Abusi sui rimborsi agli europarlamentari coinvolti anche due M5S
La corruzione non è come si vuol far credere “un fenomeno tipicamente italiano” legato a “casi isolati” e “spalmati” nel tempo ma è parte integrante del marcio sistema capitalistico e raggiunge livelli più o meno diffusi e più o meno intensi a seconda del contesto politico ed economico vigente in tutti i paesi del mondo.
La conferma arriva dalla scandalosa vicenda esplosa in questi giorni intorno agli abusi dei rimborsi elargiti dal parlamento europeo ai partiti e a singoli parlamentari eletti a Strasburgo in cui sono coinvolti partiti e movimenti politici di mezza europa tra cui figurano anche alcuni europarlamentari del PD, Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Lega.
Un magna magna generale abusato soprattutto da quei partiti che attaccano la Ue da destra e poi sistematicamente utilizzano i fondi di Strasburgo per portare a termine i propri interessi politici e personali.
Una truffa sistematica che ammonta a circa 1,1 milioni di euro studiata apposta per pagare coi soldi rubati alle masse poolari europee lauti stipendi ai dirigenti e collaboratori assunti come “assistenti” ma impiegati a tempo pieno nelle campagne elettorali e nelle iniziative politiche a livello nazionale.
Su tutti spicca il Front National di Marine Le Pen, sul quale c'è una nuova indagine di Bruxelles che coinvolge tra gli altri oltre alla stessa Le Pen anche il suo partner Louis Alliot, il fondatore del partito, Jean-Marie Le Pen, il caporione Florian Philip e altri sei eurodeputati. Al FN il parlamento europeo ha chiesto fra l'altro di restituire 336 mila euro legati ai contratti da assistente di Thieny Legier e Catherine Gnsa rispettivamente guardia del corpo e capo di gabinetto della Le Pen.
Della mangiatoria fanno parte anche il partito irlandese del Sinn Fein Boutonnet e Nicolas Bay e lo Ukip inglese che ha finanziato la campagna elettorale per il referendum per Brexit proprio con i soldi dello stesso europarlamento, e poi i nazionalconservatori polacchi di Diritto e giustizia che addirittura che col denaro pubblico di Strasburgo hanno pagato perfino lo stipendio della badante della madre dei gemelli Kaczynski.
l parlamentari europei ogni mese guadagnano 8mila euro lordi e dispongono di 23mila euro per i collaboratori. Ci sono due tipi di assistenti, quelli accreditati al parlamento con obbligo di lavorare tra le sedi di Bruxelles e Strasburgo e quelli locali, dislocati sul territorio ma la cui attività deve riguardare il mandato europeo del deputato, non la potitica nazionale.
Tra i parlamentari europei italiani spiccano i casi di Lara Comi, deputata di Forza Italia che ha assunto la madre come assistente parlamentare e ora dovrà restituire i 126 mila euro percepiti dalla signora, Luisa Costa, dal 2009 al 2010.
Al centro di un’inchiesta ancora in corso e i cui esiti non sono ancora decisi ci sono anche due eurodeputate grilline: Daniela Aiuto e Laura Agea. La prima è accusata di aver chiesto un rimborso di diverse migliaia di euro per una mezza dozzina di ricerche che le sarebbero dovute servire per svolgere il mandato europeo ma che in realtà sono state copiate da siti come Wikipedia. La seconda ha assunto come assistente un imprenditore, sospettato di non avere il tempo di svolgere il lavoro relativo al mandato europeo dalla deputata ma al massimo, nella veste di attivista del Movimento, di seguirla nella politica locale.
Nel mirino dei “questori” di Bruxelles c'è anche un collaboratore del caporione fascio-leghista Mario Borghezio, il viceministro Riccardo Nencini (ex europarlamentare al quale Strasburgo aveva chiesto indietro 455 mila euro ma ha scampato il rimborso grazie alla provvidenziale prescrizione) e il deputato eletto con il Pd, ora Mdp, Antonio Panzeri, che ha fatto ricorso alla Corte di giustizia europea di fronte alla richiesta di restituire 83 mila euro.
15 marzo 2017