L'abolizione di fatto della legge Severino apre la strada al reintegro di Berlusconi
Il PD salva il pregiudicato Minzolini (FI)
Ricambiato l'aiuto per Lotti
Il Patto del Nazareno funziona ancora
Con 137 voti a favore, 94 contrari e 20 astenuti il 16 marzo, meno di 24 ore dopo il salvataggio del ministro renziano allo Sport Luca Lotti, coinvolto nell'inchiesta sulla corruzione alla Consip, il Senato nero ha salvato anche il pregiudicato Augusto Minzolini senatore di FI dalla decadenza dal mandato parlamentare in base alla legge Severino.
Decisivi sono stati i 19 voti a favore e le 24 “assenze” tra le file del PD che, per ricambiare l'aiuto offerto dai berlusconiani per salvare Lotti, ha dato “libertà di votare secondo coscienza” ai suoi senatori.
La cosca di senatori PD che ha salvato Minzolini è capeggiata dalle renziane sfegatate Rosa Maria Di Giorgi (nuova vice presidente Senato) e Rosaria Capacchione insieme a Emilia De Biasi, Laura Fasiolo, Emma Fattorini, Nicoletta Favero, Elena Fissore, Stefania Giannini, Pietro Ichino, Luigi Manconi, Alessandro Maran, Salvatore Margiotta, Claudio Moscardelli, Massimo Muchetti, Francesco Scalia, Ugo Sposetti, Gianluca Susta, Giorgio Tonini e Mario Tronti.
Senza contare altre decine tra assenti ingiustificati (tra cui Napolitano e la Finocchiaro) e di astensioni (che al Senato valgono come voti contro), che hanno agito nell'ombra e alla fine hanno votato contro la decisione del loro partito che appena 8 mesi fa si era espresso in Commissione per la decadenza del senatore berlusconiano.
Minzolini, lo ricordiamo, è stato condannato in via definitiva dalla Cassazione a 2 anni e 6 mesi con sentenza passata in giudicato nel novembre 2015 per peculato con interdizione dai pubblici uffici e con l'accusa di aver speso 65 mila euro dalla carta aziendale della Rai per spese personali quando era stato nominato direttore del TG1 da Berlusconi.
Si tratta di un'assoluzione scandalosa specie se si pensa che il 18 luglio 2016 la stessa giunta per le immunità parlamentari sulla decadenza del Senato aveva votato a stragrande maggioranza la revoca del mandato all'ex direttore berlusconiano del Tg1 e in quella occasione anche il PD aveva votato compatto l'estromissione di Minzolini dallo scranno di Palazzo Madama.
Il voto del Senato ha invece completamente ribaltato la situazione e ora Minzolini, che in Aula a conclusione del suo discorso prima del voto aveva detto “Sono pronto a bere la cicuta”, grazie ai voti dei renziani può invece tranquillamente continuare a riscuotere il lauto stipendio riservato ai senatori della Repubblica, godere di benefit e privilegi da nababbo, e maturare una bella pensione già a partire dal prossimo settembre.
In realtà, a parte il tornaconto personale, il respingimento della mozione di sfiducia presentata dai 5 Stelle contro Lotti e la revoca della decadenza di Minzolini, calendarizzate non a caso a distanza di poche ore una dall'altra (dopo che quella su Minzolini era stata rimandata per mesi) svela scenari ancora più inquietanti sul piano politico e istituzionale.
Prima di tutto conferma che il turpe mercimonio fra Renzi e Berlusconi e l'inciucio fra PD e FI sancito nel Patto del Nazareno non sono mai cessati e funzionano ancora.
Il doppio voto del Senato rappresenta inoltre un inquietante segnale di sfida alla magistratura ormai completamente sottomessa al potere politico proprio come auspicava la controriforma piduista e fascista iniziata da Craxi, portata avanti da Berlusconi con l'avallo del “centro-sinistra” e arrivata a un passo dalla sua completa realizzazione con Renzi-Boschi.
Non a caso il primo ad esultare è stato proprio Berlusconi che ora spera in una fulminea riabilitazione politica da parte della Corte europea per i diritti dell’uomo presso a cui ha presentato ricorso. Nel frattempo la sue truppe cammellate chiedono a gran voce che il colpo di spugna sulla Severino a favore di Minzolini valga anche per lui.
“Con questo voto oggi il Senato ha abolito la Severino. Berlusconi dovrà essere reintegrato già domani perché i due casi sono simili”, ha esultato Lucio Barani, capogruppo di Ala-Sc al Senato. Subito dopo Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, ha aggiunto: “E adesso che fine farà l’infame legge Severino? Usata dalla sinistra solo contro il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi è rottamata una volta per tutte”.
Invece di prendere atto che questo sistema politico ed economico è corrotto fino al midollo, è irriformabile per via politica e elettorale e perciò va spazzato via con la rivoluzione proletaria, gli imbroglioni del Movimento 5 Stelle continuano a buttare acqua sul fuoco per scongiurare “una protesta violenta dei cittadini” a causa di quello che loro stessi definiscono “un atto eversivo contro le istituzioni della Repubblica” e invocano il “voto democratico per cambiare questo Paese”.
Assordante il silenzio di Renzi e del PD rotto solo dal renzianissimo Andrea Marcucci che si è limitato ad assicurare che: “Non c’è alcuna relazione tra il voto su Lotti e quello su Minzolini”.
5 aprile 2017