La Resistenza vive nelle piazze d'Italia
Respingiamo l'appello di Mattarella ad abbandonare “odio e rancore” verso i nazisti e i fascisti
Anche quest'anno il 25 Aprile, nel 72° Anniversario della Liberazione dell'Italia dal nazifascismo, è stato degnamente ricordato e celebrato in tutto il Paese dalle masse popolari antifasciste, democratiche e progressiste, con alla testa i vecchi eroici partigiani che insieme a tantissimi giovani hanno organizzato e preso parte alle varie commemorazioni a simboleggiare il passaggio ininterrotto del testimone della Resistenza tra le generazioni.
Da Roma a Palermo, da Milano a Napoli, Torino, Bari, Bologna e centinaia di altre città e paesi il canto di “Bella Ciao” ha risuonato nelle piazze, nei cortei e nei luoghi simbolo della Resitenza a conferma che i vari tentativi di inquinare e stravolgere lo spirito antifascista di questa giornata e dividere i manifestanti è oggettivamente fallito.
La conferma arriva anche dalle poche decine di persone che hanno preso parte a Roma alla contromanifestazione in onore della Brigata ebraica indetta dai sionisti israeliani all’Oratorio di Castro, la seconda sinagoga della città, in contrapposizione al corteo ufficiale dell'Anpi che è sfilato da Piazza dei Caduti della Montagnola fino a Porta San Paolo e che ha avuto una partecipazione popolare senza precedenti. A quella contromanifestazione ha peraltro partecipato la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi, già protagonista nel corso della recente campagna referendaria di un violento attacco contro l’Anpi, che colto l'occasione per rilanciare il suo proclama anticomunista e filosionista affermando fra l'altro che: “Chi pensa di tenere fuori la Brigata ebraica dalla Liberazione nega la verità e la storia, e non c’è nessuna giustificazione geopolitica attuale che tenga. La nostra posizione come Italia è chiara da sempre: due Paesi, due Stati, noi diciamo non solo che Israele ha diritto di esistere, ma ne ha anche il dovere”.
Mentre il PD romano addirittura ha ritirato l’adesione al corteo dell’Anpi perché, secondo l’ex commissario Matteo Orfini, quello dei partigiani “è un corteo divisivo” antisionista e filopalestinese. Orfini inseme a Roberto Giachetti, Pier Ferdinando Casini, Renato Brunetta, Fabrizio Cicchitto ha preferito partecipare alla contromanifestazione sionista e non a quella dell'Anpi. La sindaca Raggi invece si è “sdoppiata” fra il corteo dell'Anpi e il raduno dei sionisti. Mentre il candidato premier in pectore del M5S Luigi Di Maio ha minacciato che questa “è l’ultima festa della Liberazione che celebreremo sotto un governo dei partiti”.
Tali attacchi sono particolarmente vergognosi perché non provengono più solo dalla destra ma anche e con aperto disprezzo, soprattutto dalla “sinistra” borghese, fino al Movimento 5 Stelle del padre-padrone Grillo che non perde occasione di strizzare l'occhio ai neofascisti di Casa Pound ripetendo che “L’antifascismo non mi compete”.
Attacchi che si sono sommati al tentativo ormai in atto da diversi anni di istituzionalizzare questa storica ricorrenza trasformandola in una festa tricolore, patriottarda e a sostegno del militarismo e dell'interventismo dell'Italia imperialista di Gentiloni e Mattarella che di buon mattino hanno presenziato insieme ai rappresentanti di Camera e Senato, del governatore del Lazio Nicola Zingaretti e dalla sindaca del M5S Virginia Raggi, la cerimonia all' “altare della patria” con la deposizione di una corona di fiori “ai caduti di tutte le guerre” in mezzo a un tripudio di tricolori, picchetti d'onore, bande militari che suonavano inni patriottici e bellicisti come l'inno del Piave. Una cerimonia del tutto identica a quella nazionalista e militarista del 4 novembre che niente ha a che spartire con l'omaggio ai caduti partigiani e della Resistenza.
Nel suo intervento al teatro comunale di Carpi il Capo dello Stato Mattarella, che dovrebbe essere il primo custode dei valori antifascisti racchiusi nella Costituzione borghese del '48, si è reso protagonista di un vergognoso appello alla riconciliazione tra antifascisti e fascisti affermando fra l'altro: “Vi furono uomini liberi che sbarcarono nell'Italia occupata e versarono il loro sangue anche per la nostra libertà. A questi caduti, provenienti da nazioni lontane, rivolgiamo un pensiero riconoscente. Il loro sangue è quello dei nostri fratelli.
Tra questi non possiamo dimenticare i 5000 volontari della Brigata Ebraica, italiani e non, giunti dalla Palestina per combattere con il loro vessillo in Toscana e in Emilia-Romagna. Ed è per questo che, ancora oggi - senza odio né rancore, ma con partecipazione viva e convinta - ricordiamo quegli eventi così tragici e pieni di valore... Oggi, anche di fronte alla minaccia di un nemico insidioso e vile, che vorrebbe instaurare, attraverso atti di terrorismo, una condizione di paura, di dominio, di odio, rispondiamo, come allora, come negli anni settanta, che noi non ci piegheremo alla loro violenza e che non prevarranno”.
L'esempio da seguire, secondo Mattarella, è quello di “un cittadino tedesco di nome Wolfgang Weil, che poche settimane fa è venuto appositamente dalla Germania su questi monti per chiedere scusa a nome di suo padre, che, come soldato della Divisione Göring, nota per la sua brutalità, prese parte all'eccidio di Monchio. È stato, il suo, un gesto di riconciliazione nobile, coraggioso, di grande valore, apprezzato. Se i discendenti delle vittime e i discendenti dei colpevoli – ha concluso Mattarella - si incontrano e parlano dell'inafferrabile, forse, allora, le ferite ancora esistenti in questo luogo possono guarire. È per questo che sono qui”.
Un appello alla “riconciliazione” con i fascisti e i nazisti che va rispedito al mittente perché il 25 Aprile è un Anniversario da celebrare sempre e da difendere con le unghie e con i denti da parte di tutti gli antifascisti e gli autentici democratici italiani, contro gli incessanti tentativi di abolirlo, o quantomeno snaturarlo e istituzionalizzarlo in chiave nazionalista e patriottarda. Specialmente oggi che l'antifascismo viene attaccato e deriso come un valore ormai “superato”, al pari della lotta di classe e di altre categorie “novecentesche”.
Il sangue versato dai 46 mila partigiani caduti e 21 mila feriti e mutilati, a cui si aggiungono altri 30 mila partigiani morti combattendo nei movimenti di Liberazione di altri paesi e 14 mila caduti e 5 mila feriti tra la popolazione civile che aveva partecipato in vari modi alla Resistenza è sacro e indelebile!
3 maggio 2017