Importante e da sostenere lettera aperta dei Medici Senza Frontiere agli Stati membri dell'Unione europea
“Fermare i barconi in partenza dalla Libia alimenta un sistema criminale di abusi”
“Presidente Gentiloni, permettere che esseri umani siano destinati a subire stupri, torture e schiavitù è davvero il prezzo che, per fermare i flussi, i governi europei sono disposti a pagare?”
Il 7 settembre la dottoressa Joanne Liu, Presidente internazionale dei Medici Senza Frontiere (MSF), e Loris De Filippi, Presidente MSF Italia, hanno inviato una importante e da sostenere lettera aperta ai leader degli Stati membri e alle istituzioni dell'Unione europea “per denunciare le atroci sofferenze che le loro politiche sulla migrazione stanno alimentando in Libia”, come si legge in una nota della ben conosciuta Organizzazione non governativa internazionale.
Il titolo ufficiale della lettera aperta è il seguente: “I governi europei alimentano il business della sofferenza in Libia”.
Gentiloni, che ha ricevuto la lettera, ha reagito con una sostanziale alzata di spalle. Confermando il vergognoso e razzista comportamento del suo governo verso i migranti e i rifugiati rinchiusi nei lager libici per impedirgli di raggiungere l'Italia. Un regalo ai trafficanti di esseri umani che hanno a disposizione nuova carne fresca da sfruttare, schiavizzare, stuprare e torturare. Una barbarie dell'imperialismo europeo e italiano, assolutamente da condannare e combattere. Chiediamo l'immediato ritiro delle navi da guerra italiane dalle acque territoriali libiche e l'istituzione di vie legali e sicure affinché i migranti e rifugiati possono raggiungere l'Italia e gli altri paesi europei.
Caro Presidente Gentiloni,
il dramma che migranti e rifugiati stanno vivendo in Libia dovrebbe scioccare la coscienza collettiva dei cittadini e dei leader dell’Europa.
Accecati dall’obiettivo di tenere le persone fuori dall’Europa, le politiche e i finanziamenti europei stanno contribuendo a fermare i barconi in partenza dalla Libia, ma in questo modo non fanno che alimentare un sistema criminale di abusi.
La detenzione di migranti e rifugiati in Libia è vergognosa. Dobbiamo avere il coraggio di chiamarla per quello che realmente è: un’attività fiorente che lucra su rapimenti, torture ed estorsioni. E i governi europei hanno scelto di trattenere le persone in questa situazione. Ma è inaccettabile bloccarle lì, così come è inaccettabile rimandarle in Libia.
Medici Senza Frontiere (MSF) ha assistito le persone nei centri di detenzione di Tripoli per più di un anno e ha visto con i propri occhi questo schema di detenzione
arbitraria, estorsioni, abusi fisici e privazione dei servizi di base che uomini, donne e bambini subiscono in questi centri. E sappiamo peraltro che questi centri ufficiali non sono che la punta dell’iceberg.
Le persone sono trattate come merci da sfruttare. Ammassate in stanze buie e sudicie, prive di ventilazione, costrette a vivere una sopra l’altra. Gli uomini ci hanno raccontato come a gruppi siano costretti a correre nudi nel cortile finché collassano esausti. Le donne vengono violentate e poi obbligate a chiamare le proprie famiglie e chiedere soldi per essere liberate. Tutte le persone che abbiamo incontrato avevano le lacrime agli occhi e continuavano ripetutamente a chiedere di uscire da lì. La loro disperazione è sconvolgente.
La riduzione delle partenze dalle coste libiche è stata celebrata come un successo nel prevenire le morti in mare e combattere le reti di trafficanti. Ma sappiamo bene quello che sta accadendo in Libia. Ecco perché questa celebrazione è nella migliore delle ipotesi pura ipocrisia o, nella peggiore, cinica complicità con il business criminale che riduce gli esseri umani a mercanzia nelle mani dei trafficanti.
Le persone intrappolate in queste ben note condizioni da incubo hanno disperato bisogno di una via di uscita. Devono poter accedere a protezione, asilo e quando possibile a migliori procedure di rimpatrio volontario. Hanno bisogno di un’uscita di emergenza verso la sicurezza, attraverso canali sicuri e legali. Oggi solo una piccola parte di quelle persone vi ha avuto accesso.
Bisogna fermare subito la terribile violenza perpetrata contro queste persone. Bisogna assicurare un rispetto basilare per i loro diritti umani, tra cui un adeguato accesso a cibo, acqua e cure mediche. Nonostante i governi abbiano dichiarato la necessità di migliorare le attuali condizioni delle persone, i risultati sono ancora lontani dall’arrivare.
Invece di affrontare le drammatiche conseguenze provocate dalle loro stesse scelte, i politici si sono nascosti dietro attacchi pretestuosi contro le organizzazioni e gli individui impegnati ad aiutare migranti e rifugiati in grave difficoltà. Durante le nostre operazioni di ricerca e soccorso in mare, svolte sotto il prezioso coordinamento della Guardia Costiera e con la collaborazione delle autorità italiane, abbiamo subito attacchi, anche con armi da fuoco, da parte della Guardia Costiera libica finanziata e addestrata dall’Europa. E per mesi siamo stati oggetto di pesanti accuse di complicità con i trafficanti.
Ma chi è davvero complice dei trafficanti: chi cerca di salvare vite umane oppure chi consente che le persone vengano trattate come merci da cui trarre profitto?
La Libia è solo l’esempio più recente ed estremo di politiche migratorie europee che da diversi anni hanno come principale obiettivo quello di allontanare le persone dalla nostra vista. L’accordo UE-Turchia del 2016 e tutte le atrocità che abbiamo visto in Grecia, Francia, nei Balcani e altrove ancora indicano una prospettiva sempre più definita, fatta di frontiere chiuse e respingimenti.
Tutto questo toglie qualunque alternativa alle persone che cercano modi sicuri e legali di raggiungere l’Europa e le spinge sempre più in quelle reti di trafficanti che i leader europei dichiarano insistentemente di voler smantellare.
Vie legali e sicure perché le persone possano raggiungere paesi sicuri sono l’unico modo per proteggere i diritti delle persone in fuga, assicurare un controllo legale delle frontiere europee e rimuovere quei perversi incentivi che consentono ai trafficanti di prosperare.
Non possiamo dire che non sapevamo quello che stava accadendo. Non possiamo continuare a tollerare questo vergognoso accanimento sulla miseria e la sofferenza delle persone intrappolate in Libia.
Presidente Gentiloni, permettere che esseri umani siano destinati a subire stupri, torture e schiavitù è davvero il prezzo che, per fermare i flussi, i governi europei sono disposti a pagare?
13 settembre 2017