Nonostante le intimidazioni governative
Boicottati i test Invalsi
Anche quest'anno il boicottaggio dei test Invalsi, avvenuto martedì 9 maggio, ha riscosso un certo successo, nonostante le condizioni difficilissime con cui si è dovuto svolgere visto che i decreti attuativi della “Buona scuola” hanno stabilito i test decisivi per accedere all'esame di Stato.
È il caso di ricordare che che gli Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione) sono quei test a crocette con il compito di valutare la preparazione degli studenti scuola per scuola. Essi sono una delle peggiori espressioni dell'aziendalizzazione e irreggimentazione della scuola pubblica perché si tratta di test standardizzati a livello nazionale, quindi non tengono conto delle differenze fra le varie scuole e nemmeno della provenienza sociale e culturale degli studenti, discriminando di conseguenza quelli provenienti dalle famiglie più povere e i migranti. Gli istituti “migliori” vengono stabiliti a seconda dei risultati conseguiti a questi test, facendo della scuola pubblica una sorta di catena di montaggio di nozioni preconfezionate che gli studenti devono imparare a memoria, senza la minima creatività e indebolendo la stessa libertà d'insegnamento.
A differenza degli anni passati, tra l'altro, quest'anno boicottare i test Invalsi richiedeva ancora più coraggio sia per via dei già menzionati decreti attuativi della “Buona scuola”, sia perché la Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero, con una decisione che sa molto di ventennio mussoliniano, aveva revocato lo sciopero anti-Invalsi proclamato come ogni anno dai sindacati di base. La motivazione, sicuramente studiata a tavolino, era che un altro sindacato semisconosciuto e del tutto assente nella scuola, la “Federazione sindacati indipendenti”, aveva proclamato un altro sciopero per il 12 maggio (devono intercorrere almeno 7 giorni fra uno sciopero generale e l'altro nello stesso comparto). Cobas e Unicobas sono stati così costretti a ritirare lo sciopero per non esporre i propri iscritti a repressioni istituzionali, pur ribadendo: “Ci auguriamo che possano essere gli studenti a ovviare a questa nostra forzata assenza nel sacrosanto boicottaggio dei disastrosi indovinelli”.
E così è stato, soprattutto nelle scuole dei quartieri popolari e delle periferie, dove l'adesione è stata molto alta. Le adesioni sono oscillate fra il 60% dell'Itis “Hertz”, il 70% del “D'Assisi” e l'85% dell'“Argan” a Roma. Ben il 95% del liceo “Omero” di Milano ha boicottato le prove, con picchi del 100% in altre classi della Penisola. Percentuali superiori al 90% si registrano in numerose scuole del Paese. In altri casi si sono svolti sit-in, flash mob
e cortei. In altri casi ancora, gli studenti hanno invalidato i test con disegni e scritte di protesta.
Ora che il governo ha blindato gli Invalsi rendendoli obbligatori per l'esame di Stato, al boicottaggio deve fare seguito una vasta mobilitazione di studenti, docenti e personale Ata che esiga a gran voce l'abolizione dei test e sicuramente il loro ritiro dalle condizioni per accedere alla maturità. Solo con questa unità di lotta sarà possibile respingere i ricatti e le intimidazioni del governo e delle autorità scolastiche.
17 maggio 2017