Lo denuncia l'Inca-Cgil
208 euro di pensione per i voucheristi
Mentre il governo e la maggioranza parlamentare si arrovellano su come salvare i voucher dal referendum, dall'Inca CGIL (il patronato) arriva un'importante indagine, contenuta nel rapporto Voucher: “buoni” per oscurare lavoro e tutele,
che conferma dati alla mano un fatto già abbastanza chiaro a tutti: ai voucheristi, ossia chi lavora pagati con i “buoni”, non arriverà praticamente nessuna pensione.
Lo studio della CGIL prende in esame un ipotetico lavoratore che, pagato a voucher, percepisce un reddito annuo di 9.333 euro. Una miseria, ma che rientra nel tetto massimo di voucher erogabili. Questo voucherista si vedrebbe quindi corrispondere una pensione che definire misera sarebbe un eufemismo: 208,35 euro.
Senza contare che gli occorreranno almeno 35 anni di lavoro per raggiungere l'anzianità contributiva minima, quindi non potrebbe andare in pensione prima dei 70 anni. Tutto senza avere diritto a tutele fondamentali come la malattia, la maternità, l'invalidità.
Naturalmente si tratta di uno studio campione che prevede una vita passata a lavorare esclusivamente a voucher. Questo di per sé non è affatto inverosimile, visto che l'Inca per il 2016 denuncia ben 133,8 milioni di voucher venduti, con una media d'età scesa ai 36 anni. Tuttavia, la situazione non si fa certo più rosea per chi passa dai voucher ad altre forme di lavoro precario e viceversa, che comunque non assicurano pensioni dignitose o, in certi casi, la pensione non l'assicurano affatto.
Lo stesso Tito Boeri, presidente dell'Inps, che oggi è in prima fila nella difesa dei voucher sia pure con qualche ritoccatina – mentre non risponde alle denunce circostanziate della CGIL sul fatto che 50 centesimi per ogni voucher finiscono nelle casse dell'Inps, ma non della previdenza sociale –, un anno fa era stato costretto ad ammettere che la generazione 1980 andrà in pensione a 75 anni (vedi: http://pmli.it/articoli/2016/20160427_18i_generazione1980.html). Chi ha buona memoria ricorderà che il suo predecessore Antonio Mastrapasqua aveva candidamente riconosciuto di non voler rivelare i dati sulle pensioni future delle giovani generazioni per non rischiare il “sommovimento sociale”.
Per questi motivi, è inaccettabile anche la proposta tampone del governo Gentiloni che mantiene la possibilità di utilizzo (e quindi abuso) dei voucher per le imprese “senza dipendenti”, oltre che le famiglie.
Per noi occorre “intraprendere una lotta intransigente contro i voucher fino alla loro abrogazione. Il prossimo referendum è un'occasione imperdibile da sfruttare per dare nuovo slancio e portare possibilmente alla vittoria questa battaglia e i marxisti-leninisti non faranno mancare la loro partecipazione e appoggio... Ovviamente questa battaglia non è la fine della guerra, ma sarebbe una importante vittoria sul fronte dei diritti dei lavoratori da inserire nella lotta più generale per abolire l'intero sistema del precariato. Che, come abbiamo detto, è insieme compressione dei diritti dei lavoratori e utile strumento nelle mani della borghesia per soffocarne le lotte. Visto però che ormai il precariato è endemico e parte integrante del sistema economico capitalista, se non si abbatte quest'ultimo, difficilmente si potrà eliminare il precariato”
(dal Documento della Commissione giovani del PMLI “Appoggiando il referendum della CGIL lottiamo per abolire il voucher e il precariato”).
15 marzo 2017