchezza di metà della popolazione mondiale
In Italia in sette possiedono il 30% della popolazione. L'1% più ricco ha in tasca quanto ha il restante 99% della popolazione. I salari sono insufficienti a garantire il minimo indispensabile alle famiglie
Lo scorso gennaio l’organizzazione non governativa Oxfam ha pubblicato un dettagliato rapporto di 51 pagine, intitolato “Un’economia per il 99%”, che dimostra chiaramente che le diseguaglianze nel mondo non soltanto si stanno accentuando, ma addirittura stanno toccando livelli mai raggiunti in passato. Mai era accaduto nel corso di tutta la storia umana documentata che solo 8 uomini in tutto il pianeta avessero un patrimonio personale pari alla metà della popolazione globale.
Infatti dal rapporto emerge chiaramente che 8 capitalisti, da soli, possiedono attualmente 426 miliardi di dollari, pari al reddito posseduto da 3,6 miliardi di uomini, donne e bambini che compongono la metà più povera del pianeta, ed emerge altresì che già dal 2015 l’1% più ricco tra gli uomini del mondo possiede più del restante 99%.
Secondo la rivista Forbes
gli otto più ricchi sono (dal più ricco al meno ricco) Bill Gates, Amancio Ortega, Warren Buffet, Carlos Slim, Jeff Bezos, Mark Zuckerberg, Larry Ellison e Michael Bloomberg: tranne lo spagnolo Ortega e il messicano Slim, gli altri sei sono statunitensi.
Prescindendo comunque dalla posizione dei pochi uomini sopra menzionati, dallo studio emerge chiaramente che lo sviluppo economico in tutto il globo favorisce l’accumulo di risorse nelle mani di una sempre più ristretta cerchia di soggetti (per lo più società multinazionali) ai danni dei più poveri: infatti “multinazionali e super ricchi continuano ad
alimentare la disuguaglianza
- spiega il rapporto - facendo ricorso a pratiche di elusione fiscale, massimizzando i profitti anche a costo di comprimere verso il basso i salari e usando il loro potere per
influenzare la politica
”.
I grandi monopoli spadroneggiano dappertutto e condizionano e piegano ai propri interessi i governi e le autorità politiche dei diversi Paesi mentre la grande finanza muove quantità ingenti di capitali solo per scopi speculativi e mai preoccupandosi degli interessi delle popolazioni. E così i vari appelli cadono regolarmente nel vuoto come quelli levati negli ultimi quattro anni dal Forum Economico Mondiale che ha identificato nella crescente disuguaglianza economica la maggiore minaccia alla stabilità sociale, invitando i governi a introdurre misure di equità sociale.
Nulla di concreto è stato fatto, col suo governo zeppo di miliardari anzi la tendenza attuale, come ricorda la recente elezione di Trump negli Stati Uniti, è proprio nel segno dell’aumento del divario: nel biennio 2015/2016 dieci tra le più grandi multinazionali hanno realizzato complessivamente profitti superiori a quanto raccolto dalle casse di 180 Paesi del mondo, il che equivale a dire che sono le maggiori aziende mondiali a condizionare la legislazione degli Stati.
Il risultato di tale tendenza è che, sempre secondo il rapporto dell’Oxfam, sette persone su dieci nel mondo vivono in luoghi dove la disuguaglianza è cresciuta negli ultimi 30 anni, e che tra il 1988 e il 2011 il reddito medio del 10% più povero è aumentato di 65 dollari, ovvero meno di 3 dollari l’anno, mentre quello dell’1% più ricco di 11.800 dollari, cioè 182 volte di più.
La conseguenza di tale polarizzazione di ricchezza è devastante sul piano sociale, perché al fenomeno della massimizzazione dei profitti si contrappone una realtà di salari da fame, inadeguati anche a sopperire ai più elementari bisogni, all’elusione fiscale delle multinazionali e ai favori che i vari governi fanno ai potentati economici capitalisti corrispondono difficoltà, per gli Stati stessi, a garantire livelli sufficienti di servizi come sanità e istruzione, che infatti subiscono tagli.
Anche in Italia le contraddizioni del sistema capitalista, sono comunque assai accentuate perché - stando ai dati del 2016 - l’1% più facoltoso della popolazione ha nelle mani il 25% della ricchezza nazionale netta e i primi 7 miliardari del nostro Paese posseggono una ricchezza superiore a quella del 30% più povero degli italiani.
In Italia nel 2016 l’1% di popolazione più ricca ha potuto contare su oltre 30 volte le risorse del 30% più povera e 415 volte quella del 20% più povera e, per ciò che riguarda il reddito, tra il 1988 e il 2011 il 10% più facoltoso della popolazione italiana ha accumulato un incremento di reddito superiore a quello della metà più povera.
Anche in Italia, come nel resto del mondo, la tendenza è quella che vede aumentare gradualmente la concentrazione di ricchezza da una parte e l’aumento di povertà dall’altra. Ecco le delizie del capitalismo. Sono questi il benessere e il progresso per il proletariato e le masse popolari.
8 febbraio 2017