In occasione della finale di Champions League
Rischiata una strage a Torino
1527 feriti per il fuggi fuggi dei tifosi per paura di una bomba
La sindaca Appendino, questore e prefetto devono dimettersi
Le “scuse” alla popolazione della sindaca Cinquestelle di Torino Chiara Appendino, del questore Angelo Sanna e del prefetto Roberto Saccone sono tardive e inadeguate.
Sono loro i massimi responsabili di quanto accaduto la sera del 3 giugno in piazza San Carlo a Torino durante la proiezione della finale di Champions League Juventus-Real Madrid. Un evento che, a causa dell'incompetenza degli organizzatori e della sciatteria con cui sono stati predisposti i controlli e le misure di sicurezza, ha rischiato di trasformarsi in una strage.
Poco dopo le 22, tra le 30mila persone che seguivano la partita su un maxischermo, a causa di un finto allarme bomba, si è diffuso il panico e nel fuggi fuggi generale centinaia di persone sono state travolte e schiacciate. Moltissimi si sono feriti a causa dei cocci di bottiglia e lattine disseminati in tutta la piazza venduti al pubblico da una trentina di venditori ambulanti, probabilmente abusivi, che circolavano liberamente senza alcun tipo di controllo. Il bilancio definitivo è di 1527 persone medicalizzate, una cinquantina di ricoverati di cui 8 in codice rosso compreso un bambino di 7 anni in rianimazione.
La Procura ha aperto un fascicolo, al momento senza indagati, in cui si ipotizza il reato di lesione colpose plurime.
In realtà le responsabilità politiche e organizzative ci sono, sono gravissime, evidenti e ricadono in massima parte sulla sindaca Appendino, il questore e il prefetto che, in qualità di massimi responsabili dell'ordine pubblico e della sicurezza, hanno messo a rischio l'incolumità di 30 mila persone e perciò, invece di giocare allo scaricabarile, farebbero bene a dimettersi immediatamente.
Invece a una settimana dalla ressa in Piazza San Carlo il capro espiatorio è stato individuato nell’assessora all’Ambiente, Stefania Giannuzzi, silurata dalla sindaca Appendino e sostituita con il capogruppo consiliare M5S Alberto Unia.
Durante la sua audizione in consiglio comunale la Appendino ha cercato di scrollarsi di dosso ogni responsabilità ribadendo che l’evento è stato organizzato con le stesse modalità del 2015 (quando amministrava il PD di Fassino) e dallo stesso soggetto: il consorzio Turismo Torino. Ha elencato i numeri dei controlli e degli agenti dispiegati dal Comune (106 i vigili), ha chiamato in causa il Comitato provinciale della sicurezza e la questura e infine ha cercato di addossare la colpa anche ai venditori di bevande additati come “piaga”.
Il rimpallo delle responsabilità è cominciato con la Appendino che ha giustificato la sua decisione di non rimarcare, nell’ordinanza comunale ad hoc emessa alla vigilia dell’evento, il divieto di portare bottiglie e lattine in pizza, ritenendo fra l'altro sufficiente il regolamento di polizia urbana del Comune.
In particolare la sindaca ha puntualizzato che i “suoi uomini”, cioè la polizia municipale, dovessero controllare solo il perimetro di Piazza San Carlo, mentre all’interno operavano polizia e carabinieri (circa 200 agenti).
“Non possiamo cedere alla paura – ha attacato la sindaca pentastellata - Non possiamo farci vincere da questo nervosismo diffuso grazie al terrore che ha visto tanti luoghi teatro di fatti tragici, ma tutto questo si deve coniugare con azioni che, seppur auspicate da molto tempo, non sono al momento state attuate. Mi riferisco in particolare alla cospicua presenza di venditori abusivi di bevande in contenitori di vetro e metallo, anche all’interno dell’area delimitata, nonostante i controlli e le sanzioni elevate, piaga ormai endemica dei grandi eventi organizzati in questa e in altre città. Questo grave problema può essere efficacemente affrontato solo grazie ad ulteriori azioni di prevenzione e repressione che devono necessariamente essere condivise da tutte le forze dell’ordine. Solo in questo modo pensiamo che il fenomeno possa essere definitivamente arginato”.
