Autobiografia di Lorenzo Santoro
Conoscere il PMLI mi ha fatto tornare alla lotta politica attiva
Da giovane mi sono formato come comunista alle riunioni del PCI di Sesto San Giovanni e ho partecipato alle grandi lotte operaie del 1968/1970
Questa autobiografia, richiesta dal Centro del PMLI al compagno Lorenzo Santoro, ci venne inviata il 30 luglio 2016.
Dopo molti mesi mi accingo a scrivere la mia biografia che mi avete chiesto, scusandomi per il molto ritardo.
La dedico al carissimo compagno Giovanni Scuderi
Sono nato a Rodi Garganico in provincia di Foggia il 21 agosto 1933. Sono cresciuto senza padre perché è morto quando io avevo 3 mesi. Da quel momento mia mamma, nonostante il mio nome all'anagrafe sia Lorenzo, ha deciso di chiamarmi come mio papà cioè Michele e io ho usato per tanti anni questo nome anche in tutte le battaglie politiche.
Mia madre ha cresciuto da sola me, mio fratello Andrea e mia sorella Lucia più grandi di me di qualche anno, senza nessun aiuto, portando avanti un piccolo negozio di generi alimentari.
Nella mia vita ho visto tutto: la povertà, la guerra, la ricostruzione, il progresso, le lotte operaie per realizzarlo: lotte per tutti e non solo per pochi.
Ho iniziato il mio primo lavoro a 12 anni come garzone/apprendista presso un'officina del paese, il cui proprietario si chiamava Zio Mario.
In quel locale ho imparato a essere un vero comunista, ascoltando gli adulti parlare di politica. Bisognava stare molto attenti e riservati nei discorsi, perché eravamo nel pieno del regime fascista.
Molte spie vivevano nel paese e molte persone avevano subìto violenze, con la somministrazione obbligatoria di olio di ricino, per aver manifestato in pubblico.
Quando arrivarono i tedeschi in paese, la popolazione per paura di ritorsioni, portava doni in piazza. Mi ricordo ancora la rabbia che ho avuto quando ai militari italiani sono stati tolti i gradi dai tedeschi.
Nel 1946 Zio Attilio, fratello di Zio Mario, apre la sede del PCI e quel luogo diventa il ritrovo ufficiale di tutti i compagni comunisti del paese e dei paesi vicini.
Mario e Attilio sono diventati poi miei parenti in quanto una delle loro nipoti, Anna, è diventata mia moglie.
Nel novembre del 1947 mi sono trasferito a Sesto San Giovanni (Milano) con mio fratello. Dopo qualche mese, nell'aprile del 1948 sono stato assunto come apprendista in una fonderia che produceva materiali in ghisa. Ho lavorato lì per 38 anni, fino alla pensione. Avrei voluto proseguire oltre, ma era un periodo di crisi e cassa integrazione selvaggia (si lavorava 1 o 2 giorni alla settimana). Su consiglio di una persona anziana, incontrata in treno, mi sono quindi dimesso per non avere ulteriori penalità sulla pensione.
Mi sono iscritto per la prima volta al PCI e all'Anpi proprio a Sesto. La sede di quest'ultima era a villa Zorn. Una delle tante attività aggregative dell'associazione partigiani era il ballo liscio nella balera adiacente, il mitico "Pino argentato" e io ero il mitico ballerino!
Ho partecipato attivamente alle riunioni del PCI presso la sede del Rondò e lì ho incontrato tanti veri compagni che lavoravano nelle grandi fabbriche, conosciute in tutta Italia, come la Breda, Magneti Marelli, Ercole Marelli e Falck. Insieme a questi compagni ho fatto tutte le battaglie per i diritti contrattuali dei lavoratori, con scioperi, cortei e manifestazioni in piazza.
Infatti Sesto San Giovanni, "la Stalingrado d'Italia", era il centro di tante attività e iniziative politiche.
Nelle riunioni venivano dati tanti insegnamenti sulla politica della Russia, ci dicevano "la nostra bandiera è quella sovietica e non quella italiana!", si imparava a disprezzare anche la Chiesa cattolica e tutti i preti. Si parlava di Stalin e Lenin e si invitava a lottare per far vincere il proletariato sui padroni capitalisti.
Questi discorsi mi piacevano moltissimo!.
