Corruzione nella sanità pubblica a Roma
Indagato il deputato di FI Angelucci per appalti e mazzette
Aggiustavano le gare d’appalto grazie a “una ramificata rete di reciproche facilitazioni affaristiche finalizzate alla realizzazione di profitti e vantaggi personali, perpetrate mediante traffici di influenze e la redazione di false attestazioni”.
È il contesto corruttivo scoperto all'interno della sanità pubblica romana e ricostruito dai pubblici ministeri (Pm) della Procura di Roma che il 15 marzo hanno ordinato l’arresto per 9 persone, tra dirigenti della Asl Roma 1 e imprenditori, tutte accusate a vario titolo di corruzione e turbativa di appalti, e iscritto altre 10 nel registro degli indagati per traffico di influenze e falso.
Nel corso dell'operazione sono stati sequestrati beni e denaro per 4,140 milioni di euro, frutto, secondo l'accusa, del profitto illecito ricavato dalla società di analisi mediche "Diagnostica medica srl", e di 330 mila euro derivati da una prolungata attività di corruzione.
Al centro dell’inchiesta c'è Maurizio Ferraresi, dirigente della Asl 1 capitolina e responsabile della Commissione patenti, finito in galera per almeno tre episodi tra corruzioni e turbativa d’asta.
Ferraresi, secondo le accuse, era stipendiato da due imprenditori titolari degli studi di "diagnostica medica srl", Mario Dionisi (anche lui finito in carcere) e sua sorella Rossella (ai domiciliari). Il dirigente medico riceveva 5mila euro al mese per consigliare, a chi si rivolgeva alla Commissione patenti, gli studi Dionisi.
Ferraresi secondo i Pm ha anche aiutato alcuni imprenditori a entrare in contatto con un altro dirigente Asl, Claudio Cascarino (arrestato), responsabile per l’unità operativa dell’affidamento di una gara di appalto da 14 milioni per la manutenzione dell’azienda sanitaria. Chi voleva lavorare all’appalto doveva entrare, pagando, a far parte di una ristretta cerchia di amici che, secondo gli inquirenti, venivano scelti da Ferraresi e Cascarino.
Gli altri imprenditori finiti agli arresti domiciliari sono: Alessandro Federici, Carlo Maria Martino, Domenico Francia, Nello Delli Castelli e Maurizio Ramoino, collaboratore di Cascarino.
Tra gli indagati invece figura fra gli altri il superboss berlusconiano delle cliniche private e dell'editoria, senatore di Forza Italia dal 2008, nonché editore del fogliaccio Libero, Antonio Angelucci, accusato di traffico di influenze, che punisce forme di lobbying illecite dietro compenso o promessa di utilità.
Angelucci ha tentato di aggiustare due processi in Cassazione. Un procedimento riguardava una misura cautelare reale riferita a un sequestro disposto dalla procura di Bari nei confronti del consorzio San Raffaele e della Finanziaria Tosinvest per 7milioni di euro. Il secondo processo era inerente a una causa di lavoro con un medico, in precedenza assunto presso il San Raffaele, il cui ricorso era pendente in Cassazione dopo la decisione del tribunale civile. La prima è fallita perché il presidente della VI sezione della suprema corte respinse l’offerta, mentre nel secondo caso il piano rimase solo sulla carta.
Angelucci, secondo le accuse della procura di Roma, avrebbe contattato Ferraresi affinché intervenisse per avere una sentenza favorevole in Cassazione. In cambio del favore Ferraresi avrebbe chiesto l’assunzione delle fidanzate dei suoi due figli. Stipulato l'accordo Ferraresi si rivolse a Franco Amedeo, ex magistrato della Cassazione in pensione, che, a sua volta, avrebbe promesso una soluzione favorevole ad Angelucci pretendendo in cambio un certificato medico falso da Ferraresi che serviva a una sua amica per un’operazione di plastica al seno. Il certificato era necessario per ottenere una mastoplastica attraverso il Servizio sanitario nazionale e non privatamente.
Il mercimonio alla fine non andò in porto perché quando Amedeo provò a parlare con il giudice della Cassazione che doveva prendere la decisione su Angelucci fu respinto.
Angelucci, che da semplice portantino, grazie all'aiuto del banchiere Cesare Geronzi e alle sue entrature nei piani alti del servizio sanitario pubblico, è divenuto in poco tempo il boss delle cliniche private e dal 2008 compare costantemente in cima alla graduatoria dei parlamentari più ricchi: nel 2015 dichiarava redditi per poco meno di quattro milioni di euro. L’anno successivo si è fermato a 1 milione e 657, nonché recordman dell'assenteismo in parlamento dove, secondo i dati di Openpolis, ha fatto registrare il 99.59% di assenze su 20.828 votazioni elettroniche, figurando 630° su 630 deputati.
13 giugno 2017