Tenendo alta la bandiera della Resistenza combattiamo il regime neofascista e il suo governo Gentiloni, per il socialismo
72 anni fa, Il 25 Aprile 1945, si concludeva vittoriosamente la lotta di Liberazione del nostro Paese dal nazi-fascismo. Mai libertà fu conquistata a un prezzo tanto alto di sacrifici e di sangue, con 46 mila partigiani caduti e 21 mila feriti e mutilati, a cui si aggiungono altri 30 mila partigiani morti combattendo nei movimenti di Liberazione di altri paesi e 14 mila caduti e 5 mila feriti tra la popolazione civile che aveva partecipato in vari modi alla Resistenza.
Le donne hanno dato un contributo decisivo alla vittoria sul nazi-fascismo, partecipando in circa 2 milioni alla Resistenza, tra cui 35 mila combattenti nelle file partigiane.
Nel salutare le partigiane e i partigiani, gli antifascisti e i democratici che anche oggi celebrano il 25 Aprile in tutte le piazze d'Italia, e nell'inchinare le sue bandiere agli eroici caduti della Resistenza, il PMLI ricorda perciò che affinché il loro sangue non sia stato versato invano, quello della Liberazione è un anniversario da difendere con le unghie e con i denti, contro gli incessanti tentativi di abolirlo, o quantomeno snaturarlo e istituzionalizzarlo in chiave nazionalista e patriottarda. Tentativi oggi particolarmente insidiosi perché non provengono solo da destra come sempre, ma da diversi anni anche da “sinistra”: e questo da quando, con la liquidazione del PCI revisionista, la “sinistra” borghese ha sposato apertamente il liberismo, la difesa del sistema economico e statale capitalistico, la controriforma neofascista e piduista della Costituzione e delle istituzioni, il nazionalismo patriottardo e l'interventismo militare in politica estera.
Questa mutazione genetica della “sinistra” borghese, dall'antifascismo al neofascismo e dall'internazionalismo al nazionalismo e all'interventismo, è stata accelerata in particolare con l'avvento di Matteo Renzi, una reincarnazione moderna e tecnologica di Mussolini e Berlusconi. Non solo infatti col suo governo egli ha sposato e attuato gli obiettivi della grande finanza e della Confindustria e il modello fascista Marchionne di relazioni sindacali, andando addirittura oltre la politica liberista, antioperaia, antisindacale e di macelleria sociale dei precedenti governi Berlusconi, Monti e Letta, ma ha anche ripreso e continuato il disegno piduista di Gelli, Craxi e Berlusconi, portando avanti l'attacco alla Costituzione del 1948 per completare il regime neofascista e presidenzialista preconizzato dalla P2. Attacco fortunatamente frustrato per ora dalle masse antifasciste e democratiche seppellendolo sotto una valanga di NO al referendum del 4 dicembre.
Tuttavia, come sta dimostrando col suo frenetico attivismo politico-mediatico, e continuando coi suoi intrighi di famiglia nel sistema corruttivo delle nomine e degli appalti pubblici, Renzi non ha certo rinunciato al suo disegno egemonico, e punta a prendersi la rivincita alle prossime elezioni politiche e tornare a governare, magari in alleanza con il suo maestro Berlusconi, nel quadro di un nuovo patto fascista del Nazareno. Per questo, dopo le sue “dimissioni”, infrangendo ogni regola istituzionale, ha preteso e imposto a Mattarella, che si è solo limitato a ratificarlo, il governo Gentiloni, una fotocopia del suo governo che gli scaldasse la poltrona nell'attesa di tornare a Palazzo Chigi.
Quantunque Gentiloni, a differenza di Renzi, usi un’aria dimessa e un linguaggio vellutato, egli cura altrettanto fedelmente gli affari della borghesia e del capitalismo italiani. Dopo aver militato in gioventù nella “sinistra extraparlamentare”, assumendo posizioni dirigenziali nel Movimento lavoratori per il socialismo (Mls, ex Movimento studentesco che si autodefiniva “marxista-leninista”) e il PdUP, ed essere passato con disinvolto opportunismo attraverso il pacifismo e l'ecologismo radicale e la Margherita di Rutelli, per poi finire nel PD, ha infine completato il suo apprendistato da rampollo della grande borghesia nobiliare schierandosi fin dalla prima ora anima e corpo a fianco di Renzi, diventando uno dei suoi più stretti e fidati sostenitori.
