Pinotti: “Risponderemo al fuoco se attaccati”
Il governo Gentiloni invia navi militari nelle acque libiche per respingere i migranti
Votano a favore Forza Italia, MDP e i parlamentari di Pisapia. Il parlamento di Tobruk: “Aggressione flagrante contro la sovranità libica”. Il figlio di Gheddafi: “Decisione fascista e coloniale”.
Il codice Minniti mette fuori gioco le ong
Nei mesi scorsi il governo Gentiloni ha portato a termine un altro capolavoro della sua politica estera interventista e antimigranti per conquistare un'egemonia sempre più salda sulla Libia e tutelare i ghiotti interessi del capitalismo in quell'area, prendendo a pretesto la lotta contro l'immigrazione clandestina, che poi non significa altro che respingere nell'inferno delle carceri libiche chi sarebbe disposto persino alla pericolosa e spesso fatale traversata del Mediterraneo su mezzi di fortuna pur di sfuggire alle condizioni in cui si trova ora.
Adducendo una richiesta di aiuto da parte del governo fatoccio di Tripoli per ostacolare gli scafisti, il Consiglio dei ministri il 28 luglio ha approvato una delibera di supporto alla guardia costiera libica che prevede l'impiego di forze aeronavali militari italiane direttamente nelle acque della Libia. Il dispositivo è stato successivamente approvato dalla Camera dei deputati il 2 agosto con 328 voti favorevoli, 113 contrari e 22 astenuti.
La risoluzione della Camera, primo firmatario Fabrizio Cicchitto, è stato votato, oltre che dalla maggioranza, anche da Forza Italia, che così continua a creare il terreno favorevole all'inciucio Renzi-Berlusconi (ammesso e non concesso che il patto del Nazareno sia mai stato veramente stralciato), ma anche dai parlamentari che fanno riferimento a Pisapia e da quelli di MDP-Articolo 1, questi ultimi “in un'ottica di assunzione di responsabilità nazionale, più che di fiducia nell'esecutivo”. L'ennesima dimostrazione che lo scontro fra i gerarchi renziani del PD e i vertici di MDP era solo una battaglia di potere, ma quando c'è da difendere l'imperialismo italiano si è tutti “responsabili”.
Sinistra Italiana ha invece votato contro. Lo stesso voto hanno espresso la Lega, più in un'azione antigovernativa che in reale dissenso rispetto alla missione, e il Movimento Cinque Stelle, a sua volta non tanto contraria all'operazione militare, tutt'altro, ma perché la giudica insufficiente, così come giudica insufficiente il codice che paralizza le ONG, chiedendo addirittura “una polizia giudiziaria a bordo delle imbarcazioni”. Fratelli d'Italia si è astenuta, ma le parole di Giorgia Meloni sono eloquenti: “il PD... sostanzialmente ammette di aver sbagliato tutto e ammette che avevamo ragione noi pericolosi populisti”. E se una fascista doc si compiace che il PD si sia spostato sulle sue posizioni, c'è di che riflettere.
Le reazioni libiche
Il parlamento di Tobruk, espressione della cricca militare che controlla la Cirenaica, ha stigmatizzato la missione come “violazione della sovranità nazionale” della Libia ed ha accusato Sarraj, il capo del governo di Tripoli, di essersi svenduto all'Italia. Lo stesso ha fatto il generale Haftar, uomo forte della giunta, il quale ha minacciato di bombardare le navi che violeranno le acque territoriali libiche. Una “minaccia” alla quale la ministra della guerra Pinotti ha replicato calzando l'elmetto e minacciando di contraccare, il che significherebbe scatenare una guerra aperta e far esplodere la polveriera libica.
Sarraj, probabilmente messo alle strette e abbandonato dal suo stesso vicepresidente, al-Majbari, che ha parlato di “tentativo di rioccupazione” della Libia da parte dell'Italia, ha precisato che aveva chiesto a Gentiloni un supporto semplicemente “logistico”. Il governo italiano però tirava dritto.
E, mentre a Tripoli scoppiavano manifestazioni di protesta contro questa inaccettabile ingerenza nella sovranità della Libia e venivano bruciate bandiere italiane, Saif al Islam, uno dei figli sopravvissuti di Gheddafi, ha detto senza mezzi termini che l'Italia “ha nostalgia del colonialismo fascista, quando le spiagge di Tripoli erano considerate colonie di Roma”.
