Puntin invia i suoi contractor in Libia a sostegno di Haftar
In una intervista pubblicata il 14 marzo dall'agenzia Reuters,
l'ex ufficiale e titolare della compagnia privata russa Rsb rivelava che decine dei suoi contractor sono stati impiegati fino allo scorso mese di febbraio in un’opera di sminamento di un impianto industriale vicino alla città di Bengasi, nella parte est della Libia controllata dal governo di Tobruk e dalle forze del generale Khalifa Haftar. A quanto pare l'esecutivo di Tripoli di Fayez Al Serraj, quello riconosciuto dall'Onu e che a malapena controlla parte della Libia occidentale, non sapeva nulla dell'operazione.
L’imprenditore russo spiegava che la sua azienda non lavorava per conto del ministero della difesa russo ma ha svolto attività di consulenza per il ministero degli Esteri; i suoi uomini, precisava, non hanno preso parte a combattimeni anche se erano pronti a farlo per “difesa”.
Ufficiali egiziani e di Tobruk smentivano la notizia. Il Cremlino smentiva la presenza di “forze speciali russe” in Libia ed Egitto, quasi una ammissione dato che si trattava di mercenari e non di militari regolarmente inquadrati. Si tratta comunque di un segnale, e non l'unico, dei legami sempre più stretti tra la Russia di Vladimir Putin e Haftar, sulla scia dei rapporti avviati con la visita del generale libico a Mosca nel dicembre 2016 e l'intesa col governo di Tobruk per l’apertura di una base russa a Bengasi, gemellata con quella siriana di Latakia. Un segnale della volontà dell'imperialismo russo di approfittare della crisi libica aperta dall'aggressione dell'imperialismo occidentale e dall'uccisione del dittatore Gheddafi per rimettere un piede il Libia, al centro del Mediterraneo.
La crisi libica non si è avviata affatto verso una soluzione con la creazione, voluta in particolare dall'imperialismo italiano e sponsorizzata dall'Onu, del governo di unità nazionale guidato da Serraj. Al summit sui migranti tra l'Europa e il Nord Africa che si è tenuto il 20 marzo a Roma Serraj si è seduto accanto a ministri di vari paesi europei e nordafricani e al supercommissario dell'Unione europea per le Migrazioni, il greco Dimitri Avramopoulos ma a casa sua, a Tripoli non può muoversi liberamente neanche dalla sua base bunker di Abu Sitta, protetto dalle milizie islamiste di Misurata ma messo sotto tiro dalle milizie islamiste dell'ex premier Khalifa al Gwell che a nel dicembre scorso e a gennaio avevano attaccato alcune sedi di ministeri. L'avversario principale di Serraj sta comunque in Cirenaica dove il comandante Khalifa Haftar controlla il governo non riconosciuto di Tobruk e diversi zone costiere e nel Sud della Libia; di recente ha riconquistato i preziosi terminal petroliferi di Ras Lanuf e As Sidra, tra Sirte e Bengasi, occupati a inizio marzo da formazioni islamiste fedeli a Tripoli.
In questa situazione Putin prova a assumere un ruolo di “mediatore” per partecipare alla spartizione del paese tra Haftar e gli islamisti di Misurata e Tripoli, vicini alla Turchia sua nuova alleata seguendo una tattica che ha avuto successo in Siria. Ha iniziato stringendo i contatti col governo di Bengasi e Haftar, tramite il collegamento dell'alleato egiziano Al Sisi. Rapporti ufficiali e alla luce del sole affiancati da altri meno evidenti. A Damasco e Aleppo erano spuntati agenti dei servizi russi a fianco delle truppe governative di Assad, in Cirenaica sono apparsi i mercenari della compagnia privata russa Rsb. E non solo.
La rete televisiva americana Cnn
ha rilanciato il 14 marzo la notizia che aerei da ricognizione americani hanno individuato un aereo da trasporto russo e un grande drone in una base aerea nell'Egitto occidentale non lontano dal confine con la Cirenaica. L'agenzia Reuters
, citando fonti americane e egiziane, confermava la presenza dei mezzi russi e di 22 membri delle forze speciali russe a Sidi Barrani a un centinaio di chilometri dal confine tra Egitto e Libia; le fonti egiziane rivelavano che in febbraio la Russia ha usato un'altra base egiziana a est Marsa Matrouh per operazioni simili. Il Cremlino smentiva la sua presenza militare in Egitto e il portavoce di Putin Dmitri Peskov confermava solo che la Russia è in “contatto” in Libia con quelle parti con le quali considera giusto avere dei rapporti ma non ha intenzione di “interferire troppo” negli affari interni del Paese poiché non è “consigliabile” al momento.
Al momento, secondo quanto dichiarato il 14 marzo all'agenzia russa Ria Novosti
dal presidente del parlamento libico di Tobruk, Aguila Saleh Issa, “abbiamo chiesto al governo russo di aiutarci a formare i soldati delle forze armate, far riparare dai tecnici russi le attrezzature militari, perché la maggior parte dei nostri ufficiali sono stati addestrati in Russia e molti parlano russo, sanno come utilizzare le strumentazioni russe. Ci hanno promesso aiuto nella lotta contro il terrorismo”.
22 marzo 2017