Il governo Gentiloni è nato per portare avanti la politica di Renzi di lacrime e sangue all’interno e interventismo all’estero, e lo sta confermando in pieno ogni giorno con i fatti. Basti pensare ad esempio al decreto Minniti, il nuovo Scelba, sulla “sicurezza e il decoro urbano”, che trasforma i sindaci in sceriffi per perseguire i poveri, gli emarginati e chi si oppone al regime neofascista, il decreto Minniti-Orlando che criminalizza gli immigrati, la Flat tax che premia i super ricchi e fa dell’Italia un “paradiso fiscale”, gli 8 decreti attuativi della “Buona scuola” che danneggiano gravemente gli studenti e gli insegnanti e le famiglie con figli disabili o con problemi di apprendimento, la manovra economica e il documento di economia e finanza che portano acqua al mulino dei padroni e briciole per le masse popolari.
Basti pensare all'uso sempre più frequente, violento e fascista delle “forze dell'ordine” per bastonare e incarcerare chiunque osi manifestare il dissenso in piazza e l'inedito sistema di sequestrare e incarcerare preventivamente i manifestanti, come è successo a Roma durante i festeggiamenti per il 60° della UE imperialista, e come faceva Mussolini prima di recarsi in visita in qualche città “ripulendola” da tutti gli oppositori del regime. Il manganello è stato usato anche contro le masse del Salento che si oppongono al gasdotto Tap e contro i giovani che a Lucca contestavano il G7 esteri imperialista.
Basti pensare infine al nuovo “modello di difesa” interventista, approvato con l'avallo attivo e incondizionato di Mattarella, che proietta l’imperialismo italiano nel Mediterraneo, Nord Africa e Medio Oriente, a cominciare dalla Libia, Paese dove intende ripercorrere le orme colonialiste di Mussolini. Gentiloni, come il suo maestro e ispiratore Renzi, è un pericoloso guerrafondaio, come ne aveva già dato ampiamente prova da ministro degli Esteri nel precedente governo. E come dimostra anche il suo immediato appoggio al bombardamento della Siria da parte del presidente Usa, il dittatore fascista Trump, nonché il silenzio complice con cui assiste alle sue pericolose dimostrazioni di forza contro la Corea del Nord, che rischiano seriamente di provocare una terza guerra mondiale.
Tenere alta oggi la bandiera della Resistenza e dell'antifascismo, perciò, vuol dire lottare contro il governo Gentiloni e la sua politica liberista, stangatrice, antioperaia, neofascista e razzista all'interno, e interventista e guerrafondaia all'esterno. Vuol dire che tutte le forze antifasciste, democratiche e progressiste, con alla testa il proletariato italiano come fu nella Resistenza, si uniscano per combatterlo nelle piazze, nelle fabbriche, nei campi, nelle scuole e nelle università fino a farlo cadere, per impedire che porti ulteriormente avanti la macelleria sociale e il disegno neofascista e piduista di Renzi, e che possa gettare come Mussolini il nostro Paese in altre avventure imperialiste nel Mediterraneo, nel Medio Oriente e in Africa, a cominciare dalla Libia, attirandosi la rivalsa delle azioni terroristiche dello Stato islamico.
Fermo restando che l'obiettivo storico a lungo termine del proletariato non può esaurirsi in questa pur fondamentale lotta antigovernativa e antifascista, ma deve essere l'abbattimento del capitalismo e la conquista del potere politico, per instaurare il socialismo. Per cambiare cioè da cima a fondo questa marcia società borghese e fare l'Italia unita, rossa e socialista, come la sognavano gli eroici partigiani comunisti e i martiri antifascisti.
Viva il 25 Aprile!
Gloria eterna alle partigiane e ai partigiani!
Teniamo alta la bandiera della Resistenza combattendo il regime neofascista e il suo governo Gentiloni, per il socialismo!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo.
19 aprile 2017