Su decisione del Consiglio europeo
Nasce la difesa europea. Macron: “Un fatto storico”
Intesa anche sulla lotta al terrorismo, ossia allo Stato islamico. Mogherini esalta “i soldati con la bandiera europea” e “la forza di reazione rapida”
Il Consiglio europeo, recita il documento finale del vertice Ue di Bruxelles del 22 e 23 giugno, conferma che “le relazioni transatlantiche e la cooperazione UE-NATO restano elementi essenziali per la nostra sicurezza generale” ma ribadisce anzitutto “il proprio impegno a rafforzare la cooperazione dell’UE in materia di sicurezza esterna e difesa al fine di tutelare l’Unione e i suoi cittadini e contribuire alla pace e alla stabilità nei paesi vicini e oltre”. Ossia per intervenire militarmente nelle aree vicine e ove nel mondo siano in pericolo gli interessi imperialisti dell’Unione europea. Come espresso con altre parole in un altro passaggio del comunicato finale dove si afferma che “nell’ottica di rafforzare la sicurezza e la difesa dell’Europa nel difficile contesto geopolitico attuale e contribuire a conseguire il livello di ambizione espresso nella strategia globale dell’UE, il Consiglio europeo concorda sulla necessità di avviare una cooperazione strutturata permanente (PESCO) inclusiva e ambiziosa” . Che possa essere sviluppata in parallelo agli impegni “della difesa nazionale degli Stati membri e i relativi impegni concordati nell’ambito della NATO e dell’ONU dagli Stati membri interessati”.
In attesa della operatività della PESCO, la Ue per gli interventi militari si affida agli strumenti già esistenti quali la forza di reazione rapida che sarà finanziata in via permanente da Athena, il meccanismo che gestisce il finanziamento dei costi comuni nell’ambito della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC).
La decisione unanime dei capi di Stato e di governo dell’UE di dare il via libera alla difesa comune europea è stata a più voci definita “storica”, dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, al nuovo presidente francese Emmanuel Macron al suo primo vertice. Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno chiuso il vertice con una conferenza stampa comune, dietro bandiere tedesca, francese e europea, per sottolineare l’intesa franco-tedesca alla guida della potenza imperialista europea. Una guida politico-militare con la Francia che dopo la Brexit è l’unico paese Ue ad avere un seggio permanente al Consiglio di sicurezza Onu e un arsenale nucleare mentre la Germania può mettere in campo anche una sua forza militare in rapida crescita.
La Germania della Merkel si allena intanto in ambito Nato a fare da capofila militare imperialista in Europa. Lo scorso 15 febbraio Germania, Repubblica Ceca e Romania annunciavano l’avvio di un programma di integrazione militare che prevede l’inserimento di una brigata meccanizzata romena e una brigata di fanteria ceca, già impegnate in Kosovo, Afghanistan, Iraq e Bosnia Erzegovina, in due divisioni tedesche, la 10a Divisione corazzata e la Divisione di Reazione Rapida. Nelle due strutture tedesche sono già presenti due brigate di fanteria olandesi. L’iniziativa di Berlino non è altro che una applicazione del Framework Nations Concept della Nato che prevede l’integrazione di unità di paesi diversi con eserciti numericamente non significativi in sub-alleanze coordinate allo stesso Patto atlantico.
Fra gli altri temi del vertice, al primo posto in ordine di scaletta era quello sulla lotta al terrorismo, ossia allo Stato islamico, che ha registrato anche esso l’unanimità. I Ventisette hanno ribadito la “determinazione a cooperare a livello dell’UE al fine di potenziare la sicurezza interna: combatteremo la diffusione della radicalizzazione online, coordineremo il nostro lavoro per prevenire e combattere l’estremismo violento e contrastarne l’ideologia, ostacoleremo il finanziamento del terrorismo, faciliteremo scambi di informazioni rapidi e mirati tra le autorità di contrasto, anche con partner fidati, e miglioreremo l’interoperabilità fra le banche dati”. E la lotta al terrorismo diventa il motivo per giustificare maggiori controlli e la repressione interna, la blindatura delle frontiere e i vergognosi accordi per bloccare i flussi dei migranti nei paesi di transito quando non possibile alla partenza e gli interventi militari di “pace” a giro per il mondo.
I successi “storici” del vertice europeo erano sottolineati da Federica Mogherini, l’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che in una lettera pubblicata il 25 giugno da la Repubblica spiegava come “un anno fa, dopo il referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Unione, molti prevedevano che sarebbe stato l’inizio della fine”, invece “abbiamo trovato, insieme, il modo di rilanciare la nostra Unione”, attraverso lo sviluppo dell’integrazione militare.
“Al primo posto tra i bisogni degli europei, oltre alla crescita economica – sosteneva la Mogherini - c’è la sicurezza, di fronte alla minaccia interna del terrorismo e in un contesto di grandi tensioni internazionali. La nostra sicurezza dipende in gran parte dalla nostra capacità di contribuire alla pace e alla stabilità fuori dai nostri confini: con la diplomazia innanzitutto, ma anche con un’Unione europea della sicurezza e della difesa. Esattamente un anno fa ho presentato la Strategia globale per la politica estera e di sicurezza europea, che ha indicato un percorso di rilancio del ruolo globale dell’Ue. Da allora abbiamo fatto più passi avanti che negli ultimi decenni”. E esaltava i “soldati con la bandiera europea sull’uniforme” che operano dal Mediterraneo al Medio Oriente e in diversi paesi africani.
“Solo poche settimane fa abbiamo inaugurato a Bruxelles il primo centro di pianificazione e comando per tutte le missioni militari Ue di addestramento, superando antiche resistenze contro la creazione di un quartier generale unico”, evidenziava la Mogherini in riferimentro alla decisione del Consiglio europeo dell’8 giugno di istituire “una capacità militare di pianificazione e condotta (MPCC) in seno allo Stato maggiore dell’UE (EUMS)”, ossia il comando delle missioni militari senza compiti esecutivi che attualmente sono la missione di formazione dell’UE in Somalia (EUTM Somalia), EUTM République Centrale Africaine (RCA) e EUTM Mali. Le altre tre operazioni militari che vedono impegnate forze Ue finanziate per contro proprio sono EUFOR ALTHEA in Bosnia-Erzegovina, EUNAVFOR ATALANTA in Corno d’Africa e EUNAVFOR MED nel Mediterraneo.
“Le ultime decisioni storiche sono di questi giorni”, sosteneva la Mogherini, che ricordava come il Consiglio europeo aveva tra le altre “concordato di finanziare il dispiegamento, in caso di necessità, della forza di reazione rapida Europea - i Battlegroups - che pur esistendo dal 2007 non è mai stata operativa sul campo”. Così come la cooperazione strutturata permanente che era “prevista già dal trattato di Lisbona ma mai attivata”.
Il primo impegno della PESCO potrebbe essere l’attività di formazione e consulenza alla Forza militare congiunta dei Paesi del G5 Sahel, l’accordo militare stipulato da Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad e Mauritania lo scorso 5 giugno a Bamako. Una alleanza militare costituita col sostegno della Ue, rappresentata a Bamako dalla Mogherini che aveva portato intanto un regalo da 50 milioni di euro alla forza che “combatterà terrorismo e organizzazioni di trafficanti”.
28 giugno 2017