Ancora in piazza a Bologna
Gli studenti chiedono il “36” libero e senza tornelli
Invocate a gran voce le dimissioni del rettore Ubertini e del questore Coccia
Dal nostro corrispondente dell’Emilia-Romagna
Come annunciato gli studenti di Bologna sono scesi nuovamente in piazza giovedì 16 febbraio, nella giornata di mobilitazione contro i tornelli installati nella biblioteca della facoltà di Discipline umanistiche, in via Zamboni 36, per decisione dell’Unibo, la dirigenza universitaria, con a capo il rettore Francesco Ubertini.
Contro i tornelli sono state raccolte firme, organizzate assemblee e manifestazioni e infine provveduto a “smontare” i tornelli e autogestire la biblioteca, il rettore ha risposto chiamando la celere che ha fatto irruzione nella biblioteca e assalito gli studenti, che però non si sono fatti intimorire e anche nei giorni seguenti hanno continuato a tenere testa alle “forze dell’ordine”, al rettore Ubertini e alla giunta comunale del PD Virginio Merola che ha applaudito all’irruzione della polizia nella biblioteca.
Martedì 16 circa 2.000 studenti hanno attraversato nuovamente le vie di Bologna per oltre 3 ore partendo da Piazza Verdi e attraversando il centro. Passando dalla stazione, bloccando il traffico più volte e in più punti, giunti davanti al “36” i manifestanti hanno battuto le mani contro il portone della biblioteca gridando “Riapertura, riapertura” e “36 libero”, cori anche per chiedere la liberazione dei due ragazzi agli arresti domiciliari per gli scontri avvenuti nei giorni precedenti. Chieste a gran voce le dimissioni del questore Coccia e del rettore. Passando sotto palazzo d’Accursio è stato contestato con forza il sindaco Merola, “Il PD odia i giovani” è stato detto tra l’altro al megafono. Quest'ultimo era assieme a Coccia e Ubertini in Prefettura a discutere di zona universitaria con il procuratore capo e i vertici locali delle forze di polizia, trattando quindi la questione puramente dal punto di vista dell’ordine pubblico, senza intaccare le problematiche sociali che riguardano la zona.
A fine corteo è stato detto chiaramente: "Rivogliamo il 36 riaperto e senza tornelli. Se non lo riaprirà l'ateneo, verremmo a riaprirlo noi".
La battaglia degli studenti bolognesi non riguarda solo la questione dei tornelli e il libero accesso al “36”, come anche loro affermano, ma più in generale è la punta di lancia di tutti gli studenti del nostro Paese contro le logiche antipopolari e privatistiche che sono oramai alla base delle politiche universitarie e scolastiche, una lotta che si rivolge necessariamente contro il governo Gentiloni e il suo predecessore Renzi che ha tolto ogni prospettiva futura ai giovani, una lotta che deve riguardare non solo l’attuale governo in carica ma l’intero sistema capitalistico che è alla base del sistema di oppressione e di sfruttamento dei giovani in favore del profitti capitalistici delle aziende.
Tale questione è già in parte compresa tanto che non solo gli studenti medi bolognesi si sono espressi contro i tornelli e in favore di questa lotta, ma anche gli studenti di diverse città tra le quali Roma, Torino, Napoli, Palermo, Catania, Firenze, Lucca, Pisa, Venezia, Padova, Cosenza e perfino la città francese di Nantes, che sempre nella giornata del 16 davano vita ad azioni di solidarietà.
Il giorno seguente si è svolta un’assemblea pubblica convocata alla facoltà di Lettere e Filosofia al civico 38 di via Zamboni, dove è stato ribadito nei vari interventi che occorre proseguire la mobilitazione fino a quando la biblioteca del “36” sarà riaperta, senza tornelli e senza badge
per l’accesso, chiedendo che a farlo sia la dirigenza universitaria, che riunirà martedì 21 il senato accademico, altrimenti “ci penseranno le migliaia di studenti e studentesse che scendono da giorni in piazza”. Lunedì 20 ci sarà una nuova iniziativa davanti al “36” dove gli studenti porteranno i libri per studiare, mercoledì invece si terrà un'altra assemblea per decidere come proseguire la mobilitazione, in base a quanto deciderà il senato accademico.
Contro la giusta battaglia degli studenti bolognesi non ha fatto mancare la sua voce il leader della Lega Nord Matteo Salvini che, ereditando il lessico fascista, ha dichiarato: “Questi di Bologna sono zecche per i quali ci vuole l'insetticida, come per i topi ci vuole il topicida”; ha provocatoriamente annunciato che si recherà in piazza Verdi, ma senza dire quando per evitare le sacrosante contestazioni che già più volte ha ricevuto ogni qualvolta ha messo piede a Bologna.
Viva la lotta delle studentesse e degli studenti bolognesi!
Riaprire il “36” senza tornelli!
Coccia e Ubertini si devono dimettere!
Fuori Salvini da Bologna!
22 febbraio 2017