La domenica andavamo casa per casa a vendere l'Unità
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Anche ai vertici del partito c'erano dissensi. Mi ricordo un comizio di Pajetta, quando con grande calore, parlava alla gente e a un certo punto, criticando gli altri compagni, disse: "Io non vado a pranzo o cena con i fascisti", riferendosi ad alcuni suoi compagni deputati e senatori. Anche Togliatti ha preso accordi con i democristiani (vedi De Gasperi) e per questo non mi è più piaciuto. Negli anni il PCI si è trasformato da partito dei lavoratori a partito dei padroni. Nessuno mi ha mai più entusiasmato, tutti tiepidi e pronti al compromesso sia a livello politico nazionale (Berlinguer, Cossutta, Napolitano, D'Alema, Veltroni, Occhetto), sia a livello comunale. Oggi stanno cercando di formare a Bologna un nuovo partito comunista. Sono sicuro che si ripeteranno gli stessi errori del vecchio partito, perché si alleeranno ancora col capitalismo, banche e logge massoniche. Non sono dei veri marxisti-leninisti come noi. Noi vogliamo veramente il potere al popolo!
Gli ideali di giustizia e uguaglianza mi hanno sempre accompagnato e non mi sono mai tirato indietro. Anzi in diverse occasioni sono stato io ad intraprendere delle azioni di lotta. Mi ricordo come fosse ieri questo episodio. Stavamo tornando dal mio paese dopo un periodo di ferie con la mia famiglia e aspettavamo il treno a Foggia che ci avrebbe riportato a Milano. Insieme a una trentina di persone dalle 21 di quella sera continuavamo a veder transitare treni pieni e senza possibilità di accesso. Vedendo che nessuno si muoveva, sono andato per prima cosa a controllare nel deposito della stazione. Vedendo delle carrozze ferme, ho chiesto al dirigente di aggiungerne una ai treni che passavano. Di fronte al suo rifiuto ho preso mia moglie e mia figlia piccola e ci siamo messi in mezzo alle rotaie, impedendo ad altri treni di passare. Gli altri viaggiatori, prima timorosi, si sono subito messi anche loro di traverso. È arrivata la Polfer che mi ha chiesto i documenti, ma io sono rimasto sul posto. Ho detto: "fatemi salire sul treno e poi vi mostro i documenti". Alla fine hanno ceduto e abbiamo ottenuto che aggiungessero due carrozze intorno alle 3 di mattina e così siamo partiti con grida di gioia.
Ad un certo punto io e altri compagni ci siamo staccati dalla sede del "Rondò", per ritrovandoci in un altro locale, per parlare di veri ideali comunisti marxisti-leninisti-maoisti. In tre occasioni abbiamo partecipato a riunioni che si svolgevano in via Torino sempre a Sesto. Qui abbiamo incontrato elementi di Lotta Continua e altri ancora più estremisti. Ci siamo però subito allontanati perché le lotte che intendevano portare avanti erano oltre la legalità. E si è visto più tardi dove sono finiti.
Nella stagione delle grandi lotte operaie del 1968/1970 ci ritrovavamo per studiare le strategie da utilizzare durante le manifestazioni. Si andava poi davanti alle fabbriche gridando "FUORI FUORI FUORI!!!!!" e scuotendo i cancelli chiusi, si invitavano gli operai "timorosi" ad uscire. Qualche volta non funzionava e allora qualcuno di noi, "molto arrabbiato" convinceva i "crumiri" a venir fuori con qualche lancio di sassi sui vetri della fabbrica, rompendoli. Allora funzionava così.
Negli anni successivi sono rimasto inattivo in quanto vedevo nella politica e nei politici tanta ipocrisia e tanto attaccamento alle poltrone.
Poi nel 2002 ho conosciuto il PMLI e ho ritrovato dei veri compagni, da Scuderi a tutti, donne, uomini e ragazzi, volenterosi e pieni di ideali comunisti marxisti-leninisti.
Con loro in questi ultimi anni ho partecipato a tante manifestazioni in difesa dei lavoratori e contro i capitalisti, rimanendo fedele sempre al motto: "potere al popolo!".
Voglio ricordare qui i bei momenti di lotta passati con Cristina e Angelo della Cellula “Mao” di Milano del PMLI.
Le letture de "Il Bolscevico" mi accompagnano settimanalmente on line, anche se a dire il vero mi piaceva di più tenere in mano il giornale. Ma d'altra parte comprendo che i costi erano diventati troppo alti da sostenere.
Nel 2011 ho chiesto al parroco di Rodi, mio paese natale, di avviare le procedure di "sbattezzo". Dopo vari tentativi sono riuscito a ottenere ciò che volevo con la ricezione di una lettera da parte della curia arcivescovile di Manfredonia.
Ho maturato da anni l'idea di essere cremato dopo la mia morte e l'ho anche messo per iscritto, per far rispettare questa mia volontà.
Sono pronto, salute permettendo, a scendere ancora in piazza per il PMLI e gli ideali marxisti leninisti!
Coi cinque Maestri vinceremo!
A presto.
Lorenzo Santoro
31 maggio 2017