Il codice Minniti contro le ONG
Contestualmente, preceduta dalla campagna diffamatoria contro le ONG che traggono in salvo i migranti in mare, campagna indubbiamente orchestrata ad arte, il nuovo Scelba Minniti ha presentato loro un codice di condotta da approvare per continuare le attività in mare. Il codice, sul quale Minniti già a inizio luglio aveva ottenuto il via libera da parte dei colleghi francesi e tedeschi, prevede il divieto di entrare in acque libiche “salvo in situazioni di grave e imminente pericolo”, il divieto di fare comunicazioni che agevolino la partenza di trasporti, il divieto di effettuare il trasbordo e l'obbligo di ricevere funzionari di polizia giudiziaria.
Un codice ferocemente restrittivo, che punta a militarizzare e mettere fuori gioco le ONG e, in prospettiva, a lasciare il Mediterraneo interamente nelle mani della marina militare.
Ha fatto perciò bene “Medici senza frontiere” a non firmarlo, pur lasciata sola dalla maggioranza delle ONG, perché prevede la presenza di armi. Una posizione importante e che richiede la solidarietà di chiunque abbia a cuore i diritti dei migranti e la difesa della pace, specie dopo le gravissime minacce di Minniti, che non garantisce “la sicurezza delle imbarcazioni stesse”.
Fermare la politica interventista del governo Gentiloni
Va poi ricordato che riportare i migranti in Libia significa condannarli alla fame, al carcere, alla tortura e ad altre sevizie. Lo confermano i dati di “Medici per i diritti umani”, raccolti a partire dai profughi sbarcati in Italia provenienti dall'Africa sub-sahariana, secondo cui ben l'85% (!) aveva subito torture e altre efferatezze, fra cui stupri e privazioni di cibo, acqua e cure mediche. E poi c'è l'incognita dei minori, che secondo la Convenzione Onu sui diritti per l'infanzia non possono essere respinti, ma la missione italiana su questo lascia una pericolosa zona grigia, visto che non si tratterebbe di respingerli, ma di impedirgli di partire.
Con la missione militare e il codice di condotta, la banda di Renzi, Gentiloni, Minniti e Pinotti acchiappa due piccioni con una fava, diminuendo l'immigrazione, che tra l'altro veste bene in vista delle elezioni fra qualche mese, poco importa che i migranti siano costretti a restare nell'inferno libico, e ottiene la possibilità legale di transitare con mezzi militari a poca distanza dalla Libia. È sempre stata intenzione di Renzi e poi di Gentiloni riuscire a mettersi in prima fila nella “pacificazione” della Libia e nella guerra contro le frange locali dello Stato islamico, offrendo così al capitalismo italiano una posizione di privilegio nello sfruttamento delle ricche risorse libiche. Per il nuovo duce e il suo scalda-poltrona evidentemente la Libia resta nella sfera coloniale italiana, a imitazione dell'imperialismo francese che continua a considerarsi il gendarme delle sue ex colonie africane, dove interviene spesso e volentieri con bombardamenti e altre operazioni militari.
Non possiamo stare a guardare mentre il governo Gentiloni, preceduto da Renzi e sotto la sua egida, continua a trascinare l'Italia in una politica estera interventista e guerrafondaia che ha il solo obiettivo di arricchire il capitale, i commercianti di armi e respingere i migranti. Occorre una forte mobilitazione di tutte le forze politiche, sociali e culturali, comprese religiose come i tanti parroci e associazioni cattoliche che aiutano i profughi, per imporre subito la ritirata dal teatro libico, la neutralità dai conflitti che stanno infuocando l'Africa settentrionale e il Medio Oriente e l'accoglienza dei migranti.
Va però riconosciuto che tutti questi problemi sono creati, in ultima analisi, dal capitalismo e dall'imperialismo. Le ondate di profughi non sono che il prodotto delle guerre scatenate per spazzare via chi si oppone ai piani dell'imperialismo ed alla rapina delle risorse africane e mediorientali. Se la battaglia contro la continuazione e l'estensione di queste guerre è prioritaria, dobbiamo nel frattempo chiedere che i migranti vengano accolti in Italia e negli altri Paesi europei. Ad impoverire i lavoratori e le masse popolari italiane ed europee non sono i migranti, bensì i capitalisti, che cercano manodopera a basso costo e con meno tutele, precarizzano il lavoro, delocalizzano la produzione all'estero. Il capitalismo e le guerre imperialiste sono il nemico comune degli sfruttati e degli oppressi nativi e migranti, sconfiggiamoli insieme!
30 agosto 2017