Gli stupri di Rimini
Vergognosa e intollerabile violenza contro le donne e le persone transessuali
La cultura patriarcale e maschilista della società borghese è il nemico comune delle donne italiane e straniere
L'estate 2017 si avvia a chiusura con un fatto tragico e sconvolgente, lo stupro avvenuto a Rimini, nella località Miramare, la notte del 26 agosto, a danno di una ragazza polacca di 26 anni e una transessuale peruviana 40enne ad opera di quattro ragazzi di 20, 17, 16 e 15 anni. Esistono sospetti che, per il branco, non fosse il primo atto di violenza. Vittima è stato anche un amico della 26enne, a sua volta polacco, picchiato selvaggiamente.
Non ripercorreremo ora i dettagli della turpe vicenda, perlopiù noti e non di rado snocciolati anche nei particolari più brutali. Ci interessa compiere una riflessione politica su questa violenza e sulle sue conseguenze. Gli stupri di Rimini sono infatti l'ennesimo episodio, nella sua forma più ripugnante, di una certa “cultura” patriarcale e maschilista di violenza e sopraffazione delle donne, nonché delle persone transessuali. Ancora più aberrante per la sua metodicità e crudeltà, tali da essere paragonati alle azioni dei Drughi, i giovani piccolo-borghesi annoiati e violenti di “Arancia meccanica”.
Purtroppo, di stupri ne avvengono fin troppi al giorno (11 secondo l'Istat). Solo in questo caso però la stampa e i politicanti di destra (ma non solo...) hanno costruito il caso per imbastire un'altra odiosa campagna razzista contro lo “ius soli” e per la chiusura delle frontiere approfittando del fatto che gli aggressori erano stranieri: un richiedente asilo congolese, il 20enne, due fratelli marocchini e un nigeriano nati in Italia. La solita operazione reazionaria e truffaldina per scatenare la caccia al migrante e distogliere l'attenzione dal vero retroterra che genera queste aberrazioni. Perché in questo caso, come in generale per ogni violenza sulle donne, e sulle persone trans, la causa principale è la cultura borghese e edonistica dello sballo e del machismo, fra l'altro propinata di continuo da media, politicanti, giornalisti, prodotti culturali di vario genere e dai modelli che vengono proposti ai giovani.
In questo si inserisce anche la visione della donna come semplice oggetto, un usa-e-getta a piacimento dell'uomo, sottoposta comunque al potere maritale e maschile. Lo stesso vale per le trans, per le quali spesso e volentieri si aggiunge la discriminazione prodotta dall'impianto socio-culturale borghese di tipo eteronormativo; tra l'altro diversi media avevano parlato di “un” trans, al maschile, usando scorrettamente e offensivamente il sesso di origine della vittima.
Il rigurgito xenofobo e islamofobo è di fatto un secondo stupro ideologico, mass-mediatico e culturale contro l'intera comunità dei migranti e dei profughi, tacciati di essere culturalmente se non biologicamente (razzialmente, direbbero i maestri dei vari Salvini, Meloni, Sallusti, Belpietro, ecc.) portati alla violenza contro le donne. I numeri però parlano chiaro: dati del Viminale sugli stupri nei primi sette mesi del 2017 informano che i responsabili sono italiani in 6 casi su 10, suffragando altre ricerche, come quella di Demoskopica, che riporta dati analoghi. La maggioranza dei femminicidi (più del 70%) si compie entro le “italiche” mura domestiche. Tra l'altro sia l'Istat che i centri antiviolenza segnalano che le donne che osano denunciare sono in calo, chiaro segno che oggi più di ieri temono di non trovare l'aiuto di cui hanno bisogno, vista la recrudescenza delle peggiori posizioni maschiliste e antifemminili. Spostare tutta l'attenzione sulle violenze commesse da stranieri, o affermare che sono “più gravi” (così la piddina Serrachiani a maggio scorso), non fa che oscurare questa grave realtà, che va debellata, e strumentalizza le donne in chiave razzista.
Un'altra prova molto eloquente del fatto che la cultura dello stupro è tutt'altro che una prerogativa degli stranieri, viene dal salviniano Saverio Sorini, segretario di “Noi con Salvini” di San Giovanni Rotondo (Foggia), che su Facebook si augurava che avvenisse lo stesso alla Boldrini e “alle donne del PD”. Appena l'anno scorso lo stesso Salvini aveva portato una bambola gonfiabile della Boldrini a un comizio a Soncino.
Lo stupro è un atto aberrante in sé, non conosce confini geografici ed etnici; affermare il contrario fa parte della strategia politica della destra reazionaria, fascista e oscurantista che sfrutta le violenze commesse dagli stranieri per portare avanti le proprie ambizioni elettorali ma nasconde la vera base sociale e culturale della violenza sulle donne. È perciò molto importante la presa di posizione di “Non una di meno”, espressa nella lettera aperta a Lorella Zanardo, scrittrice femminista fra le voci secondo cui il delitto di Rimini sarebbe stato “oscurato” da un complotto per nascondere i delitti commessi da stranieri (semmai è vero il contrario), dove tra l'altro leggiamo: “Noi non ci scandalizziamo dell'origine geografica dello stupratore e/o del branco e non contribuiamo alla caccia allo straniero. Perché, faticosamente, ogni giorno, cerchiamo di tenere insieme la lotta al patriarcato e la lotta contro ogni forma di razzismo e fascismo, e contro ogni sospensione del pensiero”.
La violenza maschile, e alla base le concezioni patriarcali che vedono la donna inferiore all'uomo sotto qualsiasi aspetto, sono il nemico comune delle donne italiane e migranti. Questi mostri sono tutt'altro che sconfitti nel nostro Paese e vanno combattuti, in primo luogo finanziando adeguatamente i centri antiviolenza autogestiti, dando adeguata solidarietà e protezione alle donne che subiscono violenze anche domestiche, negando ogni spazio a prodotti culturali e pubblicitari sessisti. Spetta soprattutto ai giovani italiani e migranti, con le donne in prima fila, impegnarsi per costruire una società e un mondo dove non ci sia posto per questo marciume, che poi appartiene alla società capitalista e alla sua cultura patriarcale.
6 settembre 2017