Accordo al G20 di Amburgo per “modellare il mondo” secondo gli interessi e le regole del capitalismo
Usa, Cina, Russia e Ue hanno cercato di portare più acqua al proprio mulino. In centomila partecipano alle combattive manifestazioni di protesta
Totale unità alla lotta al terrorismo, ossia allo Stato islamico
Il tema scelto dalla presidenza tedesca del G20 che si è svolto ad Amburgo, in Germania, il 7 e 8 luglio era “Dare forma a un mondo interconnesso”, ovvero a modellare il mondo secondo gli interessi e le regole del capitalismo, che stando a quanto riportato nel prolisso documento finale del vertice ha raccolto l'intesa dei partecipanti su quasi tutti i punti.
Certo che ogni paese o blocco di paesi imperialisti ha tirato l'acqua al proprio mulino, a partire dalla Ue a guida tedesca con la padrona di casa, la cancelliera Angela Merkel che aveva radunato anzitempo, il 29 giugno, i capi di Stato e di governo europei che avrebbero partecipato al vertice per accordare i sonini. “L'Europa sta assumendo maggiori responsabilità a livello internazionale in questi tempi turbolenti. Quando si parla delle più grandi sfide globali, l'Europa è un punto di riferimento per tutti coloro che hanno a cuore la democrazia liberale e i diritti umani, il commercio libero ed equo, la lotta contro i cambiamenti climatici, la povertà e la violenza”, sosteneva il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk alla conferenza stampa dopo la riunione in preparazione del G20. O meglio l'Europa imperialista che cerca di fare da punto di riferimento per gli affari come nel caso del recente accordo commerciale multilaterale col Giappone di Abe.
Gli altri principali concorrenti imperialisti, Usa, Cina e Russia, avevano già giocato carte importanti nei vertici bilaterali che avevano preceduto il G20 di Amburgo, vedi Putin e Xi, o in parallelo al vertice in Germania come l'incontro tra Putin e Trump e altri incontri bilaterali o multilaterali, fra i quali quello dei paesi emergenti del gruppo dei Brics, presieduto dalla Cina.
In ogni caso non sono mancate le discussioni ai tavoli degli incontri ufficiali di Amburgo dove si è ripetuto sostanzialmente lo schema del vertice del G7 a Taormina del 26 e 27 maggio scorsi con gli Usa che hanno replicato la contrarietà all'accordo sul tema del clima e le differenze sui temi del commercio e delle migrazioni. Così come a Taormina l'unità tra i Venti si è registrata senza problemi sulla lotta al terrorismo, ossia allo Stato islamico, che comunque quasi sparisce dai comunicati ufficiali. Il comunicato a parte dedicato alla lotta al terrorismo è uscito al termine del primo giorno dei lavori e i venti paesi imperialisti confermavano la loro unità “nella lotta contro il terrorismo e i suoi finanziatori” e dichiaravano che “il terrorismo è un flagello globale che deve essere combattuto e devono essere eliminati i paradisi sicuri terroristici in ogni parte del mondo”.
Sul tema del clima la Merkel riusciva a far dichiarare a altri 18 partner che l'accordo di Parigi sulla lotta ai cambiamenti climatici è “irreversibile”. E il francese Emmanuel Macron si affrettava a convocare una nuova riunione a Parigi per verificare lo stato di avanzamento dei progetti. Gli Usa invece confermavano il loro no agli accordi di Parigi e a Amburgo facevano inserire nel documento finale anche un riferimento ai combustibili fossili nel quale si afferma che “gli Stati Uniti dichiarano che si sforzeranno per lavorare a stretto contatto con altri Paesi, per aiutarli ad accedere e ad utilizzare combustibili fossili in modo più pulito ed efficiente“. Nella pratica vuol dire che gli Usa possono continuare a vendere lo shale gas, che auto-definiscono “energia fossile pulita”, ricorrendo al via libera avuto nel documento finale che convalida il fatto che uno dei suoi membri possa seguire una propria politica, contraria a quella degli altri diciannove. “Per quanto riguarda la questione climatica - commentava il premier italiano Paolo Gentiloni - c'è stata la conferma dell'attuazione degli accordi di Parigi e la distinzione degli Usa”.
Sul tema del commercio, stando sempre alle dichiarazioni di Gentiloni, “si è trovato un compromesso, un po' sulla scia di quello trovato a Taormina, il G20 si pronuncia contro le politiche di protezionismo e contro i comportamenti scorretti nel commercio, tipo il dumping. Ma rispetto a Taormina c'è qualche concessione in più”. Infatti i partecipanti al vertice si impegnavano a “combattere il protezionismo e tutte le pratiche commerciali scorrette” ma riconoscevano anche “il legittimo uso di strumenti di difesa commerciale”. Questo riferimento che legittima “misure difensive” potrebbe aprire la strada in un futuro neanche tanto lontano all'introduzione di dazi da parte degli Usa, a partire dalla quasi annunciata guerra dell'acciaio per proteggersi dalla concorrenza delle produzioni cinesi che potrebbe coinvolgere anche le esportazioni di acciaio dell'Europa. Tanto che il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha già minacciato di rispondere con ritorsioni immediate a partire dagli scambi in agricoltura.
La cancelliera Merkel ammetteva il lavoro a rilento della commissione istituita dalla precedente presidenza del G20 cinese che doveva individuare le “capacità eccessive” di produzione dell’acciaio. L’obiettivo di Amburgo è registrato nell’accelerazione dell'indagine affinché a novembre ci siano le conclusioni del lavoro con “soluzioni concrete per la riduzione delle produzioni eccessive”. Altrimenti, ha ammesso la stessa Merkel, “rischiamo atti unilaterali”.
La fine dei lavori di Amburgo era accompagnata anche da una grande manifestazione, denominata ”Solidarietà senza confini”, che l'8 luglio ha chiuso cinque giorni di combattive e partecipate manifestazioni di protesta contro il G20 che hanno in certi casi bloccato parte della città e fatto saltare alcuni appuntamenti dei delegati e accompagnatori del vertice.
Fra queste quella della sera del 7 luglio, proseguita anche nella notte, quando migliaia di giovani hanno affrontato con barricate e lancio di sassi l'intervento della polizia nel quartiere di Sternschanze a caccia di anti-vertice. Solo dopo alcune ore di scontri e più di duecento feriti la polizia ha respinto i manifestanti a forza di ripetute cariche, largo uso di idranti e lacrimogeni e irritanti ma soprattutto col rastrellamento di tipo nazista di interi isolati da parte dei reparti speciali Sek che agivano col mitra spianato. Rastrellamenti contro gli anti-vertice, che hanno portato a più di duecento i manifestanti fermati, si sono ripetuti la sera dell'8 luglio al termine della manifestazione che ha visto quasi centomila persone partire dalla Deichtorplatz e sfilare per la città con un lungo corteo multicolore dove spiccavano gli spezzoni delle organizzazioni tedesche seguiti da quello dei movimenti dei migranti e delle associazioni di solidarietà, a partire da quelle impegnate anche nel Mediterraneo, da quello folto delle comunità curde in Germania, dei greci, degli attivisti scandinavi e olandesi, del sindacato francese Sud-Solidaires, del blocco dei tifosi del Sankt Pauli, il cui stadio è stato uno dei punti di riferimento per la preparazione della protesta contro il vertice e infine degli spezzoni del sindacato Ver.Di, dei metalmeccanici della Ig Metall e di quello confederale Dgb.
12 luglio 2017