Berdini si dimette. Voltafaccia di Raggi e Frongia che nel 2014 criticarono lo stesso progetto approvato dalla giunta Marino
Businness Park, i vertici 5 Stelle spingono sull’acceleratore
Vincolo della Soprintendenza sull’Ippodromo. M5S diviso
Dopo alcuni giorni di attesa, l’assessore all’urbanistica Paolo Berdini si è dimesso in modo irrevocabile. “Mentre le periferie sprofondano in un degrado senza fine e aumenta l’emergenza abitativa, l’unica preoccupazione sembra essere lo Stadio della Roma”, è l’ultima dichiarazione dell’ormai ex assessore. La sindaca Raggi ostenta freddezza: “Prendiamo atto che l’assessore preferisce continuare a fare polemiche piuttosto che lavorare. Noi andiamo avanti”. E infatti va avanti, ed a spron battuto, la discussione sui 974 mila metri cubi di cemento, dei quali solo il 14% rappresentato dallo stadio vero e proprio. Il resto è rappresentato dalle tre torri disegnate dallo studio Libeskind, da un albergo e da centri commerciali oltre alle opere infrastrutturali come ponti e svincoli. È noto che l’assessore capitolino allo sport, Daniele Frongia, sarebbe pronto a chiudere un accordo con una diminuzione delle cubature attorno al 20%, magari tagliando in altezza qualche edificio. L’ottimismo sugli sviluppi della vicenda trapela anche da Luca Bergamo, uscito dalla riunione di San Valentino annunciando con soddisfazione che si è aperto un “nuovo corso” e si capisce che la fronda grillina pro-stadio ha preso il sopravvento. “Vorrei ringraziare la Roma per aver risposto alle nostre sollecitazioni nella riunione della scorsa settimana presentandoci oggi una revisione del progetto che ha dei caratteri fortemente innovativi”, sono le parole al miele dell’Assessore alla cultura.
La base del Movimento 5 Stelle
L’accordo tra costruttori e amministrazione comunale pare dunque sempre più vicina. La cosa non va giù agli attivisti del Tavolo Urbanistica del M5S di Roma, che si sono riuniti proprio in contemporanea all’ultimo vertice in Comune. Hanno annunciato le prime azioni: appuntamento il 21 febbraio alle 12 in Campidoglio per portare una lettera a Virginia Raggi, accompagnata dalla delibera di annullamento del “pubblico interesse” sull’area di Tor di Valle. La richiesta è quella di azzerare gli atti della giunta precedente e ripartire da capo, con un nuovo dossier senza speculazioni, e minacciano non solo il ricorso al Tar ma anche una denuncia penale, qualora la sindaca non dovesse accogliere le loro richieste. Fra le molte critiche alla trasparenza della giunta Raggi, spicca la contraddizione che vede il libero accesso di Baldissoni, Parnasi e Pallotta che entrano ed escono a piacimento dalle stanze del Campidoglio inaccessibili alla popolazione, quando chiunque tenti di distribuire un volantino o aprire uno striscione, viene fermato e identificato dalla polizia. La giunta però è compatta sul fronte stadista, insieme ad un paio di consiglieri; il fronte d’opposizione è però in continua crescita ed oggi conta 10 consiglieri capitolini pronti a votare contro ad una eventuale delibera sdoganatrice. Da quello che si legge sui blog, larga parte della base del Movimento in generale è contraria alla costruzione del Businness park di Tor di Valle; in Campidoglio però si è creato un sistema verticistico di potere, che è tutto il contrario dell’uno vale uno e dei sedicenti principi del Movimento che oggi rimangono sempre più teorici che pratici.
