Sicurezza urbana di stampo fascista
Minniti trasforma i sindaci in questori
Criminalizzati gli emarginati, i poveri e gli indifesi. La Lega razzista e fascista applaude il decreto in Commissione. Mdp vota a favore, il M5S si astiene
Il 16 marzo la Camera ha approvato a larga maggioranza in prima lettura il decreto di “straordinaria necessità e urgenza” del ministro dell'Interno Minniti, che sulle orme del suo predecessore Maroni, col pretesto della salvaguardia “della sicurezza e del decoro urbano”, conferisce ai sindaci poteri di ordinanza simili ai questori e legalizza misure speciali da stato di polizia per ripulire le città dai poveri, dagli immigrati e dagli emarginati.
Il decreto, che era stato varato dal Consiglio dei ministri del governo Renzi-Gentiloni del 10 febbraio scorso, insieme ad un decreto del ministro della Giustizia Orlando per restringere l'accoglimento dei migranti richiedenti asilo e facilitarne le espulsioni, è passato ora al Senato per la definitiva conversione in legge. Cosa che dovrebbe avvenire senza troppi problemi. Il provvedimento è stato approvato infatti con 230 voti a favore, cioè quelli del PD e dei loro alleati di “centro-destra”, più quelli del nuovo gruppo parlamentare Mdp formato dai dissidenti del PD guidati da Bersani e Speranza, che si sono accodati docilmente alla maggioranza di governo. Non si vede perché non dovrebbero replicare il servizio al governo anche al Senato, dove la maggioranza può contare oltretutto anche sui voti del gruppo ALA del plurinquisito e ora anche condannato Verdini.
E c'è da considerare che di voti veramente contrari a questo provvedimento fascista ci sono stati solo quelli di SI-SEL, a cui si sono aggiunti per questa occasione i no degli ex SEL confluiti in Mdp. Invece il Movimento 5 Stelle si è astenuto, dando con ciò un chiaro segnale, se non di via libera al provvedimento, quantomeno di “non opposizione”. E infine c'è da considerare che l'opposizione della destra – Forza Italia, Lega, FdI – come si è visto alla Camera, è solo strumentale e tutt'altro che di principio: chiede misure ancor più liberticide e fasciste, ancor più poteri ai “sindaci-sceriffi” e ancor più mezzi e più impunità per le “forze dell'ordine”, ma è chiaro che al Senato non si arrischierà a bocciare un decreto che va nella stessa direzione da essa sempre predicata.
Tant'è vero che la Lega razzista e xenofoba di Salvini ha applaudito il decreto di Minniti in Commissione Affari costituzionali, e grazie ad un inciucio tra PD e FI la maggioranza di governo ha accolto un emendamento di Mara Carfagna all'articolo 10 del decreto che estende a chiunque l'arresto per la cosiddetta “flagranza di reato differita” già in vigore per gli stadi di calcio, ovvero la facoltà alle forze di polizia di fermare e arrestare persone anche senza flagranza di reato ma in base all'identificazione successiva tramite videoregistrazioni. Una misura chiaramente indirizzata contro partecipanti a cortei e manifestazioni politiche, come ha confessato spudoratamente la stessa deputata berlusconiana, dicendo che si tratta di “una modifica necessaria per arginare, ma soprattutto per tentare di prevenire e scoraggiare episodi come quelli che, ad esempio, si sono verificati a Napoli sabato 11 marzo”.
La “percezione di insicurezza” di Minniti
Per non parlare dell'altro inciucio PD-FI-Lega che ha portato alla sparizione dal testo del decreto dell'emendamento governativo che istituiva il codice di identificazione per reparto delle forze di polizia impiegate nelle piazze: ancorché fosse solo una presa di giro, in quanto non ha nulla a che vedere con il codice di identificazione personale del singolo poliziotto come si usa in altri Paesi europei, e quindi del tutto inservibile in ambito processuale, dato che la responsabilità penale è sempre individuale, il pronto ritiro di questo emendamento da parte del governo dimostra quanto il “centro-sinistra” renziano e il “centro-destra” di Belusconi, Salvini e Meloni abbiano sostanzialmente la stessa concezione scelbiana di stampo fascista dell'”ordine pubblico” e della salvaguardia dell'impunità delle forze repressive.
