Con l'accordo di Berlusconi
Renzi impone Orfeo alla direzione della Rai
il 9 giugno il Consiglio di amministrazione della Rai ha “eletto” all'unanimità, con il solo voto contrario del consigliere in quota M5S, Carlo Freccero, il nuovo direttore generale nella persona del giornalista Mario Orfeo, ex caporedattore de la Repubblica
sotto Ezio Mauro e già direttore de Il Mattino
di Napoli, del Tg2 e de Il Messaggero
di Roma, prima di approdare alla direzione del Tg1, dalla quale ora ha fatto il salto alla massima carica operativa dell'ente radiotelevisivo pubblico. Orfeo succede al dimissionario Antonio Campo Dall'Orto, renziano già dai tempi della prima Leopolda, eppure caduto lo stesso in disgrazia dopo meno di due anni dalla nomina a plenipotenziario dell'ex premier a viale Mazzini, quando il nuovo duce si prese la Rai con un patto spartitorio con Berlusconi, assicurandosi la maggioranza del nuovo Cda e il direttore generale, mentre al pregiudicato di Arcore andavano due consiglieri e la presidente Monica Maggioni.
Non che Campo Dall'Orto avesse cambiato casacca o fatto chissà quale sgarbo a Renzi, anzi si era sempre dimostrato un suo fedele e ossequioso fiancheggiatore, ma il nuovo duce gli aveva in qualche modo addebitato di non essersi speso abbastanza per lui nella campagna referendaria. E in ogni caso, in vista delle imminenti elezioni amministrative e delle non lontane elezioni politiche, voleva che alla testa della Rai ci fosse un suo uomo ancor più fidato, qualcuno che si fosse guadagnato sul campo i galloni di suo primo megafono alla Rai, e chi meglio di Orfeo avrebbe potuto ricoprire quel ruolo?
Come direttore del tg della rete ammiraglia della Rai, infatti, Orfeo si è sempre dimostrato il più solerte e fidato sostenitore di Renzi, tanto che durante la campagna referendaria quest'ultimo ha avuto uno spazio senza precedenti su tutte le reti Rai, e sul Tg1 in particolare. Secondo dati dell'Agcom pubblicati a novembre 2016, l'ex premier aveva avuto da solo il 21,5% del tempo di parola e il 36,5% del tempo di notizia concesso ai politici sul tg diretto da Orfeo. Cioè più di un terzo delle notizie riguardavano Renzi e più di un quinto dei servizi erano occupati dalla sua voce.
Perché Renzi ha scelto proprio Orfeo
E nonostante la pesante sconfitta e le dimissioni da capo del governo, le cose non sono cambiate di molto anche dopo il referendum: la chiacchierata con Renzi nel Tg1 delle 20 è diventata un format fisso come i “discorsi al caminetto” di Roosevelt; si sono intensificati i “panini”, di cui Orfeo si è dimostrato uno specialista (servizi nei quali le dichiarazioni subito tagliate di un esponente antirenziano sono compresse tra due dichiarazioni più lunghe di due renziani, oppure di un renziano e di un berlusconiano, il che fa lo stesso); per non parlare dei servizi monografici, “interviste” di alcuni minuti con solo le parole di Renzi, appena inframezzate di balbettii di assenso di pochi secondi da parte del giornalista di turno.
Sono diventati proverbiali, inoltre, dei veri e propri capolavori di occultamento sul tg di Orfeo, come quando il Tg1 del 30 aprile 2016, in merito all'inchiesta “Tempa rossa”, pur essendo costretto a citare la famosa intercettazione della ministra Guidi che tirava in ballo Maria Elena Boschi, riesce comunque in tutto il servizio a non pronunciare mai il nome della Boschi stessa. Un altro famigerato esempio delle capacità mimetiche del direttore è quello del 23 dicembre scorso: Il Fatto Quotidiano
ha appena dato notizia che Luca Lotti è indagato nell'inchiesta Consip, ma il Tg1 delle 13,30 riesce a ignorare la clamorosa notizia per ben 20 minuti su 27 totali. Lo scoop di Marco Lillo sulla telefonata tra Matteo Renzi e il padre Tiziano viene addirittura ignorato dalla rete ammiraglia della Rai, che decide di parlarne solo quando arriva la replica dell'ex premier.
