Dopo che per anni avevano ricevuto solo rimborsi dalla Biblioteca nazionale di Roma
Franceschini licenzia gli “scontrinisti” non più disposti a lavorare gratis
Schiavismo e precariato selvaggi mascherati da “volontariato”
La recente vicenda degli “scontrinisti” romani purtroppo non fa che confermare quanto abbiamo scritto e detto più volte riguardo le vere intenzioni dietro l'estensione del Servizio civile universale e della possibile “leva obbligatoria” dei giovani al suo interno, ossia impiegare manodopera sottopagata quando non gratuita e non tutelata per andare a tappare i buchi dello Stato.
“Scontrinisti” erano i cosiddetti “volontari” della Biblioteca nazionale centrale di Roma, che non essendo formalmente assunti venivano pagati in rimborsi spese e perciò dovevano presentare scontrini per 400 euro. Nonostante questo, svolgevano tutte le mansioni di un ordinario lavoratore della biblioteca, fra cui la vigilanza, l'accoglienza, il prestito e i servizi di magazzino, facevano i turni e dovevano addirittura accordarsi per le ferie. Per assumerli, il Ministero dei Beni e attività culturali (MiBACT) diretto da Franceschini aveva fatto come le grandi imprese che, per non avere un rapporto diretto con i lavoratori e non doversi far carico dei loro diritti, ricorrono a cooperative più o meno fittizie: gli “scontrinisti” erano infatti assunti dalla cooperativa “Avaca”, il cui presidente è Gaetano Rastelli, dirigente del sindacato istituzionale e filogovernativo FLP-BAC.
Contro questa situazione di sfruttamento palese e precarietà estrema, i lavoratori “scontrinisti” hanno cominciato a muoversi con denunce sempre più in grado di squarciare il muro di silenzio intorno a loro. Con la CGIL hanno provato ad avviare un'azione sindacale presso il direttore della biblioteca e il ministero, vedendosi però chiudere le porte in faccia dietro la scusa bell'e buona che non sarebbero lavoratori ma solo volontari. Il 18 maggio scorso hanno quindi pubblicato una lettera aperta su “Facebook” per denunciare la loro condizione e indetto una manifestazione per il 25 maggio davanti alla biblioteca. Chiedevano di essere finalmente riconosciuti come lavoratori a tutti gli effetti, ciò che poi erano nei fatti.
Contro di loro “Avaca”, sicuramente eterodiretta dal governo, ha giocato d'anticipo e gli “scontrinisti” sono stati licenziati con un sms il 22 maggio, in una palese vendetta per le sacrosante denunce dei lavoratori. Nessuno riceverà alcuna indennità di disoccupazione, nonostanti alcuni abbiano maturato un'anzianità di fatto anche superiore ai 10 anni. La CGIL ha definito questa ritorsione una “pratica studentesca” e l'USB ha chiesto che i lavoratori vengano assunti dall'azienda di servizi “Ales”, di proprietà pubblica.
Questa è però solo la punta dell'iceberg della pratica sempre più intensa e diffusa sia a livello nazionale sia a livello locale di fare ricorso ai cosiddetti “volontari” per sopperire alla cronica mancanza di organico nelle biblioteche, nei musei e nel resto delle installazioni culturali italiane, a causa del blocco dei concorsi e del turn over. Anziché avviare un piano di assunzioni e lavorare per riaprire i concorsi, però, il governo risparmia sulla pelle dei lavoratori immettendo lavoro gratuito. Infatti la circolare del MiBACT del 20 aprile scorso invita le biblioteche pubbliche statali a fare “un'attenta valutazione in merito alla sostenibilità economica delle convenzioni in scadenza con le associazioni”, perché l'arrivo del Servizio civile porterà infornate di giovani in cerca di lavoro ai quali viene offerto di fare i manovali gratis. La circolare aggiunge che, in caso di “assunzione” di ulteriori “volontari”, si dovrà “prevedere la rotazione semestrale delle unità di volontari assegnati” (oltre al danno la beffa) e “applicare modalità organizzative atte a scongiurare qualsivoglia pretesa di riconoscimento di rapporto di lavoro subordinato”. Tradotto: non riconoscete mai e poi mai ai lavoratori le tutele e i diritti che chiedono legittimamente, che tanto fra sei mesi c'è il ricambio. Il PD insomma non ha più nemmeno un briciolo di vergogna quando si tratta di promuovere lo sfruttamento dei giovani.
Non servono altre conferme insomma per capire che lottare per il lavoro significa anche battersi contro i piani del governo Gentiloni di Renzi prima di lui per estendere e rendere addirittura obbligatorio il Servizio civile, la bella maschera dietro cui si nascondono schiavismo e precariato.
13 giugno 2017