Grillo e l’appoggio dei vertici 5 Stelle alla Raggi
Per tutta risposta al crescente dissenso, la sindaca Raggi pone al centro della questione l’eredità del progetto dalla giunta Marino, affermando nella sostanza che la Giunta può solo migliorarlo. Rivolgendosi ai consiglieri ha affermato: “voi non dovete dimenticare che il progetto di Tor di Valle noi lo ereditiamo dal sindaco Marino e dalla maggioranza Pd che, nel loro stile, hanno pensato più agli interessi particolari che a quelli generali. Così, al nostro insediamento, ci siamo trovati con un progetto in fase avanzata, con una eccedenza di edificazione del 70 per cento in più rispetto a quanto previsto dal piano regolatore. Ma non ci sarà alcuna colata di cemento, ve lo assicuro". Chiaro il messaggio, opportunistico, che vuol far passare: "Abbiamo le mani legate, siamo costretti ad andare avanti". A dar manforte alla Raggi, un peso massimo dei 5 Stelle come Luigi di Maio: “In campagna elettorale abbiamo detto che andava fatto e questo è un nostro obiettivo. Su come va fatto ci sono delle trattative in corso per rispettare i valori del nostro programma”. Anche il deputato Alessandro Di Battista sostiene la speculazione romana:“Quando il movimento dice qualcosa poi la fa. Ha detto no alle Olimpiadi ed è stato no, abbiamo detto che lo stadio si farà e si farà.”. Ecco perché arriva anche la copertura del blog di Grillo, che si è affrettato a pubblicare la posizione della sindaca, sottolineando anche il rischio di “causa multimilionaria all’orizzonte che la società potrebbe intentare contro il Comune di Roma, per via degli atti amministrativi compiuti dalla giunta Marino in accordo col Pd che hanno creato i presupposti per il mancato guadagno”. Ben ci ricordiamo però che anche ai tempi delle Olimpiadi di Roma si minacciavano cause milionarie da parte del comitato promotore e dallo stesso Giovanni Malagò, presidente del Coni, il quale evocò esplicitamente la fattispecie del danno erariale, stimato per 20 milioni di euro. Stavolta però sia i timori che l’epilogo paiono diversi. Nella sostanza, riducendo un quinto del cubaggio, abbassando di qualche metro l’altezza fissata a 200 metri, la giunta Raggi ha scelto non di rigettare quel progetto, ma di banchettare con gli avanzi. Una voce stonata dal coro è quella della deputata grillina Lombardi, che attacca la nuova cittadella definendola una “speculazione immobiliare”: "Questo non è un progetto per la realizzazione di uno stadio, questo è un piano di speculazione immobiliare che una società statunitense vuole portare avanti ad ogni costo in deroga al nostro piano regolatore, nell'esclusivo interesse di fare profitto sulle nostre spalle. E noi non possiamo permetterlo". Le risposte a tambur battete di Grillo che si erge a padrone-garante della giunta capitolina, e in un post su face book prontamente rilanciato sui blog, ricorda che “A Roma decidono la giunta e i consiglieri, i parlamentari pensino al loro lavoro”.
Raggi eletta sindaco, e la musica cambia
Al di là delle generiche linee, in nessun punto del programma elettorale del M5S presentato nel 2016, si parla dello stadio della Roma, e le priorità per la città erano piuttosto diverse: si auspicava, ad esempio, la valorizzazione delle aree verdi e del potenziamento delle piste ciclabili. Relativamente al progetto stadio e connessi, era il 22 novembre 2014 quando lo stesso Frongia, ora accanito sostenitore, a nome dei consiglieri 5 Stelle, Raggi compresa, così si scagliava contro la delibera presentata dalla giunta Marino che diede il via al progetto di Tor di Valle: “Siamo contrari a questo progetto perché non è quello dello stadio della Roma, ma è il progetto del costruttore Parnasi con dentro una piccola porzione, il 14 per cento circa, relativa allo stadio Pallotta”. L'arringa proseguiva prendendo di mira la “dichiarazione d'interesse pubblico” evidenziando che, dell'opera, “ciò che è effettivamente evidente è il forte interesse privato”, e in ultimo, la variante al piano regolatore “contraria al patto di stabilita”. Le infrastrutture da costruire inoltre, per Frongia, non avrebbero tenuto conto delle “criticità del quartiere”, peggiorandone ulteriormente la viabilità. “Nessuno andrebbe a costruire li”, diceva ancora ricordando i rischi idrogeologici e legati a una possibile esondazione del Tevere, “è stata scelta l'area meno idonea, esclusivamente per interessi privati”. Il 3 dicembre 2014 in un esposto, il M5S capitolino concludeva: ”appare chiaro che l’intero procedimento di approvazione dell’impianto sportivo sia un’enorme speculazione immobiliare avente lo scopo fraudolento di assicurare enormi vantaggi economici a società private a scapito degli enti pubblici coinvolti”. Tutto vero. Ma allora, i rischi ambientali, la speculazione edilizia, gli interessi privati denunciati dai pentastellati che contestavano il sindaco Ignazio Marino e il Pd amico dei palazzinari, dove sono andati a finire, appena due anni dopo? Tornando al recente programma del M5S in materia di urbanistica, esso prevedeva la revisione del Piano regolatore, vecchio di 8 anni e definito sovradimensionato, unita al recupero delle aree già edificate che avrebbero scongiurato l’apertura di nuovi grandi cantieri. Ad oggi nulla di tutto ciò è stato fatto, anzi, l’amministrazione ha agito arbitrariamente sin dalla prima delibera con la quale ha accettato il cambio di destinazione d’uso per l’ex Fiera di Roma. Adesso, in deroga anche a tale Piano Regolatore arriva anche il Businness Park coperto da “Stadio della Roma”. Che sfacciataggine!