Questo tanto per far capire chi è Mario Orfeo e perché Renzi abbia scelto proprio lui alla testa della Rai. Una scelta che fra l'altro andava benissimo anche a Berlusconi, per il quale Orfeo, contraddistintosi per essere amico di tutti quelli che contano, dalla berlusconiana Mara Carfagna quando era al Mattino
all'ex presidente Napolitano, e per servire sempre il potente di turno, appariva un buon compromesso nel quadro del nuovo patto del Nazareno che sta realizzando con Renzi. A far decidere Renzi ad attuare il cambio della guardia tra Dall'Orto e Orfeo, fino ad allora tenuto in sospeso, era stato il fallimento dell'accordo in parlamento sulla nuova legge elettorale: quello è stato il segnale per Renzi che era meglio prepararsi ad ogni evenienza, anche elettorale, avendo le spalle coperte dal lato della comunicazione.
Un'operazione nel quadro del nuovo Nazareno
Che la scelta di Orfeo fosse frutto di un accordo preventivo tra Renzi e Berlusconi, scattato al momento della rottura sulla legge elettorale, lo si era capito chiaramente da diversi episodi. Subito dopo la bagarre scoppiata in parlamento che ha sancito il fallimento dell'accordo sulla legge elettorale, i consiglieri Rai in quota maggioranza sono stati convocati dal sottosegretario con delega alle Telecomunicazioni, Giacomelli, e dal ministro con delega all'Editoria, Lotti, con all'odg urgente la nomina del nuovo dg della Rai, nella persona di Mario Orfeo già decisa da Renzi. Il giorno dopo, infatti, si doveva riunire il Cda dell'azienda per nominare il nuovo direttore.
Quella stessa sera, ricevuto da Gentiloni a Palazzo Chigi, Renzi gli rispondeva picche alla sua proposta di nominare dg della Rai Nino Rizzo Nervo, amico personale del premier e attuale vicesegretario alla presidenza del Consiglio. La mattina del giorno dopo, prima della riunione del Cda Rai, il forzista Maurizio Gasparri dava già come cosa fatta la nomina di Orfeo, aggiungendo che la nomina era approvata anche da Gianni Letta, che aveva trattato con Renzi per conto di Berlusconi. Più chiaro di così.
Una mezz'ora dopo toccava alla Maggioni sancire ufficialmente l'accordo sottobanco tra Renzi e Berlusconi “proponendo” la nomina di Orfeo a direttore generale, che risultava ovviamente “eletto” all'unanimità escluso il consigliere Freccero, che per opporsi si era inutilmente autocandidato chiedendo un'audizione alla commissione di Vigilanza per confrontare il suo curriculum con quello di Orfeo. La soddisfazione dei renziani per il nuovo riuscito golpe del capo è stata espressa per tutti dal consigliere Guelfo Guelfi - ex “Lotta Continua” legato a doppio filo a Sofri, spin doctor
e gosth writer
personale di Renzi fin dai tempi in cui questi si faceva le ossa alla Provincia e al Comune di Firenze - con questa ridicola esaltazione del nuovo dg: “Il direttore del Tg1 Mario Orfeo è un collezionista di record, che ha portato la testata a essere invidiata in tutto il mondo e fonte autorevole del sistema informativo non solo del nostro Paese”.
Molto grave il comunicato congiunto del sindacato nazionale dei giornalisti Fnsi e del sindacato interno dei giornalisti Usigrai, che in controtendenza rispetto ai precedenti colpi di mano di Renzi sull'informazione pubblica, che erano sempre stati denunciati e condannati, stavolta sembra volergliela far passare liscia, facendo gli auguri a Orfeo e chiedendogli “da subito atti concreti di discontinuità con la gestione degli ultimi due anni”. Come se non fosse ancora chiaro che Orfeo è stato scelto proprio per continuare e rafforzare la politica accentratrice di Renzi rispetto al sistema informativo pubblico imposta due anni fa con la sua controriforma della Rai.
19 luglio 2017