Roma 22-23 aprile 2017
In centinaia le donne all'Assemblea nazionale di Non una di meno
Dalla nostra inviata speciale
Nei giorni 22 e 23 aprile si è tenuta a Roma la terza Assemblea nazionale della Rete Non una di meno che ha visto la partecipazione di centinaia e centinaia di donne provenienti da tutto il Paese, dal Sud al Nord, Sardegna e Sicilia comprese. Forte la presenza delle ragazze e delle giovani dei collettivi studenteschi e dei Centri sociali, lavoratrici precarie della scuola e dei servizi per l'assistenza, molte donne impegnate nelle associazioni femministe di volontariato dei centri antiviolenza, presenti anche le rappresentanti di partiti come il PCL di Ferrando e dei “sindacati di base” e di alcune categorie della CGIL come la Funzione pubblica, probabilmente erano presenti anche militanti della sinistra PD anche se quest'ultime non si sono presentate ufficialmente nei loro interventi. Massiccia la partecipazione delle donne di Milano, Torino, Bologna oltre alle donne romane fulcro dell'apparato organizzativo della due giorni.
L'assemblea che aveva lo scopo di continuare la scrittura di un “Piano femminista contro la violenza”, sotto lo slancio della grande mobilitazione di piazza dello sciopero dell'8 Marzo, si è snodata in due tappe. La prima si è svolta sabato nelle aule di Lettere e Filosofia dell'Università di Roma Tre con la divisione in 8 “tavoli tematici”: “Lavoro e welfare”; “Narrazione sulla violenza attraverso i media”; “educazione alle differenze”; “salute”, “percorsi di fuoriuscita dalla violenza”, “legislativo e giuridico”; “femminismi e migrazioni” e “sessismo nei movimenti”. I tavoli erano impostati su tre assi di discussione: Analisi e principi, obiettivi, pratiche. La seconda tappa quella dell'Assise plenaria della domenica con la discussione delle linee emerse dai tavoli tematici e a stabilire un'agenda politica di rilancio delle mobilitazioni si è svolta nel cortile della scuola elementare di via Nino Bixio.
Nei report degli 8 tavoli sono emersi dei punti fermi ribaditi e discussi dall'Assise della domenica e sottolineati da applausi a piene mani: il No alla privatizzazione della scuola e dell'università e la conseguente abolizione della “Buona scuola” e della legge 107 Gelmini; l'universalità del diritto alla salute che deve essere esteso anche alle migranti comprese quelle senza permesso di soggiorno. L'assemblea ha dichiarato illegittima l'obiezione di coscienza antiaborto nel servizio pubblico; ha rimarcato il rifiuto del codice rosa applicato nei centri antiviolenza; ha lanciato il boicottaggio delle trasmissioni e dei libri sessisti e razzisti; ha richiesto l'anticipo da parte dello Stato delle spese legali per chi subisce violenza e garanzie estese alle migranti illegali; ha ribadito il no alla mediazione familiare e all'affido condiviso dei figli in coppie dove c'è violenza; l'assemblea ha ribadito la necessità di lottare per l'occupazione visto l'alto tasso di disoccupazione femminile che in alcune parti del nostro meridione come la Campania tocca il 70%, si è espressa contro la diseguaglianza salariale delle donne; per la creazione e l'ampliamento di servizi e infrastrutture sociali tipo asili nido e centri di assistenza agli anziani a sostegno delle donne e per favorire il loro inserimento nel mondo del lavoro. L'assemblea si è detta favorevole al permesso di soggiorno incondizionato e per l'abolizione dei decreti Minniti-Orlando.
L'Assemblea ha anche enunciato le prossime date di mobilitazione come: a maggio una campagna di opposizione al Codice Rosa; per il 28 settembre ha lanciatato una giornata di mobilitazione globale a sostegno dell'aborto e per la libertà di scelta, accogliendo l’appello delle donne argentine a mobilitarsi in questa data come giornata mondiale per la depenalizzazione e la legalizzazione del diritto all’aborto.
A settembre l’ipotesi di una nuova assemblea nazionale Non una di meno che si terrà probabilmente a Napoli per favorire la partecipazione delle donne del Sud. Il 25 novembre una manifestazione nazionale in occasione della giornata mondiale per l’eliminazione della violenza sulle donne.
