A “Porta a porta”
Di Maio: “Nel M5S i valori di Berlinguer, Almirante e DC”
Ammissione e vanto del trasversalismo del movimento

Nelle intenzioni voleva essere una grande trovata per mietere i consensi elettorali, nei fatti è stato un tremendo autogol. Luigi Di Maio, candidato premier in pectore del Movimento 5 Stelle, ha dichiarato a “Porta a porta” del 19 giugno scorso che nel Movimento “c'è chi porta avanti i valori di Berlinguer, chi della DC e chi di Almirante”. Ovvero che il M5S è un movimento trasversale in cui insomma chiunque potrebbe riconoscersi e che chiunque potrebbe votare. Un po' come farsi vanto del non avere un'univoca identità politica e presentare il M5S come l'erede del revisionismo che ha tradito il proletariato e la rivoluzione socialista fino a dar vita al famigerato “compromesso storico”, erede del centrismo democristiano che ha garantito il trapasso indolore del sistema capitalistico dopo la caduta del fascismo in nome dell'anticomunismo e della fedeltà alla Nato ed erede di quell'ex fucilatore di partigiani che ha permesso ai repubblichini ed epigoni mussoliniani di continuare a impestare indisturbati l'Italia uscita dalla Resistenza.
Questo era l'intento di Di Maio, anche se il suo occhio strizzava più a destra, visto che al primo turno delle amministrative tentava di impedire che una fetta del'elettorato di destra abbandonasse il M5S. Tanto da incassare l'appoggio della vedova di Almirante, donna Assunta (“ah quel Di Maio, un ragazzo molto gradevole”), la madrina nera di tutte le bande fasciste post-missine. Questa operazione demagogica e maldestra, finalizzata a raccattare voti a destra, al centro e a sinistra ha tuttavia messo in luce la vera natura eclettica e opportunista di tale movimento che intende racchiudere in sé tutte le sfumature delle diverse correnti borghesi e capitalistiche. È facile e a buon mercato richiamarsi a Berlinguer per raccogliere consensi trasversali per via dell'aura di santificazione che il riformismo ha creato attorno alla sua figura come esempio di rettitudine morale rispetto ai politicanti d'oggi. Ma si è guardato bene dal proclamarsi erede, per esempio, della Resistenza e dei gloriosi partigiani.
Davanti alle obiezioni piovutegli addosso, Di Maio ha cercato di rimediare (piuttosto malamente) rincarando la dose il giorno successivo a un comizio ad Ardea (Roma): “Ieri mi sono permesso di dire una cosa molto semplice: noi siamo post-ideologici. Significa che non siamo né la destra, né la sinistra, perché la destra era quella che doveva stare con le imprese e coi privati e poi ha fatto Equitalia, mentre la sinistra era quella che doveva stare con gli operai e ha abolito l'articolo 18”. Interessante, visto che per i Cinquestelle i sindacati andrebbero aboliti, proprio come nei migliori sogni di Renzi e dei vari Marchionne.
Che il M5S non abbia un'univoca identità politica tranne le decisioni prese dall'alto da Casaleggio e Grillo, è chiaro da tempo. Che il tanto decantato trasversalismo ideologico nasconda in realtà un'operazione demagogica atta a raccogliere i delusi della politica parlamentare per incanalare questa rabbia nelle istituzioni, lo diciamo sin da quando il Movimento cominciava a imporsi come forza politica di rilievo. Allora lucrava sulle rovine del “centro-sinistra” parlamentare e pescava soprattutto nel mare dell'astensionismo di sinistra, oggi si sposta sempre più a destra facendo a gara con Salvini su chi la spara più grossa e razzista.
Sono sempre più lontani i tempi in cui il M5S voleva aprire il parlamento come una scatoletta di tonno! Oggi, che già governa in nome del capitalismo tante amministrazioni locali come Roma e Torino, cerca di mostrarsi presentabile ai grandi potentati economici e istituzionali in vista di un eventuale futuro governo Cinquestelle.
Vorremmo ricordare a quanti hanno residue fiducie nel M5S che da sempre è abitudine dei fascisti e dei peggiori demagoghi anticomunisti spergiurare di “essere non di destra né di sinistra”, esattamente come si presentò agli esordi lo stesso Mussolini. Ci rifletta chi ancora in buona fede confida nel M5S e lo abbandoni al suo destino. Il cambiamento, quello vero, passa dalla lotta di classe contro il capitalismo per il socialismo, non certo attraverso gli imbrogli e i trasformismi pentastellati.
 

5 luglio 2017