Elicottero lancia quattro granate contro il Tribunale Supremo
Maduro denuncia un attacco terroristico
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro annunciava il 3 luglio la firma di un decreto per aumentare salari e pensioni del 50% e per dare un buono alimentare ai più poveri. Una misura già attuata tre volte nel 2017 per fronteggiare lo spaventoso aumento dei prezzi a causa dell'inflazione galoppante e della speculazione che basa illegalmente i prezzi delle merci su un valore legato al dollaro. “La speculazione è l’arma principale della guerra economica - affermava Maduro - per questo la mia risposta è quella di proteggere l’occupazione, proteggere il potere d’acquisto fino all’arrivo della Costituente”, quella "Assemblea Costituente del popolo" annunciata lo scorso 1 Maggio e finalizzata a “riformare lo Stato” e “portare la pace nel nostro Paese” la cui elezione è stata indetta per il 30 luglio e dovrebbe tra le altre varare una legge “per regolare i prezzi, punire severamente gli speculatori e dare una svolta all’economia”. Il presidente Maduro tenta così di tamponare gli effetti negativi sulla popolazione della spaventosa crisi economica nella quale è ancora immerso in pieno i paese e di prendere tempo fino alla “risolutiva” assemblea costituente del 30 luglio; l'ultima mossa di Caracas per tenere testa allo scontro frontale aperto contro il governo della “sinistra” borghese lanciato dall'opposizione di destra, sostenuta dall'imperialismo americano, che punta a far saltare l'appuntamento elettorale.
L'ultimo grave episodio è quello del 27 giugno, denunciato dal presidente Maduro come “un atto terroristico”, quando a Caracas un elicottero ha colpito con quattro granate il palazzo del Tribunale Supremo. L'autore, un capitano dei corpi speciali dell'esercito, ha rivendicato il gesto a nome dei Guerreros de Dio, e durante il volo ha esposto uno striscione con scritto “350 libertà”, richiamando l'articolo 350 della Costituzione venezuelana, varata sotto la presidenza di Hugo Chávez, che dà facolta agli elettori di ripudiare un governo se contraddice i principi democratici.
Il vicepresidente Tareck El Aissami denunciava che “il terrorista fanatico fa parte di una cospirazione ordita insieme alle agenzie internazionali di intelligence per sovvertire lo Stato democratico venezuelano” e puntava il dito contro un esponente dell'opposizione, l’ex ministro degli Interni Miguel Rodriguez Torres, ritenendolo uomo al servizio della Cia e organizzatore della protesta violenta fino all'attacco di Caracas.
Il vicepresidente del Psuv, il Partito socialista unito del Venezuela fondato da Chávez, Diosdado Cabello accusava di complicità anche le gerarchie ecclesiastiche capitanate dal cardinale Urosa Savino: “non c’è da stupirsi che i guarimberos usino simboli dell’estremismo religioso cattolico: scudi, croci e che vadano in giro a bruciare asili con i bambini dentro o giovani afrovenezuelani sentendosi i nuovi Templari se hanno la benedizione dei vescovi”. Un intervento, quello dei vescovi venezuelani, a sostegno della destra che al momento sembra più efficace degli appelli del Papa “affinché si ponga fine alla violenza e si trovi una soluzione pacifica e democratica alla crisi” in Venezuela.
L'attacco contro il tribunale di Caracas è stato condannato dal ministero degli Esteri cubano in un comunicato che denunciava quei governi e quelle figure politiche che “presentano questi atti terroristi come una presunta ribellione militare per provocare fratture nell’unione civico-militare” e l'Organizzazione degli Stati americani (Osa), asservita all'imperialismo americano di essere “complice silente degli attacchi che subisce il Venezuela”.
La Casa Bianca emetteva un comunicato dove a un generico rifiuto della violenza seguiva la condanna “della repressione criminale e le violazioni flagranti dei diritti umani” attribuite al governo. Tanto per far capire da che parte stava.
Un significativo segnale di debolezza registrato dal governo chavista era certamente il parere negativo verso l'assemblea costituente e la richiesta di annullare il decreto che la convocava espresso l'8 giugno da parte del procuratore generale dello Stato, Luisa Ortega Diaz. La magistrato, fedele all'ex presidente Hugo Chávez, era stata nominata procuratore generale proprio da Maduro che deve registrare un gesto aperto di sfida anche dall'interno del movimento chavista.
Quale che sia l'esito del braccio di ferro tra il governo della “sinistra” borghese guidato dal presidente Maduro e l'opposizione di destra possiamo notare comunque il fallimento del “Socialismo del XXI secolo” teorizzato da Hugo Chavez che ha finito per allargare profondamente la frattura con i lavoratori e le masse popolari venezuelane, e le illusioni legate alla costruzione di una società che nulla ha a che fare col socialismo.
Il socialismo non è redistribuzione della ricchezza, creata e poi redistribuita in forma di salari, pensioni e servizi sociali, come predica la socialdemocrazia mentre l'economia del paese resta privata capitalista. Nel caso del Venezuela legata sostanzialmente ai proventi del petrolio, di una risorsa sfruttata tra l'altro con l'aiuto di privati e compagnie internazionali. Il crollo del prezzo del greggio ha evidenziato la dipendenza del Venezuela di Chavez e Maduro dal mercato capitalistico, ha svuotato le casse dello stato e avviato la crisi del governo chavista a partire dalla sonora sconfitta nelle elezioni del dicembre 2015.
5 luglio 2017