Per traffico di influenze illecite
Indagato il padre di Renzi
Tiziano Renzi, padre dell'ex presidente del Consiglio e segretario dimissionario del Pd Matteo, è iscritto nel registro degli indagati della Procura di Roma per il reato di traffico di influenze illecite (articolo 346 bis del codice penale). L'accusa gli viene contestata in un invito a comparire notificatogli il 15 febbraio dai Pubblici ministeri (Pm) della Procura di Roma, Paolo Ielo e Mario Palazzi, titolari del fascicolo inerente il filone d'inchiesta per corruzione sugli appalti “Consip” (la società per azioni del ministero dell'Economia incaricata dell'acquisto di beni e servizi delle amministrazioni pubbliche).
L'inchiesta, iniziata a Napoli è stata trasferita per competenza a Roma nei mesi scorsi.
Nello stesso fascicolo il 23 dicembre scorso sono già stati iscritti, per rivelazione di segreto di ufficio e favoreggiamento, l'ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e attuale ministro dello Sport, Luca Lotti, il comandante generale dell'Arma dei carabinieri Tullio Del Sette e il comandante della Legione Toscana dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia.
Secondo gli inquirenti il padre dell’ex premier ha usato la sua influenza sull’amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni, per “facilitare” l'aggiudicazione della gara di appalto e indurre Romeo a promettere pagamenti nei
suoi confronti.
Romeo ambiva all’appalto più grande d’Europa, Fm4, il facility management per i servizi a tutti gli uffici pubblici italiani bandita nel 2014, del valore di 2 miliardi e 700 milioni di euro, di cui l'imprenditore napoletano si è aggiudicato tre lotti per un importo superiore ai 600 milioni di euro.
Ad inguaiare babbo Renzi ci sono decine di intercettazioni ambientali e telefoniche effettuate nell'estate del 2016 fra Romeo, il suo consulente Italo Bocchino (ex parlamentare fascista, poi PDL e vicepresidente di Futuro e Libertà e attuale direttore del “Secolo d'Italia”) e l'amico di famiglia Renzi. Durante i colloqui i tre fanno spesso riferimento proprio al ruolo di “facilitatore” negli appalti svolto da Tiziano Renzi in quanto grande amico del numero uno di Consip, Luigi Marroni.
Tra le carte dell'inchiesta c'è anche il “pizzino” trovato nella spazzatura sul quale Romeo annotava fra gli altri destinatri di tangenti proprio le iniziali di Tiziano Renzi accanto ai pagamenti mensili da effettuare.
Il sequestro della spazzatura ordinato dai Pm napoletani Henry John Woodcock, Celeste Carrano ed Enrica Parascandolo, nell’ufficio di via Pallacorda a Roma dove Romeo
teneva i suoi incontri, si è reso necessario perché Romeo, sospettoso di essere intercettato, scriveva sui fogli di carta i destinatari delle tangenti.
Nella registrazione Romeo prima dice la cifra da dare a un soggetto e poi scrive una o più lettere sul foglio. Quando dice “30 al mese a…”, secondo gli inquirenti si riferisce a Tiziano Renzi, che sarebbe rappresentato dalla “T.” vergata in silenzio sul foglio.
Secondo l’ipotesi investigativa Romeo si sarebbe impegnato di dare 30 mila euro al mese a “T.” alias Tiziano Renzi e il suo intendimento sarebbe stato quello di ottenere un trattamento più favorevole per la Romeo Gestioni nei rapporti con la Consip.
Si tratta della “polizza assicurativa” sugli appalti Consip, come la chiama
Romeo.
Prove e circostanze inconfutabili confermate anche dal fatto che, purtoppo, alla fine dell'estate scorsa, proprio quando l’inchiesta da Napoli stava arrivando nel cuore della famiglia Renzi, l’indagine è stata irrimediabilmente compromessa da una “fuga di notizie” che, secondo quanto ha dichiarato l’amministratore della stessa Consip, Marroni, avrebbe avuto come protagonisti il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette, il comandante della Toscana dell’Arma, Emanuele Saltalamacchia, e soprattutto Luca Lotti, braccio destro di Renzi, già sottosegretario alla Presidenza del consiglio, attuale ministro allo sport e non a caso aspirante alla delega sui servizi segreti con Gentiloni. Del Sette, Saltalamacchia e Lotti sono tutti accusati a vario titolo di rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento.
Fatti gravissimi insomma, su cui però gran parte dei media di regime preferiscono sorvolare e lo Renzi
non ha proferito parola.
Emiliano sarà ascoltato dai magistrati romani nei prossimi giorni che verbalizzeranno e acquisiranno agli atti anche il contenuto degli sms incriminati.
1 marzo 2017