Il vincolo della soprintendenza sull’ippodromo di Tor di Valle
Pochi giorni fa La soprintendente all'Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Roma, Margherita Eichberg, ha firmato l'avvio del "procedimento di dichiarazione di interesse culturale" per l'Ippodromo di Tor di Valle che, per il principio della "tutela indiretta", farebbe scattare l'assoluta inedificabilità anche di tutta la zona circostante. La lettera è stata inviata alla sindaca Virginia Raggi e a Eurnova, la società a cui fa capo la proposta del club giallorosso e potrebbe rompere le uova nel paniere di giunta, banche e costruttori. Le motivazioni con le quali la soprintendente dà il via alla procedura di vincolo vanno ricercate nella storia dell'impianto inaugurato nel 1959 in previsione delle Olimpiadi del '60; per la parte architettonica l'interesse maggiore è dato dalla tribuna dell'Ippodromo, considerata dagli storici un esempio unico per l'innovazione tecnica dei suoi tempi. Inoltre avrebbero valenza rilevante le relazioni dell’ippodromo con l'architettura del vicino Eur, e l'area intorno all'Ippodromo che andrebbe tutelata per non perdere la visione originaria nel contesto agrario degli interventi di bonifica degli anni Trenta. Inoltre appare fortissimo il rischio (o l’opportunità!) di scoprire reperti archeologici durante gli scavi, vista la prossimità del sito al Tevere, alla via Ostiense, al fosso di Vallerano ed al raccordo autostradale per Fiumicino, anche se su questo fronte la procedura richiesta più volte dalla soprintendenza non risulta ancora attivata.
Raggi succube dei palazzinari affaristi e speculatori
La sindaca Raggi tenta di barcamenarsi fra le pressioni del costruttore Parnasi ed Unicredit, da quelle della tifoseria romanista che chiede il nuovo stadio, e dalla propria base che ricorda la posizione ormai decaduta di lotta ai palazzinari. Dire NO significherebbe salvare una splendida ansa del Tevere, di grande valore paesaggistico dove abbonda selvaggina e dove sarebbe sufficiente il solo rispetto del piano regolatore di Roma per escludere qualsiasi costruzione. Probabilmente però la Raggi ed i vertici del M5S sanno stimare anche il prezzo politico che pagherebbero in termini di voti; Totti e Spalletti, reciprocamente calciatore-simbolo ed allenatore della AS Roma, hanno preso posizione da tempo, naturalmente a fianco di Pallotta e C., come da consuetudine di rapporti fra milionari. Fra l’altro i tifosi romanisti pensano che il nuovo stadio, vero cavallo di Troia dell’imponente opera speculativa nel sottobosco del moderno oppio dei popoli qual è il calcio, apparterrà alla AS Roma, ma non è così; la Società sarà inquilina dello stadio che rimarrà però di proprietà dell’americano Pallotta e dei suoi partners d’impresa, su tutti le grandi banche d’affari Unicredit, Goldman Sachs e J.P.Morgan. Dunque, se gli impegni elettorali vengono traditi così palesemente a livello locale, cosa fa pensare che il 5 Stelle farà diversamente un domani a livello nazionale? A Roma la Raggi è stata eletta in promessa di un obiettivo ambizioso sull’edilizia e sull’ambiente ed adesso sta facendo l’esatto contrario. A poco importa se alla fine il milione di metri cubi sarà tagliato dal 10, del 20 o del 40 per cento. È la classica foglia di fico. La sostanza non cambia e i palazzinari brinderanno spazzando via l’ultima ansa del Tevere “urbano” ancora verde, mettendo a rischio anche la tenuta dell’unico depuratore fognario presente per tutta l’area di Tor di Valle ed aumentando a livello esponenziale gli effetti del rischio idrogeologico proprio della zona. Come chi li ha preceduti nell’amministrazione romana, Raggi e compagnia si stanno rivelando sensibili agli affari che fruttano popolarità ed interessi economici. Sette mesi di disastri, quelli che separano l’oggi dall’elezione della Raggi, per chi, dando la propria fiducia al movimento di Grillo, sperava di aver trovato un movimento di giustizia sociale e di spiccata onestà intellettuale capace di scardinare le logiche di potere che hanno ridotto in braghe di tela il nostro popolo ed il nostro paese. Gli stessi poteri con i quali i loro vertici vanno oggi a braccetto, spartendosi la torta dello stesso potere che odora di interessato e complice trasformismo.
22 febbraio 2017