Cause e responsabilità degli attentati di Londra e Anversa
Negli stessi giorni i raid aerei della santa alleanza imperialista fanno 33 morti fra i civili a Raqqa e 240 a Mosul
È di 5 morti – compreso l'attentatore – e circa 50 feriti il bilancio dell'attacco condotto il 22 marzo nella zona di Westminster a Londra da Khalid Masood, 52 anni, soldato dello Stato islamico (IS); questi ha prima lanciato il suo Suv sulla folla, poi, dopo essersi schiantato sulla recinzione del Parlamento inglese, ha accoltellato a morte un poliziotto prima di essere ucciso dalle forze di sicurezza.
Un altro attacco simile è stato fortunatamente sventato il giorno successivo ad Anversa, in Belgio, poco prima di essere messo in atto.
Ancora una volta esprimiamo il nostro dolore per le morti civili e incolpevoli, ormai all'ordine del giorno anche in Europa. Come abbiamo già scritto in altre occasioni, vogliamo che queste stragi cessino, qui come nel Medio Oriente, e proprio per questo non possiamo non interrogarci sulle loro cause. Anche perché, proprio mentre altro sangue innocente scorre in Europa, lo accompagnano nuove dichiarazioni guerrafondaie, ipocrite e islamofobe.
Mentre piangono lacrime di coccodrillo e affermano che l'attentato “ha cercato di mettere a tacere la nostra democrazia”, è stato un “attacco al mondo” e al “luogo dove persone di tutte le nazionalità si riuniscono per celebrare cosa significa la libertà”, la primo ministro reazionaria e guerrafondaia Theresa May e soci tengono nascosto alle masse che questi attentati, benché non condivisibili né giustificabili visto che colpiscono civili innocenti, sono oggettivamente il contrattacco dello Stato islamico contro gli Stati che lo aggrediscono e bombardano.
Vittime incolpevoli delle ritorsioni alla guerra imperialista
I politicanti borghesi e governativi e la stragrande maggioranza dei mass media puntano tutto sul “fanatismo” di “pazzi religiosi” che odiano l'Occidente, una posizione comoda e facile da annaffiare con razzismo e islamofobia, ma che non spiega un bel nulla. Anzi copre la carneficina imperialista in atto in Iraq e Siria.
Infatti non si capisce perché avvengano questi attentati se non si comprende che siamo nel bel mezzo di una guerra, scatenata dalla santa alleanza imperialista di Usa, Francia, Gran Bretagna, Germania, Belgio, Italia e compagnia per sradicare lo Stato islamico, che minaccia il loro predominio economico e i loro interessi nelle ricche risorse naturali del Medio Oriente. Una guerra che fa seguito a decenni in cui quelle zone sono state messe a ferro e fuoco. Nel comunicato con cui rivendica l'attacco, infatti, lo Stato islamico afferma che il suo “soldato” ha agito “in risposta agli appelli a colpire i cittadini delle nazioni della coalizione”.
Secondo quanto riportato dal “Telegraph” l'11 dicembre scorso, l'intervento bellico britannico contro l'IS in meno di due anni ha superato quello in Afghanistan e in Iraq. Le bombe sganciate dall'aviazione inglese, RAF, in Siria, Iraq e Libia in 12 mesi hanno superato di undici volte quelle impiegate nell'anno più intenso di combattimenti in Afghanistan. È il record di coinvolgimento della RAF in operazioni belliche da 25 anni, secondo dati del ministero della Difesa del Regno Unito, il cui titolare Michael Fillon aveva pronunciato quello che ora potrebbe sembrare un tetro presagio: “sconfiggere i malvagi terroristi del Daesh contribuirà a rendere più stabile il mondo e più sicure le strade britanniche”. Lo Stato islamico è sotto aggressione militare anche da parte dell'imperialismo russo e da quello turco e dalle forze curde al servizio dell'imperialismo americano.
Tutti questi raid aerei su popolose città come Mosul e Raqqa, dalla precisione tutt'altro che certosina, provocano gli stessi lutti, la stessa paura e la stessa rabbia e voglia di vendetta provate anche dagli europei dopo attentati come quelli di Londra. Il 22 marzo, appena un giorno prima l'attacco nella capitale inglese, un bombardamento Usa ha massacrato 33 sfollati all'interno di una scuola di Raqqa. In due settimane di assedio, i morti civili causati dalla Coalizione superano il centinaio, secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani (organo non certo sospettabile di simpatie per l'IS, anzi sovvenziato proprio dal governo inglese). Di nuovo, il 25 marzo un altro raid aereo, si sospetta statunitense ma di sicuro da uno dei Paesi della Coalizione, ha fatto strage di 240 civili tra cui moltissimi bambini a Mosul.
Sulle folle arabe cadono le bombe dal cielo, contro le folle europee piombano camion e coltelli, visto che l'IS non dispone di un'aviazione. Si tratta di una spirale dove la barbarie imperialista provoca la barbarie dei soldati del Califfato che ritorcono contro gli Stati imperialisti gli stessi metodi sanguinari da questi ultimi impiegati in Medio Oriente. E che prevedibilmente non cesserà se gli Stati aggressori non interromperanno attacchi e bombardamenti.
Non chiudere i confini, cessare i bombardamenti e trattare con l'IS
Il cambio di tattica dell'IS in Europa, che dopo gli attacchi di Parigi e Bruxelles ha fatto affidamento su agenti solitari e probabilmente privi di coordinamento per creare paura e dissanguare lentamente il nemico, non cambia la natura del problema. Per questo sono totalmente inutili e volutamente liberticide e xenofobe le misure lanciate da May per “più polizia nelle strade”, nonché quelle proposte dai fascio-razzisti alla Le Pen e Salvini per chiudere le frontiere. Ciò non allevierebbe il problema ma limiterebbe solamente le libertà democratiche e si ritorcerebbe sulle masse di profughi in fuga da guerre, persecuzioni e povertà.
I governanti imperialisti europei ci hanno trascinati in una guerra ingiusta per difendere i profitti del capitale bellico e petroliero e che, dopo avere devastato il Medio Oriente, ora viene portata fin dentro gli Stati aggressori. Spetta quindi a loro portarcene fuori, cessare la guerra allo Stato islamico e trattare con esso, altrimenti sarà anche loro la responsabilità di future vittime innocenti. Ormai è un'urgenza irrimandabile sulla quale dovrebbe svilupparsi un forte movimento contro la guerra imperialista che si batta in questo senso e chiarisca le vere responsabilità del conflitto in corso.
Gli antimperialisti e i pacifisti italiani dal canto loro devono mobilitarsi al più presto per impedire che Gentiloni intensifichi la partecipazione del nostro Paese alla coalizione esponendo così il nostro popolo alle inevitabili ritorsioni terroristiche.
Nell'aggressione a Mosul già operano, sia pure in seconda linea, caccia, droni e soldati italiani.
29 marzo 2017