Scritta col taglia e incolla la tesi di dottorato del ministro Madia
Se ne deve andare
Secondo un'inchiesta de “Il Fatto Quotidiano” pubblicata nell'edizione del 28 marzo a firma di Laura Margottini, la ministra per la Semplificazione e Pubblica amministrazione nei governi Gentiloni e Renzi, Marianna Madia, ha copiato una buona parte della sua tesi intitolata “Essays on the Effects of Flexibility on Labour Market Outcome” scritta per conseguire il dottorato di ricerca a fine 2008 presso la Scuola Imt di Alti Studi di Lucca, quando era già parlamentare PD.
Secondo il quotidiano, che avrebbe utilizzato un software antiplagio per verificare l'autenticità dello scritto, in almeno trentacinque delle novantaquattro pagine (al netto di bibliografia, figure e tabelle) che compongono la tesi vi sono molti passaggi, per un totale di oltre 4 mila parole, pressoché identici a quelli presenti in altre pubblicazioni che la Madia ha inserito nel suo elaborato senza però indicare in modo chiaro le fonti e soprattutto gli autori.
Insomma un taglia e incolla a regola d'arte che sembra sia è sfuggito anche a Fabio Pammolli, allora rettore dello stesso Imt, e a Giorgio Rodano, già professore di ordinario di Economia all’Università Sapienza, che erano i relatori della tesi e che quindi avrebbero dovuto garantire l'originalità del lavoro della Madia e della conformità alle regole che l’accademia si dà per preservare l’integrità della ricerca.
Invece, nella tesi del ministro, pubblicata fra l'altro sul sito dell'Imt, ci sono passaggi con centinaia di parole che risultano identici ad altri già apparsi in pubblicazioni scientifiche.
La pratica di copiare interi passaggi senza citare la fonte all’interno del proprio testo è giudicata molto severamente nel mondo accademico. Lo stesso codice etico dell'Imt definisce come plagio accademico “la presentazione delle parole o idee di altri come proprie”. E questo “può assumere varie forme” come “appropriarsi deliberatamente del lavoro di altri o non citare correttamente le fonti all’interno del proprio lavoro accademico.” Solo a partire dal 2011 l'Imt ha messo a disposizione dei docenti un software anti-plagio, in grado di smascherare le parti copiate.
La mancanza di correttezza nel citare le fonti può spingere le università a revocare il titolo di dottorato o le riviste scientifiche a revocare la pubblicazione di un articolo qualora si riscontri che la mancata attribuzione sia deliberata. In Italia, la legge 475 punisce con pene fino a 3 anni di reclusione chi “in esami o concorsi, prescritti o richiesti da autorità o pubbliche amministrazioni per il conferimento di lauree o di ogni altro grado (…) presenta, come propri, dissertazioni, studi, pubblicazioni, progetti tecnici e, in genere, lavori che siano opera di altri”.
Il caso Madia chiama alla memoria l'analogo scandalo di cui furono protagonisti nel 2011 diversi politici e esponenti del governo Merkel fra cui l'ex ministro della Difesa Karl-Theodor zu Guttenberg costretto a dimettersi e a rinunciare al dottorato.
Cosa aspetta la Madia a fare altrettanto?
5 aprile 2017