Vertice di Tallin dei ministri degli interni e della giustizia europei
L'UE chiude i porti ai migranti
Accordi sui rimpatri, maggiori fondi per l'Africa per bloccare i migranti, codice di condotta restrittivo per le Ong
L'imperialismo europeo sposta le frontiere al Sud del mediterraneo
Il vertice dei ministri degli interni e della giustizia europei che si è svolto il 6 e 7 luglio aTallin in Estonia, il paese che ha assunto la presidenza di turno della Ue, è
“andato secondo le aspettative, perché c'era un'agenda che era già stata disegnata dall'incontro di Parigi e dalla Commissione europea” dichiarava il ministro dell'Interno italiano Marco Minniti che sottolineava la “posizione quasi unanime” sui punti principali: Libia, codice di condotta delle organizzazioni non governative, e rimpatri con la stretta sui visti. “Ricordo che era un vertice informale, quindi senza capacità decisionali”, aggiungeva Minniti per minimizzare la respinta della richiesta italiana di allargare ai porti di altri paesi il compito di accogliere i migranti recuperati dalla missione europea Triton; ne riparleranno in altra sede.
L'operazione Triton è una delle iniziative dell'Agenzia europea della guardia costiera e di frontiera (Frontex), il cui centro direzionale è a Varsavia, costituita nel 2004 allo scopo di coordinare il pattugliamento delle frontiere esterne, aeree marittime e terrestri degli Stati della Ue e attuare gli accordi con i Paesi confinanti con l'Unione europea. Con Triton, lanciata l'1 novembre 2014 al posto di Mare Nostrum, vigila sulle frontiere del Mediterraneo con una flotta navale e aerea messa a disposizione da 15 Paesi che operano sotto il comando di Roma cui spetta il compito assegnatogli di smistare i migranti soccorsi verso i porti italiani. E solo quelli, per ora, per non mostrare aperture che potrebbero spingere altri migranti a seguire la rotta mediterranea hanno sostenuto in diversi Paesi, da Francia e Spagna direttamente interessati, fino alla posizione negativa determinante della Germania.
La politica verso i migranti dell'Unione europea imperialista non è certo quella del salvataggio e dell'accoglienza organizzata collettivamente, richieste ripetutamente dalle organizzazioni umanitarie e dal Vaticano, ma quella dei muri, dei respingimenti, delle iniziative che di fatto spostano le frontiere al Sud del mediterraneo per bloccare prima possibile l'inarrestabile flusso dei migranti, creato da povertà e guerre.
La linea del vertice informale di Tallin, come ha sottolineato Minniti, era stata determinata il 2 luglio a Parigi dall'incontro tra i ministri dell’Interno di Francia, Thomas de Maizière, Germania, Gérard Collomb, e Italia, e il Commissario Europeo per la Migrazione e gli Affari Interni, il greco Dimitris Avramopoulos. Il vertice, come recitava il comunicato finale, esprimeva “una forte solidarietà all'Italia” e per aiutarla “a frenare i flussi migratori” definiva una serie di misure tra le quali l'elaborazione di un codice di condotta per le ONG che “dovrà essere redatto e presentato dall’Italia per migliorare il coordinamento con le organizzazioni che operano nel mare Mediterraneo”, ovvero un codice di condotta restrittivo per irreggimentare le organizzazioni che operano per i salvataggi nel Mediterraneo.
Cosa altro sarebbe altrimenti la lista di una decina di divieti di cui si discute che le navi delle organizzazioni umanitarie impegnate nel Mediterraneo dovranno rispettare, dal divieto di ingresso nelle acque libiche a quello di spegnere i trasponder di bordo, dal non poter effettuare trasbordi di migranti su altre navi italiane o che partecipano alle missioni europee all’obbligo di avere a bordo un agente di polizia giudiziaria.
Il vertice ristretto di Parigi proponeva inoltre il rafforzamento del sostegno alla Guardia Costiera libica perché sia in grado di intercettare i barconi in partenza; un maggiore sostegno alle agenzie dell'Onu che operano nei centri in Libia affinché “rispondano agli standard internazionali in termini di condizioni di vita e di diritti umani”, in quei centri che sono dei veri e propri lager dove l'imperialismo europeo vorrebbe tenere bloccati i migranti; il rafforzamento dei controlli alle frontiere meridionali della Libia “al fine di frenare i flussi migratori irregolari in stretto coordinamento con i Paesi confinanti la Libia”, ossia delle nuove frontiere più a Sud che l'Ue tenta di sigillare; un “riesame concordato e coordinato della politica dei visti nei confronti dei Paesi terzi” con lo scopo principale di accelerare le pratiche per respingere legalmente i migranti cosiddetti economici. Come spiegava il commissario Avramopoulos “abbiamo constatato che la maggior parte dei migranti che arrivano in Italia sono economici: devono essere rimpatriati, è la sola opzione”.
Il direttorio franco-tedesco allargato all'Italia decideva la linea e la Commissione europea seguiva a ruota col varo il 4 luglio di un “piano di azione” a sostegno dell'Italia per smistare i compiti di attuazione di quanto definito a Parigi. Tra le misure previste dal piano c'è la costituzione di una squadra di reazione rapida di oltre 500 esperti in rimpatri della Guardia Costiera e di Frontiera Europea “pronta ad essere dispiegata alla richiesta dell'Italia” e l'aumento dei fondi destinati alla gestione delle migrazioni, con 35 milioni di euro messi in un fondo speciale in modo da essere smobilizzati “immediatamente”.
Dell'argomento di come contenere il flusso migratorio nel Mediterraneo se ne parlava, in contemporanea a Tallin, a Roma, alla Farnesina dove il 6 luglio si teneva un vertice con i paesi di transito dei migranti. Invitati dal ministro degli Esteri Angelino Alfano erano presenti i colleghi e rappresentanti dei governi di Libia, Niger, Tunisia, Egitto, Ciad, Etiopia e Sudan. “Dobbiamo spostare la nostra azione a sud della Libia, per fare in modo che diminuisca il numero dei migranti che vi fanno accesso” spiegava Alfano annunciando che l’Italia si era impegnata a investire 31 milioni di euro, dei quali 10 per il rafforzamento delle frontiere meridionali della Libia e 18 da destinare all’Oim, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni collegata all'Onu, per i rimpatri volontari sempre dal Paese nordafricano.
12 luglio 2017