Ennesima provocazione del ministro del Lavoro
Poletti ai giovani in cerca di lavoro: meglio il clientelismo del curriculum
Deve dimettersi. La base sinceramente progressista del PD e dei Giovani Democratici abbandoni la banda di Renzi
Giuliano Poletti, il famigerato ministro del Lavoro (o, per meglio dire, della disoccupazione e del lavoro precario) di Renzi prima e di Gentiloni oggi, colpisce ancora con l'ennesima sparata che offende e umilia i giovani italiani figli del popolo alla prese con una ricerca del lavoro sempre più infruttuosa e che se va bene porta al precariato.
Il 27 marzo scorso, l'ex boss delle Coop e autore materiale del Jobs Act ha incontrato gli studenti dell'istituto Manfredi Tanari di Bologna, nei pressi della natia Imola. Qui ha chiosato: “Il rapporto di lavoro è prima di tutto un rapporto di fiducia. È per questo che lo si trova più giocando a calcetto che mandando in giro dei curriculum”.
Ecco, poche parole con cui Poletti è riuscito meravigliosamente ad esaltare al massimo il clientelismo, le raccomandazioni e la corruzione che oggi dominano in Italia per quanto riguarda la ricerca del lavoro. E non solo ai piani alti, dove la rete di conoscenze e relazioni è indispensabile per muoversi nella palude della politica parlamentare, dell'accesso ai posti manageriali, ecc.; ma soprattutto sempre più anche ai livelli più bassi, dove gli uffici per l'impiego e gli altri strumenti “tradizionali” per la ricerca del lavoro funzionano sempre meno e serve avere le giuste conoscenze per trovare un posto migliore. Gli ultimi dati Istat sull'andamento dell'occupazione parlano chiaro: il canale informale (rivolgersi ad amici, parenti, conoscenti) è la pratica più diffusa per trovare lavoro, scelta dall'84,2%, rispetto all'invio di curriculum (69,4%) ed alla ricerca su internet (59,3%). Una pratica, quella della raccomandazione e del clientelismo, che distrugge il diritto di tutti a un lavoro stabile e dignitoso indipendentemente dalla provenienza sociale, territoriale e familiare.
È perciò molto grave che il ministro del Lavoro non stigmatizzi né si impegni per eliminare queste condizioni, ma anzi le faccia passare come per normali, addirittura le esalti al di sopra delle competenze professionali e ci rida sopra. Proprio come aveva fatto in altre occasioni, quando aveva dichiarato che è meglio laurearsi subito e male per tuffarsi nel mare del precariato, e alla fine dell'anno scorso esultando per i giovani costretti a emigrare. E gettando benzina sul fuoco con le solite scuse fasulle con cui affermava: “Ho sottolineato l'importanza di un rapporto di fiducia che può nascere e svilupparsi anche al di fuori del contesto scolastico”. Appunto.
Tra l'altro Poletti nel corso dell'incontro, che riguardava l'alternanza scuola-lavoro, ha rilasciato altre perle, per esempio giustificando i programmi di alternanza che vedono gli studenti schiavizzati per mansioni che niente hanno a che fare coi loro studi, perché, dice il ministro, “intanto vedi un mondo” e “se vai in un bar ti fanno fare un caffè”. Sicuramente vedi il mondo dello sfruttamento malpagato che ti aspetta.
Queste esternazioni non sono certo semplice espressione del personaggio, ma coinvolgono in prima battuta tutto governo, che non ha preso le distanze e anzi lo considera un caposaldo. Soprattutto però sono il riflesso della cultura che domina il PD, ormai totalmente borghese e al servizio del capitalismo, che ha perso ogni connotato anche lontanamente di sinistra e che dalla destra berlusconiana ha preso pienamente anche il linguaggio sprezzante e offensivo verso i giovani e gli oppressi tipico del peggior Brunetta, fino a farne oggi il principale nemico dei lavoratori e dei giovani precari e disoccupati. Addirittura, mentre distrae le masse sparando a zero sui dipendenti pubblici, difende ed esalta il clientelismo e gli altri peggiori privilegi della classe dominante. Chi nella base del PD e dei Giovani Democratici ha ancora a cuore i temi del lavoro, della lotta al precariato e alla disoccupazione e del riscatto dei giovani non può che prenderne atto e schierarsi apertamente e organizzativamente contro la banda di Renzi.
Poletti come minimo dovrebbe dimettersi, ma non ha intenzione di farlo, coperto da Gentiloni. Per questo sarebbe doveroso da parte dei sindacati confederali e di base proclamare lo sciopero generale di 8 ore in difesa della dignità del lavoro e dei lavoratori, contro chi li insulta e ne demolisce i diritti. Certo questa è l'ennesima prova che urge una forte protesta dei giovani e dei lavoratori per cacciare il governo Gentiloni che li condanna alla fame e li tratta con tanto disprezzo.
5 aprile 2017