Il fascista ripulito Fini accusato di riciclaggio
Sequestrato un milione di euro
L'ex presidente della Camera Gianfranco Fini non è un “coglione” ma un “disonesto” che “era ben a conoscenza” dei loschi intrallazzi finanziari di sua moglie Elisabetta Tulliani, di suo fratello Giancarlo Tulliani e di suo padre Sergio Tulliani, tutti indagati per vari reati tra cui anche il riciclaggio di denaro sporco del boss dei videopoker Francesco Corallo.
Lo ha confermato il Gico della Guardia di Finanza che il 29 maggio, su ordine Pubblico ministero (Pm) Barbara Sargenti con l'aggiunto Michele Prestipino e il procuratore capo Giuseppe Pignatone, ha sequestrato al fascista ripulito un milione di euro in polizze vita.
Il sequestro rientra nell'indagine per cui Fini è indagato per concorso in riciclaggio nel filone d'inchiesta che riguarda la vendita della casa a Montecarlo che, secondo gli inquirenti fu decisa proprio da Fini "nella piena consapevolezza" delle condizioni concordate con Francesco Corallo e i Tulliani.
La famigerata casa monegasca di proprietà di Alleanza nazionale nel 2008, con l'autorizzazione dell'allora presidente Fini, fu venduta a due società offshore, dietro le quali si nascondevano proprio Giancarlo ed Elisabetta Tulliani.
Il sequestro delle polizze è arrivato pochi giorni dopo la pubblicazione delle motivazioni con le quali il tribunale del riesame di Roma ha confermato il precedente sequestro di una serie di beni ai Tulliani in cui fra l'altro si legge che Fini e sua moglie “erano ben a conoscenza” della provenienza del denaro di Corallo. Una verità ribadita anche dal giudice per le indagini preliminari (Gip) Simonetta D’Alessandro che, in quasi cento pagine di provvedimento, ripercorre tutta la storia che ha portato al coinvolgimento dell’ex leader di Alleanza Nazionale.
Riprendendo alcuni stralci dell’interrogatorio di Fini il Gip chiosa: “Fini, negando tutte le contestazioni mosse ritiene che il suo coinvolgimento sia frutto della dichiarazioni false di Amedeo Laboccetta e delle millanterie di Giancarlo Tulliani nei confronti suoi e della sorella Elisabetta per accreditarsi con Francesco Corallo. Ebbene – continua il Gip – si tratta di una negatoria del tutto inverosimile”.
Secondo gli inquirenti il sequestro di oggi trova fondamento nella "centralità progettuale e decisionale" assunta da Fini nella vicenda. Per gli investigatori della guardia di finanza, l'operazione di vendita dell'appartamento di Montecarlo, ceduto da Alleanza Nazionale alle società offshore Printemps e Timara, riconducibili a Giancarlo e Elisabetta Tulliani, fu realizzata "alle condizioni concordate con Francesco Corallo ed i Tulliani" e decisa da Gianfranco Fini "nella piena consapevolezza di tali condizioni".
In tutti questi mesi Fini si è sempre dichiarato innocente; ha giurato di non sapere nulla degli affari di sua moglie e dei suoi familiari con Corallo arrivando a dire: “Magari sono un coglione, ma non un disonesto”.
I fatti però dimostrano esattamente il contrario in quanto Fini ormai da mesi è indagato con l'accusa di complicità nel riciclaggio di un tesoro intestato a tre suoi congiunti: circa 6 milioni di euro versati segretamente, attraverso anonime società offshore da Corallo che, a sua volta, dal dicembre scorso è in stato d'arresto alle Antille Olandesi.
Corallo è l'imprenditore catanese titolare del gruppo Global Starnet (già denominato Atlantis e poi Bplus) che nel 2004 ha ottenuto, benché fosse figlio di un pericoloso pregiudicato, la concessione statale a gestire il business miliardario delle macchinette mangiasoldi (new slot e vlt) che a partire da quell'anno hanno invaso l'Italia. Corallo è stato arrestato con i più stretti collaboratori nella sua base ai Caraibi, con l'accusa di aver sottratto all'Italia oltre 250 milioni di euro: profitti incamerati con le macchinette mangiasoldi, trasferiti all'estero e occultati in anonime società offshore grazie proprio alla complicità di Fini, di sua moglie Elisabetta, di suo cognato e di suo suocero.
13 giugno 2017