Tenta di sfilarsi anche il questore Sanna che in un’intervista ha dichiarato che l’ordinanza anti-vetro “è stata dichiarata incostituzionale, quindi non era valida – perciò ha aggiunto – Noi abbiamo fatto molto di più di quanto fatto in eventi analoghi. Credo che adesso sia importante lavorare sul motivo della tragedia. È importante capire cosa è successo e trovare, laddove esistono, delle responsabilità”.
Il realtà come ha scritto il giornalista Franco Bechis sul suo blog: “La Corte Costituzionale non si è mai sognata di vietare perché incostituzionali le ordinanze su alcol e vetro che infatti vengono adottate in ogni comune, e a Torino fanno parte addirittura del regolamento della polizia municipale. Con la sentenza 115 del 7 aprile 2011 la Corte invece ha cassato una norma del pacchetto sicurezza varato nel 2008 dal governo di Silvio Berlusconi con cui si davano a 'sindaci sceriffi' poteri di ordinanza per derogare alla legge in maniera permanente... non c’entravano né alcol né vetro. Quello che fu bocciato perché incostituzionale era il potere dei sindaci di derogare in modo assoluto e permanente alla legislazione nazionale con loro ordinanze... Sarebbe incostituzionale vietare sempre e ovunque la vendita di alcol o di bottiglie di vetro per asporto, ma è legittima l’ordinanza di divieto per singoli eventi o anche per lunghi periodi (ad esempio la bella stagione) oppure in singole aree della città in orari limitati (ad esempio quelle notturne). Ordinanze di questo tipo esistono in ogni comune di Italia, e sono esistite pure a Torino. Ma non c’erano per piazza San Carlo”.
La verità è che nel mondo si fanno grandi eventi quasi tutti i giorni. La prassi di gestione di questi eventi (concerti, manifestazioni, raduni religiosi, ecc.) è nota, codificata e consolidata da tempo. Essa prevede ad esempio che la folla venga divisa in diverse aree non comunicanti per impedire l’effetto onda (che a Torino ha invece travolto tutti), si fa in modo che ci siano vie di fuga per ogni area, ben segnalate e scorrevoli, senza baracchini e bancarelle di venditori ambulanti che intralcino il percorso, la gente in ingresso viene ispezionata minuziosamente (soprattutto si dà la caccia alle bottiglie di vetro, lattine e altri oggetti contundenti che diventanto pericolosissimi in caso di panico o incidenti).
Invece in piazza San Carlo a Torino non c’era nulla di tutto ciò. Nessuno era responsabile di niente. Decine di venditori di bevande giravano liberamente tra la folla offrendo bottiglie e lattine. Le vie di fuga, poche perché alcune erano state chiuse, erano intasate da bancarelle varie e quindi poco scorrevoli.
Tuttò ciò ha trasformato davvero Piazza San Carlo “in una sorta di pentola a pressione, con le valvole chiuse” tappezzata da una gran quantità di bottiglie e lattine che hanno provocato la maggior parte dei ferimenti quando è scoppiato il panico con moltissimi feriti che accusavano proprio tagli profondi ai piedi e in varie altre parti del corpo.
Dunque le autorità che avrebbero dovuto vigilare (sindaco, prefetto, questore) non possono tirarsi indietro o giocare allo scaricabarile. Garantire la sicurezza di piazza San Carlo toccava a loro. In particolare alla sindaca Appendino, titolare delle deleghe alla sicurezza in città, e quindi preposta in prima persona ad accertarsi (anche attraverso le sue strutture) che in piazza San Carlo tutto fosse in ordine. Invece la sindaca Cinquestelle ha pensato bene di “regalare” ai torinesi la visione della partita, e subito dopo è volata a godersi lo spettacolo in tribuna vip a Cardiff lasciando 30 mila mila persone in balia degli eventi, senza personale addetto alla sorveglianza, come se si trattasse di una scampagnata fuori porta.
14 giugno 2017