Con la destra e Renzi
Il M5S vuol abolire i sindacati
Debole risposta di Landini
La lingua batte sempre dove il dente duole, e allo stesso modo il Movimento 5 Stelle torna periodicamente a riproporre la cancellazione dei sindacati, verso i quali non ha mai nascosto del resto la sua insofferenza. A partire dal suo stesso monarca assoluto, il milionario qualunquista Beppe Grillo, che in un comizio a Brindisi nel gennaio 2013, in piena campagna elettorale per le politiche, ebbe a dichiarare: “Eliminiamo i sindacati che sono una struttura vecchia come i partiti, voglio uno Stato con le palle”.
Più di recente, il 10 aprile scorso, un altro attacco del genere, anche se meno rozzo di quello del loro padre padrone, è stato sferrato da tre parlamentari del movimento, i deputati Claudio Cominardi e Tiziana Ciprini e la senatrice Nunzia Catalfo, che in un post sul blog di Grillo, introducendo il tema lavoro nell'ambito della consultazione sul programma del M5S, hanno scritto tra l'altro: “Difendere il lavoratore significa anche promuovere forme nuove di democrazia e partecipazione sui luoghi di produzione, tagliando al tempo stesso i vecchi privilegi e le incrostazioni di potere del sindacato tradizionale. La presenza e l’incidenza del lavoratore nella governance della propria impresa, per il movimento 5 stelle, va disintermediata”.
Ora, se le parole hanno un senso, è chiaro che quelle “forme nuove di democrazia e partecipazione sui luoghi di produzione”, logicamente legate alla richiesta di “disintermediazione” tra il lavoratore e l'impresa, non può significare in soldoni che l'abolizione pura e semplice del sindacato, anche se formalmente ci si limita a chiederne genericamente il “taglio dei vecchi privilegi e incrostazioni di potere”.
Lo scenario evocato dai tre parlamentari M5S è infatti quello di un lavoratore che non è più parte di un soggetto collettivo, il sindacato, tramite il quale insieme agli altri lavoratori si confronta con la controparte padronale per difendere i diritti e le condizioni proprie e di tutti, a livello aziendale come di categoria, e a livello locale come nazionale, ma un lavoratore che contratta individualmente le sue condizioni economiche e normative, senza bisogno di un corpo di intermediazione come il sindacato e senza uscire dai confini dell'azienda per cui lavora.
È la stessa concezione di destra già teorizzata e portata avanti nei decenni passati da Craxi e Berlusconi, e oggi ripresa e messa in pratica dal nuovo duce Renzi, che ha fatto della “rottamazione”, e della “rottamazione” del sindacato in particolare, una sua bandiera personale. Ed è significativo che su questo terreno si trovi in piena sintonia anche Grillo, a dimostrazione della natura essenzialmente qualunquista e di destra del movimento da lui fondato.
Poco importa che per correggere il tiro, viste le proteste suscitate un po' dappertutto dall'attacco del blog al sindacato, anche nella stessa base dei 5 Stelle, l'ufficio stampa del movimento alla Camera si sia affrettato a emettere un comunicato in cui si precisa che “annunciare di voler tagliare i privilegi e le incrostazioni di potere del sindacato tradizionale, anche rispetto alla rappresentanza sui luoghi di lavoro, non significa voler eliminare le sigle o i diritti sindacali”. Il fatto è che, come si evince anche dal suo programma e dal recente convegno di Ivrea, il movimento di Grillo e Casaleggio teorizza una concezione corporativa del lavoro, dove i lavoratori collaborano con il padronato per il “miglioramento” dell'azienda e della produzione, hanno rappresentanze nei consigli di amministrazione e “partecipano agli utili”.
È chiaro che in uno scenario cogestionario di tal fatta il sindacato è del tutto inutile, almeno inteso in forma conflittuale, ed è per questo che il M5S torna ogni tanto a chiederne più o meno apertamente l'abolizione. E c'è da aspettarsi perciò che alle parole seguano i fatti, se mai dovesse andare al governo con le prossime elezioni politiche. All'attacco antisindacale dal blog di Grillo ha risposto anche Maurizio Landini, con un'intervista a La Repubblica
dal tono però alquanto fiacco e difensivo: “Se fanno questi ragionamenti così come li faceva Renzi, non si va da nessuna parte”, ha dichiarato il segretario della Fiom, invitando il M5S, “se proprio vogliono forme nuove di partecipazione”, a votare la “legge sulla rappresentanza” depositata in parlamento.
“Disintermediare – ha poi aggiunto entrando più nello specifico – vuol dire rinunciare alla contrattazione collettiva. Vogliamo davvero il modello americano, con un sindacato di mercato e aziendale? Abbiamo già dato, mi sembra. Lo Statuto del lavoro non esiste più, le pensioni non ci sono più, disoccupazione alta, flessibilità al massimo, licenziamenti. Non mi pare la strada da seguire”, si è limitato a concludere mestamente Landini.
13 giugno 2017