Applausi dal fascioleghista Salvini e dalla fascista Meloni
Raggi chiude Roma ai migranti
Grillo: “A Roma via campi e mendicanti”
La sindaca rischia il processo per abuso d'ufficio e falso
Il 13 giugno, ad appena due giorni dal primo turno delle elezioni amministrative, nell'evidente tentativo di far risalire i sondaggi dopo il deludente risultato del M5S e agendo in stretto coordinamento col suo boss Beppe Grillo, la sindaca di Roma Virginia Raggi si è resa protagonista di un intervento da far invidia al fascioleghista Salvini: sul suo sito Facebook ha pubblicato un comunicato in cui annuncia la volontà della sua amministrazione di chiudere le porte di Roma all'accoglienza di altri migranti.
“Roma è sottoposta ad una forte pressione migratoria. Così non si può andare avanti”, esordisce infatti la Raggi, aggiungendo di aver inviato una lettera al prefetto di Roma per chiedere al ministero dell'Interno “una moratoria sui nuovi arrivi di migranti in città”. Sostenendo poi di aver ereditato l'”emergenza accoglienza” dalle precedenti amministrazioni, e utilizzando in modo strumentale anche la vicenda di “mafia capitale”, la sindaca quindi annuncia: “non permetteremo più a nessuno di mangiare sui più deboli. E allo stesso tempo è ora di ascoltare i cittadini romani: non possiamo permettere di creare ulteriori tensioni sociali. Per questo trovo impossibile, oltre che rischioso, pensare di creare altre strutture di accoglienza”.
Contemporaneamente all'annuncio della chiusura di Roma all'arrivo di altri migranti, sul blog di Grillo compariva un lungo post, firmato Movimento 5 Stelle ma chiaramente scritto dal suo padre padrone, che difendeva e ribadiva la decisione della giunta capitolina di chiudere i nove campi Rom della capitale nel giro di due anni, cominciando da quelli della Monachina e de La Barbuta. A chi era rivolto questo intervento, così come quello della Raggi? Evidentemente all'elettorato di destra del M5S, per cercare di stornare le accuse leghiste che per chiudere i due campi la giunta Raggi avrebbe pagato le famiglie dei Rom con soldi dei cittadini romani e dato loro la precedenza nell'assegnazione di case popolari, notizie definite entrambe false dal post di Grillo.
Il quale anzi, facendo la voce grossa contro i nomadi della capitale - per lisciare demagogicamente il pelo a quell'elettorato di destra che oscilla tra Lega, neofascisti e Forza Italia, da una parte, e M5S dall'altra, e che con queste amministrative sembra tornato in buona misura all'ovile - così sentenziava: “Ora a Roma si cambia musica. Chiusura dei campi rom, censimento di tutte le aree abusive e le tendopoli. Chi si dichiara senza reddito e gira con auto di lusso è fuori. Chi chiede i soldi in metropolitana, magari con minorenni al seguito, è fori. In più sarà aumentata la vigilanza nelle metro contro i borseggiatori. Nessuno prima d'ora aveva mai affrontato il problema in questo modo. Il servizio applicato è capillare e copre tutta la città. Iniziamo a chiudere i primi due di nove campi rom ancora presenti a Roma”.
Asse con Lega e fascisti sul tema migranti
Che quelle fossero le orecchie a cui Grillo e la Raggi volevano parlare lo dimostra anche l'immediato plauso arrivato dal caporione fascioleghista e dalla segretaria fascista di Fratelli d'Italia: “Bentornata sulla terra a Virginia Raggi”, ha twittato infatti Salvini, mentre Giorgia Meloni ha dichiarato ironicamente: “Come consigliere comunale dico che ha fatto bene, è quello che avrei fatto anch'io, magari però un anno fa”.
E che quella della Raggi non sia un'uscita improvvisata, ma l'applicazione di una precisa linea politica di destra del M5S, che ha ormai fatto proprio e contende direttamente al “centro-destra” il tema dell'”emergenza migranti”, cavalcando i peggiori istinti razzisti e le paure xenofobe del suo bacino elettorale, lo dimostrano anche le dichiarazioni di rincalzo del candidato premier Luigi Di Maio, già espostosi su questo scivoloso terreno con la sua vergognosa campagna contro le ong che soccorrono i migranti in mare, il quale ha aggiunto alle parole della sindaca che “non è possibile continuare a costruire centri di accoglienza nelle nostre città per far fare affari alle solite poche cooperative che fanno business sull'immigrazione”. Successivamente ha voluto calcare ulteriormente la mano dichiarando che “l'Italia è una pentola a pressione e se non le togliamo il coperchio finirà per esplodere”.