Persino gli argomenti propagandistici e demagogici impiegati sono gli stessi, come dimostra l'audizione di Minniti nel “Question time” parlamentare di qualche giorno prima, in cui difendendo il suo provvedimento ha ammesso con perfetta faccia di bronzo che sì, è vero, i reati nel 2016 sono diminuiti in Italia del 9,4%, ma è la “percezione di insicurezza” che è aumentata. I reati sono calati di quasi il 10% tuttavia siccome ai “cittadini” (che a breve voteranno) sembrano aumentati, allora bisogna procedere con un provvedimento di “straordinaria necessità e urgenza” per poter colpire con altrettanto aumentata ferocia migranti, accattoni, senzatetto, venditori abusivi, drogati, piccoli spacciatori ed emarginati in generale, dai quali proverrebbe appunto tale “percezione di insicurezza”: questa è la logica reazionaria di Minniti.
Il Daspo, arma a difesa del sistema borghese
L'invenzione più odiosa dell'ex braccio destro dalemiano, e che sta al centro del suo decreto fascista, è il cosiddetto “Daspo urbano”, perché ripreso da quello applicato negli stadi di calcio per colpire gli ultras più violenti, e ora esteso potenzialmente a chiunque possa rappresentare, a richiesta dei sindaci, un “pericolo” per la “sicurezza” e il “decoro” urbani. Per esempio migranti senza permesso di soggiorno, poveri senza fissa dimora, rovistatori nei cassonetti, writers, accattoni, venditori abusivi, sfrattati occupanti di case vuote, ma anche manifestanti che con la loro stessa presenza impediscono la “libera fruizione degli spazi pubblici”, e così via.
Un'arma che può essere adattata quindi a colpire anche chiunque si oppone politicamente al sistema borghese e vuole esercitare il diritto costituzionale di manifestarlo pubblicamente. Ne abbiamo avuto un esempio in anteprima con il fermo di polizia di centinaia di manifestanti che si stavano recando alla manifestazione Eurostop, a decine dei quali è stato applicato di fatto il Daspo rimandandoli indietro col foglio di via obbligatorio.
Ma il Daspo, ossia il divieto di frequentare determinati luoghi pubblici, può essere comminato dal questore (non casomai dal giudice) anche a chi negli ultimi tre anni è stato condannato, anche con sentenza non definitiva, per spaccio (categoria in cui, grazie alla Fini-Giovanardi, giudicata fra l'altro incostituzionale, si sa che possono essere inclusi facilmente anche semplici consumatori di sostanze): insomma, proprio quelli che si proclamano fieramente “garantisti” e invocano il principio di innocenza fino al terzo grado di giudizio (e anche oltre, vedi caso Minzolini salvato dal PD), quando si tratta di politici corrotti, sono gli stessi che sono pronti a mettersi sotto i piedi la stessa presunzione di innocenza quando si tratta invece di tossicodipendenti ed emarginati sociali!
Non a caso il primo a plaudire al decreto Minniti è il renzianissimo sindaco di Firenze, Dario Nardella, uno dei più accaniti “garantisti” quando si tratta degli intrallazzi della banda di Renzi, e che ha già al suo attivo uno dei primi “Daspo urbani”, insieme al sindaco di Milano, Sala, che ne ha due, e al sindaco fascioleghista di Gallarate, Cassani, che ne detiene il record con 9 sanzioni e 7 Daspo in meno di un mese. Come si vede non c'è nessuna differenza tra sindaci di “centro-sinistra” e “centro-destra” nell'utilizzazione di questa legge, tranne (per ora) nell'uso più o meno massiccio dei nuovi poteri discrezionali concessi ai sindaci: ma “dare discrezionalità al potere – nota giustamente lo scrittore Roberto Saviano su La Repubblica
del 18 marzo – significa generare ingiustizie. Arrivare a questa scorciatoia perché la legge è troppo lenta significa dire meglio un'ingiustizia veloce che una giustizia lenta. La ragione dovrebbe invece continuare a pretendere una giustizia veloce. Maroni da ministro degli Interni aveva spinto per far nascere sindaci-sceriffi, ora Minniti arma questa possibilità con questo decreto”.
Ed ecco come gli risponde Minniti, intervistato dallo stesso quotidiano filogovernativo: “Si dirà: ma se il sindaco è di destra? Sempre un sindaco è. E, soprattutto, è un sindaco liberamente eletto dal popolo”. E Nardella, di rincalzo: “Il ministro Minniti ha fatto un buon lavoro... consiglio a Saviano di non iscriversi alla sinistra salottiera e buonista che parla di buona e cattiva legalità a seconda di chi si vuole colpire”. Dove sta nella sostanza la differenza con la demagogia razzista e forcaiola di Salvini?
29 marzo 2017