Inizia la svendita del patrimonio immobiliare
De Magistris mette in vendita l'albergo dei poveri
Gravissime responsabilità anche della giunta De Luca e del governo Gentiloni
Redazione di Napoli
Come già annunciato da “Il Bolscevico” all’indomani dell’approvazione del bilancio di previsione 2017-2019 approvato venerdì 21 aprile, oltre all’aumento di tasse e balzelli la giunta antipopolare del neopodestà De Magistris avvia la svendita del patrimonio immobiliare. E non comincia con gli alloggi popolari o opere ormai dismesse, ma direttamente con lo storico Albergo dei Poveri, sito in piazza Carlo III, considerato uno dei maggiori palazzi monumentali di Napoli nonché una delle costruzione del 1700 più imponenti del vecchio continente, circa 100mila metri quadri. Tra l’altro questo monumento rappresenta un simbolo delle masse popolari che poterono avere rifugio in quegli anni a causa della loro estrema povertà e segna il passaggio simbolico dalla fine del feudalesimo ai primi vagiti dell’illuminismo napoletano. Nel tempo ha ospitato numerosi convegni, anche internazionali, ed è stata la sede del Tribunale dei Minorenni di Napoli, fino al terremoto del 1980 che lo rese in gran parte pericolante e inagibile fino al tentativo vano della giunta del rinnegato Bassolino di rimetterlo in piedi. In linea proprio con Bassolino e l’ex assessore al Patrimonio Ferdinando Balzamo che inaugurarono la svendita del patrimonio immobiliare della città, anche De Magistris, con la scusa di rientrare nel debito di circa mezzo miliardo lasciato dalle precedenti giunte di “centro-sinistra”, ha ritenuto di mettere in previsione la vendita dello storico monumento. Una dismissione, quella del patrimonio immobiliare, che diventa la nuova bandiera di svendita ai pescecani di turno (l’Albergo dei poveri per fare un esempio a 120 euro solo al mq!): non è né il primo né l'ultimo pezzo del patrimonio pubblico partenopeo a essere ceduto. Quel piano in via di definizione da parte della giunta arancione individua altre opere e alloggi popolari. Nel frattempo l’operazione relativa all’edificio di piazza Carlo III è già in corso con l’apertura di un tavolo con il demanio e un fondo immobiliare Inail. Nessun piano alternativo per tenersi l’opera monumentale, già restaurata nella facciata esterna, ma che per essere completata, soprattutto nella parte interna, richiede la spesa di circa 130 milioni di euro. La giunta De Magistris non ha saputo valorizzare la struttura laddove avevano fallito sia Bassolino che la giunta Caldoro, soprattutto nel ricercare e ottenere i più volte sbandierati finanziamenti europei. Tutti i falliti i tentativi di sistemare i dipartimenti della facoltà di Veterinaria, crollati per una voragine, costruire uno studentato universitario, sostenere le attività del Napoli Teatro Festival Italia, dare una collocazione ai libri dell’Istituto Italiano di Studi filosofici raccolti dal filosofo partenopeo recentemente scomparso, Gerardo Marotta, in ultimo dare vita un centro di accoglienza per i senza fissa dimora, progetto per cui si è battuto padre Alex Zanotelli.
E siamo solo all’inizio della svendita del patrimonio immobiliare, tenuto conto che il programma di alienazioni immobiliari a copertura del disavanzo per il 2017 prevede la vendita di alloggi, negozi, uffici, immobili inutilizzati e persino stazioni, teatri, scuole per un valore di circa 170 milioni di euro. Tra le dismissioni possibili quella della società “Gesac” che gestisce l’aeroporto di Capodichino, in attivo con un fatturato dei primi 4 mesi del 2017 di circa un milione e mezzo di euro; il circolo tennis di viale Dohrn che vale quasi 16 milioni la cui destinazione d’uso è ricettivo/sportiva, del circolo Posillipo che ha la stessa vocazione e costerebbe circa 23 milioni di euro, l’ex villa Cava a Marechiaro (2 milioni e mezzo) potrebbe essere trasformata in albergo. Potrebbero essere trasformate in abitazioni o hotel l’edificio ex Fimoper di via Baldacchini (2 milioni e mezzo), l’edificio di via Egiziaca a Pizzofalcone dal valore di 22 milioni e 900 mila), gli ex uffici comunali di via Rosaroll (4 milioni), l’edificio in vico della Serpe (2 milioni), i sei alloggi di Palazzo Cavalcanti in via Toledo (5 milioni e mezzo), un edificio in via Porteria San Raffaele (10 milioni), l’ex scuola Settembrini (2 milioni e 200 mila). Queste sono vendite considerate eventuali e straordinarie, ma c’è anche un piano di alienazioni ordinarie che vale altri 80 milioni di euro, che riguarda l’ex Cinema Maestoso di Barra, l’ex Supercinema di San Giovanni a Teduccio, la scuola Cairoli di San Giuseppe dei Nudi, gli uffici ex circoscrizione di Santa Caterina a Chiaia, il centro giovanile Pertini di Secondigliano, le stazioni Palazzolo e Cimarosa della Funicolare di Chiaia, oltre a 3 milioni e 600 mila euro della gestione del servizio cimiteriale di illuminazione votiva.
Le responsabilità politiche sono gravissime: mai dalla giunta PCI Valenzi in poi degli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso si era pensato di svendere addirittura i monumenti simbolo della città all’ombra del Vesuvio. Le illusioni arancioni, infrante nell’incapacità di tenere sano un bilancio dopo sei anni di giunta, vedono allargare le colpe anche all’esecutivo regionale guidato dall’ex neopodestà di Salerno De Luca e, soprattutto, al governo Gentiloni, in particolar modo al viceministro Maria Elena Boschi, interlocutrice tra Comune e governo su questa faccenda, indifferente alla clamorosa e vergognosa svendita dell’Albergo dei Poveri ai privati.
3 maggio 2017