La bracciante Paola Clemente è morta nei campi nel luglio 2015
Sei arresti per sfruttamento dei braccianti
Incarcerati anche Bello, titolare dell'Agenzia interinale e Grassi, titolare dell'azienda che trasporta le braccianti fino ad Andria
Lo scorso 23 febbraio sei persone sono state arrestate in Puglia a conclusione dell’inchiesta giudiziaria promossa per far luce sullo sfruttamento di braccianti in provincia di Barletta - Andria - Trani che portò alla morte della quarantanovenne Paola Clemente, stroncata da un infarto sotto un tendone nelle campagne di Andria il 13 luglio 2015 mentre era addetta all’acinellatura dell’uva.
Dell’episodio della morte della Clemente si occupò a suo tempo “Il Bolscevico” n. 32 del 10 settembre 2015 in un articolo dove denuncia il brutale sistema di sfruttamento di manodopera nelle campagne pugliesi, un vero e proprio sistema di schiavitù che soltanto nella stessa estate del 2015 aveva provocato la morte per sfinimento fisico anche del quarantaduenne Arcangelo De Marco che lavorava nelle campagne del Metapontino in provincia di Matera, di un quarantasettenne sudanese nelle campagne tra Nardò e Avetrana, di un cinquantaduenne tunisino a Polignano a Mare e che certamente aveva ucciso anche un altro immigrato africano scomparso improvvisamente a Rignano Garganico dove lavorava, il cui corpo si sospetta sia stato occultato dai caporali.
Gli arresti del 23 febbraio scorso sono comunque relativi soltanto alla vicenda di sfruttamento ai danni di Paola Clemente che, madre di tre figli, impiegava ogni giorno complessivamente 5 ore per percorrere 300 chilometri tra andata e ritorno per recarsi da San Giorgio Jonico (TA) dove abitava fino alle campagne a nord di Bari (tra Andria e Canosa) per lavorare 12 o 13 ore al giorno all’acinellatura dell’uva per un guadagno di non più di 27 euro per ogni giornata.
Considerando anche il tempo del viaggio, la donna partiva da casa alle 3 di mattina per ritornare soltanto attorno alle 20, una vita d’inferno e una morte come una bestia. La procura della Repubblica di Trani ha avviato un’inchiesta sul caporalato che ha portato in carcere sei persone con le accuse di truffa ai danni dello Stato, illecita intermediazione di manodopera e sfruttamento del lavoro
In carcere sono finiti Ciro Grassi (titolare dell'azienda di trasporti tarantina che trasportava in pullman le braccianti fino ad Andria), Pietro Bello (direttore dell'agenzia di lavoro interinale Inforgroup di Noicattaro per cui la Clemente lavorava), Giampietro Marinaro e Oronzo Catacchio (dipendenti dell’agenzia interinale) e infine Maria Lucia Marinaro (moglie di Ciro Grassi, accusata di aver fatto risultare giornate fasulle di lavoro nei campi con lo scopo di intascare poi le indennità previdenziali).
Invece Giovanna Marinaro (sorella di Maria Lucia Marinaro e cognata di Ciro Grassi) è finita ai domiciliari con l’accusa di avere svolto il lavoro di caposquadra nel campo dove morì Paola Clemente.
Si trattava insomma di una vera e propria organizzazione strutturata che si arricchiva tramite lo sfruttamento della manodopera: nel corso delle indagini sono stati acquisiti nelle abitazioni di numerose lavoratrici - che abitano in provincia di Taranto e che lavoravano per l’agenzia di lavoro interinale Inforgoup - documenti in cui sono emerse differenze fino al 30% tra le indicazioni delle buste paga dell'agenzia interinale che forniva manodopera e le giornate di lavoro effettivamente effettuate dalle braccianti.
È evidente quindi che dietro l’apparenza di una regolare agenzia di lavoro interinale si nascondeva una vera e propria organizzazione finalizzata allo sfruttamento sistematico della manodopera, impiegata per più tempo rispetto a quello risultante nella documentazione ufficiale e pagata molto meno rispetto alle buste paga ufficiali.
Mentre è ancora in corso l'indagine sulla morte di Paola Clemente - per la quale si sta svolgendo una consulenza da parte di un docente di medicina del lavoro che dovrà accertare se vi sia stato nesso di causalità tra decesso e superlavoro - l’indagine che ha portato all’arresto delle sei persone riguarda specificamente lo sfruttamento di oltre 600 braccianti, per lo più donne molto povere con figli minori e mariti spesso senza lavoro.
Anche Arcangelo De Marco, concittadino di Paola Clemente che morì nel 2015 nelle campagne del Metapontino mentre svolgeva pesanti lavori agricoli, lavorava presso l’agenzia di lavoro interinale Inforgroup di cui è titolare Pietro Bello.
Questo supersfruttamento schiavista nelle campagne non è l'eccezione ma la regola, non è limitata a qualche regione meridionale come la Puglia di Emiliano ma è estesa a tutta la penisola: è il sistema attraverso cui le grandi proprietà agricole e le grandi aziende di commercializzazione e distribuzione si appropriano di profitti astronomici mentre i braccianti sono ridotti in miseria e in uno stato di brutale schiavitù, e condannati allo sfinimento fisico e persino alla morte.
8 marzo 2017