A Roma abbiamo avuto conferma di quello che già avevamo individuato in precedenza, circa i punti forza e quelli critici della rete Non una di meno.
I punti forza sono l'aver rimesso in moto dopo anni di silenzio un movimento femminile contro la violenza maschile di genere sulle donne, sulle lesbiche, sui gay e sulle persone transessuali e di aver identificato nella società capitalista improntata sul neoliberismo le origini di tale violenza. Di aver adottato come forma di lotta lo sciopero, cosa peraltro ribadita anche in questa due giorni di Roma. I vari principi cardini e la mobilitazione per affermarli acclamati dall'Assemblea sono molto importanti e pongono la rete Non una di meno come un movimento progressista e di sinistra. Lo stesso strumento di decisione adottato con le Assemblee generali è una caratteristica positiva del movimento.
Ma gli slogan contro la società capitalista e il neoliberismo, senza dire come “trasformare radicalmente la società” e soprattutto per quale tipo di società battersi in sostituzione di quella capitalista, rimangono purtroppo vuoti e a lungo andare fuorvianti. Così come quello di non mettere sotto accusa apertamente il governo centrale e quelli locali come strumenti della società capitalista e fautori di leggi antifemminili e portatrici di quella concezione e di quella cultura borghesi che inducano alla violenza di genere sulle donne è un aspetto debole della politica di Non una di meno. Una sorta di tatticismo dovuto probabilmente per tenere insieme le due “anime” del movimento: la prima molto forte e determinata e movimentista rappresentata dalle ragazze e dei giovani dei Centri sociali e dalle studentesse dei collettivi, l'altra più “legalitaria” e filo governativa legata alle associazioni dei centri antiviolenza para-istituzionali delle femministe probabilmente dell'UDI e forse di una parte della sinistra del PD.
Il processo decisionale deve realmente appartenere alle Assemblee generali e non a ristretti gruppi di vertice e nel contempo il movimento deve essere capace di dar voce e rappresentare tutte le componenti, e soprattutto le lavoratrici e le operaie, quelle stesse che sono scese in piazza nelle manifestazioni dell'8 Marzo che a Roma erano invece quasi totalmente assenti.
Per noi marxiste-leniniste del PMLI “trasformare radicalmente queste società” vuol dire lottare per il socialismo, quella società ideata dal Marx ed Engels e instaurata da Lenin e Stalin in URSS e Mao in Cina, l'unica società in grado di sdradicare alla radice le cause della violenza maschile sulle donne, sulle lesbiche, sui gay e sulle persone transessuali. Oggi lottare per il socialismo vuol dire lottare contro il governo Gentiloni di matrice renziana, che perpetua una politica di tagli alla spesa pubblica che si ripercuote su tutti quei servizi e su quelle infrastrutture sociali necessari per sollevare le donne da quel ruolo di “angelo del focolare” in cui la società capitalista le confina con la cura dei figli e delle persone anziane.
Il PMLI rinnova l'invito alle sue militanti e simpatizzanti a partecipare e a far parte di Non una di meno nelle città dove siamo presenti per aiutare le masse femminili a risolvere i loro problemi, per propagandare la linea femminile del Partito con la massima dialettica, le dovute tattiche e ricercando quante più possibili alleanze. Con la consapevolezzaa che tale movimento è un importantissimo canale per raggiungere le masse femminili e legarle al PMLI; con la consapevolezza che un nostro intervento all'interno di Non una di meno, a livello locale o a livello nazionale, vale più di mille volantini diffusi tra le masse femminili.
In nostro obiettivo massimo è quello di far maturare la coscienza espressa dal compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, nel suo lungimirante editoriale per i 40 anni del Partito, e cioè che “Nelle attuali condizioni del nostro Paese, in cui vige un contrasto insanabile tra il proletariato e la borghesia, le lancette della storia si spostano in avanti solo se si sviluppa la lotta di classe, e l’emersione e l’esplosione del movimento Non una di meno l’8 Marzo è di buon auspicio, fino in fondo contro il capitalismo, la classe dominante borghese e i loro governi qualunque etichetta essi portano. Noi marxisti-leninisti italiani cercheremo di spingerla fino all’insurrezione del proletariato e delle masse lavoratrici e popolari”.
3 maggio 2017