Intervento del compagno Enrico Chiavacci al Circolo Arci di Casini (Rufina)
Affrontare le battaglie di oggi tenendo fermi gli insegnamenti di unità, coraggio e lotta che ci giungono dalla Resistenza
Pubblichiamo l'intervento del compagno Enrico Chiavacci, della Sezione ANPI Rufina “Martiri di Berceto” durante la proiezione del documentario “Il caso Rosselli” (Un delitto di regime)” di Stella Savino e Vania Del Borgo al Circolo Arci di Casini il 21 aprile scorso.
72 anni fa, il 25 Aprile 1945, si concludeva vittoriosamente la lotta di Liberazione del nostro Paese dal nazi-fascismo.
Mai libertà fu conquistata a un prezzo tanto alto di sacrifici e di sangue, con 46 mila partigiani caduti e 21 mila tra feriti e mutilati, a cui si aggiungono altri 30 mila partigiani morti combattendo nei movimenti di Liberazione di altri paesi e 14 mila caduti oltre a 5 mila feriti tra la popolazione civile che aveva partecipato in vari modi al movimento di Resistenza.
Le donne hanno dato un contributo decisivo alla vittoria sul nazi-fascismo, partecipando in circa 2 milioni alla Resistenza, tra cui 35 mila combattenti nelle file partigiane.
Nel salutare idealmente le partigiane e i partigiani, gli antifascisti e i democratici che anche oggi celebrano il 25 Aprile vogliamo ricordare che affinché il loro sangue non sia stato versato invano, quello della Liberazione è un anniversario da difendere con le unghie e con i denti, contro gli incessanti tentativi di snaturarlo, o di renderlo divisivo anziché unitario come fu lo spirito e l’azione della Resistenza, come dimostrano in ultimo i recenti attacchi di alcuni partiti, fra i quali il PD, e della “comunità ebraica” che diserteranno la manifestazione unitaria del 25 Aprile a Roma promuovendone una seconda, accusando l’ANPI di non impedire alle associazioni filo-palestinesi di partecipare al corteo di piazza.
In pratica, secondo loro, l’ANPI dovrebbe “revocare” il diritto a manifestare, sancito dalla Costituzione.
Una vergogna, oltre che una pericolosa provocazione.
E allora oggi, oltre al tener viva la “memoria”, non dobbiamo aver timore di denunciare e di lottare contro provvedimenti, leggi o altro tendenti a limitare i diritti sanciti da una Costituzione ormai ridotta a brandelli, su tutti quelli al lavoro ed alla casa, oggi completamente disattesi.
Non deve interessare agli antifascisti di oggi se un governo si dichiari di destra o di “centro-sinistra”; l’importante è capire e valutare quello che fa. Perché è nei fatti che si dimostra la vicinanza o meno ai bisogni della popolazione!
Siamo sicuri che il decreto Minniti sulla “sicurezza e il decoro urbano” e il Minniti-Orlando, ad esempio, siano un arricchimento alla libertà, alla solidarietà, all’accoglienza, ed all’integrazione, princìpi Costituzionali centrali e patrimonio rilanciato con forza anche dalla Resistenza?
Per noi è forte il rischio che questi due provvedimenti nella pratica trasformino i sindaci in sceriffi finendo per penalizzare i poveri, gli emarginati e anche coloro che “non si allineano”; così come si finisca per criminalizzare ulteriormente gli immigrati, facendo il gioco delle destre razziste o quello di una sedicente sinistra sempre meno attaccata ai suoi storici valori.
Possiamo tacere sulla “Flat tax” che premia i super ricchi e fa dell’Italia un “paradiso fiscale” sulla pelle delle classi più deboli?
La Costituzione riconosce il diritto all’istruzione per tutti; come disinteressarsi allora degli 8 decreti attuativi della “Buona scuola” che danneggiano gravemente gli studenti e gli insegnanti e le famiglie con figli disabili o con problemi di apprendimento?
C’è tanto lavoro da fare per essere degni del ruolo di difensori della Resistenza e dei suoi insegnamenti.
Oggi si parla di tanto di sicurezza, facendo leva sulla paura che ad ogni occasione viene fomentata, dandole anche un taglio quanto più razzista possibile. Ma qual è il limite che separa la “sicurezza” dalla libertà? Cosa si tende a giustificare in nome della “sicurezza”? Basti pensare ad esempio all'uso sempre più frequente della violenza da parte delle “forze dell'ordine” in occasione di manifestazioni di piazza, compreso l'inedito sistema di sequestrare e incarcerare preventivamente i manifestanti, come è successo a Roma durante i festeggiamenti per il 60° dell’Unione Europea, che richiama troppo sinistramente i metodi del ventennio, come faceva Mussolini prima di recarsi in visita in qualche città, “ripulendola” da tutti gli oppositori del regime.
Solo nell’ultimo mese il manganello è stato usato anche contro le popolazioni del Salento, in Puglia, che si oppongono al gasdotto Tap e contro i giovani che a Lucca contestavano il G7 esteri.
Una riflessione più approfondita andrebbe dedicata al nuovo “modello di difesa” approvato dal governo, che anziché rafforzare effettivamente la Difesa (come viene annunciato), in realtà proietta le mire italiane nel Mediterraneo, in Nord Africa e Medio Oriente, a cominciare dalla Libia, cancellando di fatto gli articoli 11 e 52 della Costituzione.
Tanti sarebbero dunque i temi d’attualità che dovremmo approfondire.
Ci proveremo e dovremmo farlo tenendo sullo sfondo gli insegnamenti di unità, di coraggio e di lotta che ci giungono dalla Resistenza, la pagina più gloriosa che il popolo italiano abbia scritto nella sua storia.
Per concludere, per gli antifascisti di oggi, è indispensabile avere un piede nel passato con la memoria, ma al contempo lo è altrettanto mantenere lo sguardo “dritto e aperto nel futuro”.
3 maggio 2017