Questo agitare lo spettro di un'immigrazione incontrollata nella capitale appare del tutto strumentale, tenendo conto che a fronte di 123.600 richiedenti asilo censiti lo scorso anno in tutta Italia, secondo il Viminale a Roma nel marzo 2017 erano presenti meno di 7 mila persone, lo 0,25% della popolazione. Lo stesso prefetto di Roma ha replicato seccamente alla missiva della sindaca dichiarando che “a Roma non esiste nessuna emergenza immigrazione. I numeri sono sotto controllo”.
Il fatto è che il M5S ha ormai gettato la maschera e ha sposato ufficialmente la linea razzista e xenofoba della destra, non solo perché Grillo punta a pescare in quel bacino elettorale, ma anche in vista di un possibile governo insieme alla Lega. Secondo rivelazioni date per “affidabili” da La Repubblica
, anche se smentite dagli interessati, ci sarebbe stato a questo proposito un incontro segreto tra Matteo Salvini e Davide Casaleggio. Secondo l'ex sindaco leghista di Milano, Gabriele Albertini, di incontri M5S-Lega ce se sarebbero stati anzi diversi.
Quanto alla Raggi la sua aderenza alle posizioni di Lega e fascisti sul tema dell'immigrazione non stupisce più di tanto se si pensa alla sua formazione politica nell'area della destra romana, e che i due principali sponsor della sua rapida ascesa nel M5S sono Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio, i cui padri sono stati entrambi militanti ed esponenti fascisti di un certo peso nelle rispettive realtà locali, arrivando fino a candidarsi nelle liste fasciste.
Verso il rinvio a giudizio per la Raggi
L'uscita della Raggi serviva anche a mascherare il fallimento della sua giunta, ad un anno dal suo pomposo insediamento in Campidoglio, pieno di promesse non mantenute di “svolta” e addirittura di “rivoluzione” rispetto al malgoverno delle giunte Alemanno e Marino. La sua giunta continua tra l'altro a perdere pezzi, visto che ha già annunciato le sue dimissioni per settembre anche il suo nuovo assessore alle Partecipate, l'imprenditore veneto Massimo Colomban, ufficialmente per suoi “improrogabili impegni di lavoro”. È il quarto assessore che se ne va, dopo Marcello Minnenna, Paola Muraro e Paolo Berdini.
Il fallimento della giunta Raggi è aggravato oltretutto dai guai giudiziari personali della sindaca, che proprio pochi giorni dopo la sua dichiarazione antimigranti riceveva la notizia della chiusura delle indagini a suo carico da parte della procura di Roma, notizia che di solito prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. Se infatti alcune delle ipotesi di reato sono state archiviate, restano in piedi a carico della Raggi le accuse di falso, per la nomina di Renato Marra a capo dipartimento per il Turismo, e di abuso d'ufficio, per la promozione di Salvatore Romeo a capo della segreteria della sindaca.
La nomina di Renato Marra, fratello di Raffaele Marra, capo del personale e consigliere particolare della sindaca, oggi ai domiciliari con l'accusa di corruzione, finì sotto inchiesta dopo che la Raggi si attribuì la paternità dell'atto, mentre dall'esame dei messaggi telefonici scambiati con Raffaele Marra e altri due personaggi del cosiddetto “raggio magico” (Romeo e l'ex vicesindaco Frongia), risultò che la promozione di Renato Marra era stata operata dal suo stesso fratello, senza neanche informare la Raggi, che però lo coprì dal reato di abuso d'ufficio assumendosene lei stessa la responsabilità. Da cui l'accusa di falso a lei imputata.
Quanto a Romeo, che era già dipendente del Campidoglio, la nomina a capo della segreteria della Raggi avvenne dopo che col passaggio di giunta si era messo in aspettativa, ricevendo di conseguenza uno stipendio triplicato. Da cui l'accusa di abuso d'ufficio per la sindaca. Resta inoltre sospesa e mai chiarita sul suo capo anche l'ombra delle due polizze vita accese da Romeo e a lei intestate “a sua insaputa” quale beneficiaria in caso di morte del titolare.
E non si sa nemmeno quali altre rivelazioni potrebbero arrivare dalle ben 5 mila pagine di chat tra lei e Marra depositate agli atti. Comunque la sindaca ha già fatto sapere che anche se verrà rinviata a giudizio non si dimetterà, a norma del nuovo regolamento dei 5 Stelle, approvato proprio in seguito allo scoppio del suo caso, secondo il quale le dimissioni diventano obbligatorie solo dopo una condanna in primo grado. E Grillo sta ancora con lei, così come Casaleggio e Di Maio, che in occasione della celebrazione del primo anno di vita della sua giunta (del quale si è autoproclamata “orgogliosa” per il lavoro fatto), l'hanno incoraggiata ad andare avanti nella “rivoluzione” al Campidoglio. Come dire che se le cantano e se le suonano da soli.
28 giugno 2017